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04/11/2018 06:00:00

Mastro Geppetto e il delirio di negazione

Non so se un uomo serio come Erasmo da Rotterdam, rinascendo al giorno d'oggi, avrebbe ancora il coraggio di scherzare sul tema della follia. D'accordo, anche ai tempi suoi il mondo era flagellato dalle parole e dalle azioni degli stolti, e d'altra parte il Qohelet insegna che non v'è nulla di nuovo sotto il sole. Ma sta di fatto che l'umanità, perseverando nelle sue eterne pazzie, non aveva ancora osato spingersi fin sull'orlo della catastrofe climatica planetaria, rischiando la propria estinzione e quella di ogni altra specie vivente. Una deriva tremenda di cui l'Italia ha potuto saggiare le conseguenze nei giorni scorsi, quando la furia inaudita degli elementi ha messo in ginocchio intere regioni.

Riepilogare questa catena di follie richiederebbe ben altro che un articolo di giornale, ma per avere un'idea del terribile guaio in cui ci siamo cacciati basta accennare a uno dei fenomeni che oggi vanno più di moda: il vizio letale del negazionismo. Che passe-partout affascinante! Quando una verità ci turba, c'impaurisce, ci sembra intollerabile, non dobbiamo far altro che cancellarla, e con fede fanatica proclamarne la falsità in barba a ogni evidenza e a ogni ragionevole dubbio. Tanto, vi sarà sempre qualche apposita teoria – esoterica, fantascientifica, complottistica – a venirci in soccorso, offrendo solido sostegno al nostro “delirio di negazione” (detto en passant, in psicologia si studiano da tempo svariate patologie connesse a questa turba mentale, alcune delle quali davvero estreme, come la famigerata sindrome di Cotard che può condurre un individuo a negare perfino di essere vivo e di esistere).

Qualche esempio? Donald Trump è il primo, inevitabilmente. Questo onnipotente bisteccone, che dopo aver rubato la parrucca a mastro Geppetto ha avuto anche il coraggio di riabilitare il Ku Klux Klan e di far rinchiudere in gabbia dei bambini, non solo non crede al riscaldamento globale – per lui è solo una frottola inventata dagli europei e dai cinesi che vogliono strangolare l'industria americana – ma non perde occasione per negare che l'abnorme diffusione delle armi sia una delle cause principali delle continue stragi che insanguinano il suo Paese. L'ha ribadito anche dopo il massacro della sinagoga di Pittsburgh: “Per evitare l'attentato bastava piazzare delle guardie armate sulla soglia del tempio”. Per Donald la soluzione magica di ogni guaio è il Far West. Un mondo dove tutti, anche i bambini, andrebbero in giro armati fino ai denti. Se questa non è follia...

Ma nella nostra povera Italia le cose non vanno meglio. Anzi, sembra che negare le evidenze sia uno degli sport nazionali più in voga. Per nove anni l'Arma dei Carabinieri ha negato la verità sulla morte di Stefano Cucchi. La sindaca di Roma si ostina a negare che il degrado della capitale si stia aggravando a vista d'occhio. Salvini nega che in Italia stia crescendo il razzismo, nonostante il moltiplicarsi degli episodi di violenza e di intolleranza verso uomini e donne di colore. Il sorridente Di Maio nega di aver letto le norme aberranti sul condono fiscale, e invoca a sua discolpa il complotto di una fantomatica manina. Una fascista a Predappio esibisce un'oscena maglietta con la scritta “Auschwitzland”. Renzi continua a negare che la frana del Pd sia anche colpa sua. E Berlusconi, forse, non vuole ancora prendere atto che Ruby non sia la nipote di Mubarak.

Un giorno, durante un processo in corte d'assise d'appello, due carabinieri trascinarono in aula un disgraziato che continuava a gridare: “Io non sono io!”. Doveva essere un testimone obbligato, ma in realtà poi si scoperse che era solo un omonimo del testimone vero. Vidi quella scena coi miei occhi, perché facevo parte della giuria popolare. Così imparai che in certi casi negare non vuol dire delirare. Erasmo e Pirandello, a questo punto, potrebbero intrecciare tra loro un dialogo assai interessante.

 

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