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21/03/2019 06:00:00

Speciale FAI di Primavera. Ecco cosa vedere a Marsala, provincia e in tutta l'Isola

Sabato 23 e domenica 24 marzo in Italia tornano le "Giornate FAI di Primavera". Una giornata in cui cultura, ambiente e natura continuano ad incontrarsi dal 1993 e che da da allora appassiona quasi 11 milioni di visitatori. Per questa edizione FAI la Sicilia aprirà 122 luoghi in 45 località, grazie organizzazione delle 8 delegazioni provinciali (insieme ai 10 gruppi e 6 gruppi Giovani) e grazie ai 1.700 apprendisti ciceroni che accompagneranno i visitatori.

A Marsala sono tre i luoghi interessati: la Chiesa di Santo Stefano in Largo Rosaria Giaconia (sabato e domenica dalle 9 alle 13), la Latomia dei Niccolini in piazza Sant’Agostino (venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 13) e il Fiume Sossio (venerdì dalle 9 alle 13). Per finire a Pantelleria sarà aperto il Giardino di Donnafugata in contrada Khamma Fuori (sabato e domenica dalle 11 alle 15).  Le «Giornate FAI di Primavera»: si potranno visitare alcuni luoghi straordinari da tutelare e valorizzare della provincia di Trapani. Ecco quali sono: Tonnara di San Giuliano, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 17.30 per entrambi i giorni. A Castelvetrano le Chiese di San Domenico e San Giovanni in piazza Regina Margherita (sabato dalle 9.30 alle 14.00). Vediamo nei dettagli  i luoghi FAI a Marsala e in provincia di Trapani.

Chiesa di Santo Stefano - ll complesso edilizio comprendente la chiesa ed il monastero di Santo Stefano ricade in una vasta area del centro storico lilibetano dove probabilmente sorgeva il palazzo degli antichi pretori romani, utilizzato poi dai Saraceni come sede del Governo. Nel XVI secolo venne acquistato dal nobile marsalese Stefano Frisella, che ristrutturò l’edificio e lo adibì a monastero per le Agostiniane Scalze dove venne accolta la figlia Francesca. Il benefattore fece anche costruire la chiesa che dedicò al santo di cui portava il nome. L’interesse culturale e strategico della chiesa non è soltanto legato alla bellezza degli interni ma anche al fascino dei suoi sotterranei. Da questa chiesa infatti parte un percorso che collega con la vicina Chiesa dell’Itriella e che probabilmente in passato consentiva di raggiungere parti lontane della città. L'edificio appartiene al patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno. Le visite saranno a cura degli apprendisti Ciceroni Istituto Superiore “Giovanni XXIII-Cosentino”, Istituto Comprensivo “Garibaldi- Pipitone”, come inziativa speciale, sabato alle ore 11 la visita sarà guidata Giovanni Alagna. 

Latomia dei Niccolini -  La vasta area archeologica costituisce il nucleo più importante del complesso di latomie utilizzate come cimitero dalla prima comunità cristiana di Lilibeo. Essa è ubicata ai margini della necropoli punica e romana di Lilibeo che si estendeva ad E della città antica, all'interno di una grande latomia, adiacente alla chiesa di Santa Maria dell'Itria e al contiguo convento dei Padri Agostiniani, chiamati anche Niccolini (o Nicolini) dal nome del santo agostiniano Nicola da Tolentino. Un tempo la latomia era collegata all’area di Santa Maria della Grotta da un costone roccioso percorribile, oggi franato. Le latomie sono cave a cielo aperto per l’estrazione della calcarenite (tufo), sfruttate nella fase di massima espansione edilizia della città romana di Lilibeo (fine II- inizi III sec. d.C.) e riutilizzate come cimitero tra il III e il IV secolo da pagani, cristiani ed ebrei. Le visite son a cura degli apprendisti Ciceroni Liceo “Pascasino”, Istituto Tecnico “G. Garibaldi”, Liceo Scientifico “P. Ruggieri”, Istituto Comprensivo “Luigi Sturzo”, Istituto Statale Di Istruzione Secondaria Superiore "A.Damiani". Tra le iniziative speciali, domenica 24 marzo, ore 11 la visita guidata di Maria Grazia Griffo. 

Fiume Sossio - Il fiume Sossio attraversa una vallata molto suggestiva nell'entroterra marsalese, per i panorami che offre e per i monumenti che vi si trovano. Lungo i fianchi della valle si conserva a tratti, l’originaria macchia mediterranea formata da alberi di grosso fusto, come i carrubi, le querce, i lecci, gli olivastri e i peri selvatici; nel rigoglioso sottobosco spiccano i ciclamini e i pungitopo. Nei tratti in cui il bosco è scomparso, crescono arbusti, come il mirto, il lentisco, il corbezzolo, il timo, la ginestra, la palma nana e l’acanto. Le numerose grotte che si aprono nelle pareti sono state abitate o utilizzate come ambienti di lavoro. La fauna acquatica è molto interessante e testimonia il grado di salubrità delle acque. Lungo la valle del Sossio sono state rinvenute le testimonianze più antiche finora conosciute della presenza umana nel territorio marsalese, attribuibili al Paleolitico Inferiore. Durante le Giornate FAI di Primavera scopriremo questo suggestivo ambiente. Le visite saranno a cura degli apprendisti ciceroni dell'Istituto Comprensivo “A. De Gasperi”.

