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14/04/2019 06:00:00

Nemico del popolo è soltanto chi lo inganna e lo illude

 L'élite nemica

è solo quella

che usa l'inganno

 

“U mericu piatusu fa la piaga virminusa”, dice un antico proverbio della nostra isola. Perché ogni malato, si sa, vorrebbe guarire, ma senza soffrire. Il buon medico fa di tutto per non infliggere al paziente inutili sofferenze, ma non fino al punto di esporlo a un peggioramento delle sue condizioni, o addirittura alla morte. Perché in quel caso sarebbe un medico incapace, incosciente, assassino.

Ora, immaginiamo che il malato sia il popolo, e che il medico sia l'élite che a tutti i livelli sta al potere. Il paragone è corretto, perché in realtà il popolo è sempre malato, essendo afflitto da mille piaghe di ogni genere. E il compito del potere, a cominciare dai supremi governanti, è appunto quello di tentare di porre un rimedio a quelle piaghe (per esempio la disoccupazione, il precariato, le diseguaglianze, la criminalità, la corruzione, il sottosviluppo culturale, eccetera).

Bene, ora immaginiamo che il popolo venga colpito da una malattia molto grave e insorga dicendo: non voglio le cure pesanti, sto già soffrendo abbastanza e non voglio patire altre sofferenze per guarire. E allora col voto democratico butta giù l'élite che finora lo aveva governato. E manda al potere un'altra élite, che si autoproclama “populista”, lancia terribili accuse contro l'élite precedente, promette mari e monti e cure miracolose, e come il medico pietoso si appresta a fare “la piaga virminusa” con soavi medicine.

A quel punto s'innesca un processo infernale. La vecchia élite, che pure aveva commesso enormi errori di diagnosi e di terapia, favorendo l'aggravarsi della patologia che affligge il popolo, comincia a strillare contro i nuovi governanti: “Siete demagoghi, siete populisti, siete dei medici ignoranti, incompetenti, sfascisti, assassini”. Ossia: “Fate salire lo spread, gonfiate il debito pubblico, bloccate l'economia, eccetera”. Tutto questo è vero, e tuttavia il popolo ha gioco facile a rispondere: “Perché dovremmo credere a voi, se siete quelli che hanno fatto aggravare la nostra malattia? Se siete quelli che, per esempio, non hanno saputo porre un freno alla crescita delle diseguaglianze, del lavoro precario e della povertà?”

Insomma, è una spirale che si avvita su se stessa. Una giostra di duellanti che girano a vuoto. Come fare a uscirne? Come ritrovare la strada della giusta diagnosi e della giusta terapia? Ebbene, se osserviamo la scena con un certo distacco razionale, non possiamo pervenire che a un'unica soluzione: la vecchia élite deve smetterla di strillare invano. Deve guardarsi allo specchio, fare autocritica e dire: “Ho commesso certi errori. Ho delle colpe evidenti. Devo cambiare. Devo dare nuove speranze al popolo, ma che siano speranze vere, non folli promesse, non specchietti per le allodole. Il popolo non è stupido, e certamente capirà.”

Morale della favola: nemico del popolo è soltanto chi lo inganna e lo illude. Chi cerca la verità e ha anche il coraggio di dirla non è mai un nemico del popolo. Dunque, il buon medico, il vero amico del popolo, deve possedere tre virtù: la competenza, il coraggio, e l'umanità. La competenza gli suggerisce la soluzione giusta dei problemi. Il coraggio gli dà la forza di applicare tutti i rimedi necessari (per esempio, non caricando lo Stato di altri debiti, ma favorendo il rilancio delle imprese e ponendo un freno all'accumulo delle ricchezze nelle mani di pochi). L'umanità è la virtù suprema, quella che gli permette di trasmettere al popolo la speranza, e la forza di sopportare le cure che guariranno la sua malattia. Non è forse vero infatti che quando un bravo medico ci sorride e ci tratta con dolcezza noi ci rassereniamo, e ci sentiamo già sulla via della guarigione?

 

Sélinos