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13/03/2019 09:20:00

Sicilia, lavori fermi per i depuratori. L'assessore Pierobon accelera sui progetti

Una montagna di finanziamenti da 1,1 miliardi bloccati (o quasi) da norme e strumenti che non comunicano tra di loro. Nel frattempo l'Unione europea chiede conto e ragione, con multe salatissime da quasi 100 mila euro al giorno, dei ritardi sulla mancata realizzazione degli interventi. Il viaggio attorno al mondo degli impianti di depurazione delle acque reflue nell'Isola sembra un'avventura scritta dal migliore autore di romanzi di fantasia. Invece è tutto vero. Come gli interventi da realizzare a Santa Flavia, alle porte di Palermo, bloccati perché ci sono delle abitazioni costruite a ridosso all'impianto con conseguente rimpallo di responsabilità o a Castellamare del Golfo dove un presunto errore nei lavori di consolidamento di un costone, eseguiti in una zona ritenuta sicura piuttosto che in quella a rischio, ha comportato un prolungamento dei tempi.

La struttura che si occupa di questi interventi  - come racconta il Giornale di Sicilia - è affidata ad un commissario straordinario, Enrico Rolle, che ha preso le consegne dall'ex assessore all'energia Vania Contrafatto. «L'ultimo incontro con la struttura commissariale di Rolle è avvenuto a febbraio», spiega l'attuale assessore Alberto Pierobon che ha voluto stringere i tempi quanto più possibile, «la buona notizia comunicata è che tutti gli interventi sono stati avviati. C'è però ancora tanto da fare. Stiamo intervenendo per rimuovere gli ostacoli di natura tecnica e burocratica che sono stati riscontrati a diversi livelli». Obiettivo iniziare i lavori entro il 2019 e finirli per il 2022.

La conta degli interventi ancora bloccati è stata realizzata dall'Ance, l'associazione siciliana dei costruttori che parla di una «situazione degna di una commedia di Camilleri». Una storia che parte sei anni fa quando la delibera Cipe numero 60 assegna all'Isola la somma di 1,1 miliardi per realizzare o mettere a norma gli impianti di depurazione delle acque reflue. «Ma da allora poco o nulla è stato fatto. Il massimo è l'avere adesso avviato l'iter per impegnare 400 milioni (il 45%), ma gli altri 700 milioni sono fermi», spiegano i costruttori dell'Ance. Quattro anni per mettere a punto i primi progetti col metodo dell'appalto-concorso, ma il codice degli appalti abolì questo metodo senza prevedere una norma transitoria per il passato. Quindi fu necessario ripartire dall'inizio. «Nonostante vari commissariamenti, è stato impedito qualsiasi concreto passo in avanti», dice Ance, «e neppure la nomina da parte del governo nazionale del commissario straordinario Enrico Rolle finora ha potuto snodare un borbonico intreccio di pasticci, errori ed equivoci che allunga la trama all'infinito». Dalla ricognizione delle opere cantierabili effettuata dall'Ance Sicilia a fine 2018, risulta che finora solo 19 interventi, per 133 milioni di euro, siano arrivati alla fase del prossimo completamento della progettazione esecutiva. Inoltre nel 2017 e nel 2018 il commissario Rolle ha pubblicato gli avvisi di preinformazione per 45 gare di affidamento lavori da 439 milioni complessivi e per 26 gare di affidamento di servizi di ingegneria da 38 milioni in totale. Sollecitato a novembre dal'associazione a fornire chiarimenti, dalle risposte del commissario si evince che delle 45 gare per lavori, solo 6 per 49 milioni sono in fase di espletamento e da aggiudicare; delle restanti 39, ci sono da aggiudicare 11 gare per progettazioni da 227 milioni, 16 gare di progettazione aggiudicate per 63 milioni, 8 interventi da 36 milioni per i quali si deve avviare la progettazione, 2 interventi da 41 milioni per i quali occorrono approfondimenti e altri 2, da 13 milioni, sui quali non sono state fornite indicazioni.

Quanto alle 26 gare di progettazione previste dall'avviso di preinformazione, solo 2 per 2 milioni risultano aggiudicate; delle altre 24, 8 gare per 18 milioni sono in corso di espletamento; per 12 interventi da 15 milioni deve essere avviata la progettazione; su 3 occorrono approfondimenti e su 1 non sono state fornite indicazioni. «Uno scandalo», urla il presidente dell'Ance Sicilia, Santo Cutrone, che rappresenta le aziende di un settore che più di tutti ha sofferto i colpi della crisi economica. Mancando i depuratori, inoltre, molti liquami finiscono in mare finendo per inquinare le coste. «È evidente a tutti noi che il mare comincia ad essere sporco ovunque e che prima o poi il turismo ne risentirà», aggiunge Cutrone. «È assolutamente indispensabile - conclude - che i livelli nazionale e regionale facciano l'impossibile, come sembra intravedersi dall'avvio di una stretta collaborazione tra Rolle e Pierobon, con norme specifiche e provvedimenti straordinari e urgenti, per sbloccare subito questi interventi, prima che i danni diventino irreparabili».

«Abbiamo trovato un quadro di grande sofferenza», spiega Pierobon che ha anche emanato una delibera per velocizzare gli interventi. «Abbiamo consentito l'esecuzione dei lavori in tutti quei depuratori dove c'è il progetto esecutivo, ci sono i soldi, ma l'Ati non è in grado di realizzare il progetto, che potrà quindi essere portato avanti dai tanti Comuni interessati», spiega. Altro problema, come se non bastasse «c'era un ostacolo informatico, legato alla difformità dei sistemi utilizzati a livello nazionale e regionale, che sembrava banale ma ritardava la comunicazione dei dati e l'erogazione delle risorse per i progetti. Siamo intervenuti per chiedere di poter usare gli stessi strumenti».