 A Trapani il luogo FAI è la Tonnara di San Giuliano - La Tonnara di S. Giuliano-Palazzo è la più antica tonnara della Sicilia occidentale, sita su Punta Tipa, litorale nord di Trapani, in uno splendido scenario coronato dalle antiche mura a tramontana, dalle isole Egadi e da tramonti spettacolari. Attiva dal XVI sec. fino al 1961 nella pesca, lavorazione e conservazione del tonno, venne edificata attorno alla chiesetta dedicata al martire; la struttura è simile ad un baglio, avente due accessi, uno dalla casa padronale e uno per i lavoranti ed era fornita di un porticciolo naturale. La torre di avvistamento segnava il confine tra Trapani ed Erice. Nella Seconda Guerra Mondiale fu utilizzata dai fascisti per insediamenti bellici. Oggi la tonnara è in abbandono. L'area è caratterizzata da rocce di calcarenite e duna con piante alofite protette (calendula maritima) e da un ecosistema ancora intatto, di recente scelto da tartarughe caretta-caretta per la deposizione delle uova: spettacolo emozionante è la loro schiusa nella spiaggia.

 

Il Giardino Pantesco - Il giardino pantesco generosamente donato al FAI da Donnafugata, storica azienda vitivinicola siciliana, è uno dei pochi giardini di questo tipo in buono stato di conservazione e oggi completamente restaurato. Il giardino Donnafugata, per le sue dimensioni e per le caratteristiche costruttive, rappresenta la tipologia più diffusa nell’isola. La pianta circolare, il diametro, l’altezza e la pietra lavica utilizzata a secco garantiscono le migliori condizioni microclimatiche.

“Per le Giornate Fai di Primavera in Sicilia – afferma Giuseppe Taibi, Presidente FAI regionale – apriremo luoghi di bellezza che illustreremo grazie all’aiuto degli Apprendisti Ciceroni. Una grande festa alla quale tutti sono invitati a partecipare, anche con l’iscrizione alla Fondazione, per valorizzare insieme il nostro grande patrimonio storico-artistico e paesaggistico. La novità di quest'anno sarà il progetto FAI ponte tra culture che si propone di raccontare, con volontari di origine non italiana, le diverse influenze culturali straniere disseminate in molti dei beni che apriremo. Inoltre le Giornate FAI di Primavera 2019 – conclude Taibi - guardano all'Europa in quanto la Commissione Europea partecipa facendo conoscere i beni italiani che, grazie ai finanziamenti europei, diventano nuovamente accessibili ai cittadini. Quelli siciliani sono: il Porto di Ponto Empedocle, il Giardino Botanico di Agrigento, il Museo naturalistico Francesco Minà Palumbo di Castelbuono e la Chiesa di Casa Professa a Palermo”. Altri luoghi Fai sono piazza Sett'Angeli nel capoluogo con influssi punici, romani e arabo-normanni; la catanese cappella Bonajuto di epoca bizantina e la Villa Comunale di Taormina con il suo giardino all'inglese.

Per il 2019 la novità sarà appunto il progetto FAI ponte tra culture, che si propone di porre l’attenzione su quei luoghi che testimoniano la ricchezza derivata dall’incontro e dalla fusione tra la nostra tradizione e quella dei paesi europei, asiatici, americani e africani. Ecco perché in alcuni di questi siti le visite saranno curate dai volontari di origine straniera che racconteranno gli aspetti storici, artistici e architettonici tipici della loro cultura di provenienza che, a contatto con la nostra, ha contribuito a dar vita al nostro patrimonio. Ne sono un esempio: il giardino di Villa Genuardi ad Agrigento con influenze dell’Asia e del Sud America; le Latomie dei Niccolini a Marsala utilizzate da gruppi appartenenti a religioni diverse; Piazza Sett'Angeli a Palermo con influssi punici, romani e arabo-normanni; a Catania la Cappella Bonajuto superstite dell’epoca bizantina e la Villa Comunale di Taormina con il giardino all’inglese. Vediamo gli altri luoghi FAI della Regione:

ENNA - Santuario del SS. Crocifisso di Papardura: nell’ameno sito di Papardura, lungo le pendici di Enna sorge il Santuario edificato a seguito della venerazione popolare scaturita dopo il rinvenimento nel 1659 di una sacra immagine. Ogni anno, il 14 settembre, si celebra la solennizzazione della Esaltazione della Croce ovvero la sua esposizione da parte del sacerdote ai fedeli. La festa organizzata dai “Procuratori” presenta ancora oggi elementi arcaici e suscita una grande devozione popolare. La chiesa presenta decorazioni e stucchi eseguiti su disegni del Serpotta ed è ornata da pregevoli quadri e paliotti d'altare. Luogo normalmente chiuso al pubblico.

Granfonte di Leonforte - Uno dei monumenti principali di Leonforte. Costruita nel XVII secolo dal principe Placido Branciforti, fondatore del paese, sui resti di una antica fontana araba chiamata “Fonte di Tavi”, costituiva il luogo abituale di riunione della popolazione e, con le sue ventiquattro cannelle, anche l’abbeveratoio pubblico. Questa maestosa fontana monumentale è in stile barocco. Il prospetto presenta una serie di altorilievi con mascheroni e puttini. Dalle cannelle di bronzo ogni giorno sgorga ininterrottamente acqua limpidissima che si raccoglie nella sottostante vasca rettangolare. Il prospetto, con tre alzate timpanate decorate con bassorilievi, è raccordato ai lati con due volute. Ancora oggi è luogo d'incontro ideale per i cittadini.

MESSINA Teatro Vittorio Emanuele, Viaggio dietro le quinte - La posa della prima pietra del “novello Teatro” di Messina, intitolato a Santa Elisabetta in omaggio a Maria Isabella di Spagna, madre di Ferdinando II, avvenne il 23 aprile 1842. L’inaugurazione fu celebrata il 12 gennaio 1852; nel 1860 tuttavia, con l’annessione al Regno d’Italia, la denominazione del S. Elisabetta fu mutata in “Vittorio Emanuele II”, in occasione dell’annessione del “Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia sotto lo scettro costituzionale di Vittorio Emanuele II”. Danneggiato dal terremoto di Messina del 1908 è stato oggetto di un restauro che lo ha quasi interamente ricostruito: all'interno fu ampliato ed il soffitto decorato da Renato Guttuso con la raffigurazione della leggenda di Colapesce. I lavori furono portati a termine solo nel 1980.

 RAGUSA, nei luoghi dello stile Liberty a Ispica -  Una passeggiata artistica lungo le strade di Ispica alla ricerca delle più significative testimonianze dello stile Liberty in città, presso palazzi nobiliari e case private. Una narrazione itinerante tra gli aspetti strutturali e decorativi, nonché dei significati culturali di ogni manufatto, accompagnata e arricchita, nella sede dell'Istituto “Gaetano Curcio”, da una mostra (disegni, progetti, fotografie...) con cui gli studenti hanno voluto offrire il proprio contributo allo studio di questo stile così peculiare.

Il riparo sotto Roccia di Fontana Nova - Tanto celebre tra gli specialisti di tutta Europa quanto pressoché abbandonato, il sito di Fontana Nova (alla periferia di Marina di Ragusa, frazione balneare del capoluogo ibleo), ospita un riparo sotto roccia recante tracce di frequentazione umana, forse il sito più antico finora noto in Sicilia. Nel XIX secolo il barone Arezzo, nobile ragusano appassionato di antichità, scoprì in questa lunga e stretta grotta accennata nel calcare della valletta che conduce al mare, i resti di un focolare fossilizzato. A seguito di accurati studi, ripetuti anche nei decenni successivi, si è datato il sito all'Aurignaziano, un periodo del Paleolitico collocabile tra 40.000 e 18.000 anni fa. Il gruppo umano che qui viveva, si nutriva di cervi e altra cacciagione cotta su tizzoni accesi all'interno della grotta che in origine doveva essere certamente più ampia e profonda. Luogo con criticità.

SIRACUSA - Sortino diruta, quartieri e strade della città sepolta - Percorrendo le antiche mulattiere che si snodano sinuose e lente lungo le pendici del colle Aita, ci si trova ad un crocevia di storia che abbraccia, in un colpo d’occhio, un arco temporale che supera i tre millenni. In questi luoghi dalla natura amena e dalla pietra bianca, scolpita dalla fatica dell’uomo, sorgeva l’antico abitato di Sortino, una perla incastonata tra le possenti pietre di Pantalica e il monte, un centro rigoglioso circondato da fiumi, torrenti e boschi, che prosperoÌ€ fino al 1693, quando fu raso al suolo dal disastroso terremoto che colpiÌ€ tutto il Val di Noto. Dopo il sisma, la nuova cittaÌ€ fu edificata sul pianoro soprastante dove tutt’ora esiste, ma il sito non fu mai completamente abbandonato e sono molti i resti della cittaÌ€ medievale che ancora oggi si possono ammirare, inseriti in un contesto paesaggistico di notevole valore. La Sortino Diruta si trova incastonata tra la Sortino “Nuova” e la riserva Naturale Orientata della Valle dell’Anapo.