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07/06/2019 06:00:00

"Una marina di libri": pregi e difetti del più grande festival letterario del sud Italia

 Quest’anno Una marina di libri, il più grande festival di editoria indipendente del Sud Italia, compirà i suoi dieci anni all’interno dell’Orto Botanico dell’Università di Palermo, animando la città con 98 case editrici e più di 300 eventi che da giovedì 6 a domenica 9 giugno ruoteranno attorno al tema “Isola / Isole”.

Ma il traguardo dei dieci anni non è l’unica ricorrenza che verrà ricordata in questa edizione. Bisogna aggiungere infatti: i vent’anni dalla scomparsa di Francesco Carbone (a cui il festival è stato dedicato, anche se non è stato scritto da nessuna parte); i trent’anni dalla scomparsa di Leonardo Sciascia; i cinquant’anni della casa editrice Sellerio; i cinquant’anni dalla strage di Piazza Fontana; i cento anni dalla nascita di Primo Levi … E chi più ne ha, ne metta. In effetti potremmo dire che assomiglia più a lunghissimo memoriale che a una rassegna letteraria.

All’infuori delle commemorazioni, però, il programma firmato dal direttore artistico Piero Melati è davvero ricchissimo: per accorgersene basta scorrere i nomi degli autori di fama nazionale e internazionale come Helena Janeczeck (La ragazza con la Leica, Guanda), Benedetta Tobagi (Piazza Fontana, Einaudi), Manuel Vilas (In tutto c’è stata bellezza, Guanda), Stefania Auci (I leoni di Sicilia, Nord), Massimo Onofri (Isolitudini, La Nave di Teseo). Una marina di libri, tuttavia, è un festival di letteratura indipendente. Peccato che nessuno di questi scrittori finora elencati presenti un libro di una casa editrice indipendente. E che nessuna delle case editrici finora citate abbia un suo stand al festival. Per un festival di editoria indipendente le eccezioni sembrano essere tante per potere avere questi superospiti e non se ne capisce davvero il motivo, visto che proprio nell’edizione di quest’anno, ad esempio, sono riusciti ad invitare Niccolò Ammaniti fuori dal contesto Einaudi.

D'altronde bisogna fare numero. Fino all’anno scorso il più grande festival letterario del Sud Italia ha fatto appena 27 mila presenze, un numero che solo per il territorio palermitano può essere inteso come grande raduno di lettori, non di certo come il fenomeno culturale aggregante, produttore di ricadute benefiche, materiali e immateriali, per la comunità. Una marina di libri è sempre stata, come suggerisce il tema del 2019, un’isola nell’isola. Una splendida piccola isola, isolata e lontana persino nella dimensione cittadina, figuriamoci in quella regionale o nazionale.

Anche quest’anno ci sarà un biglietto d’ingresso di 3 euro, che in realtà non è il biglietto d’ingresso al festival ma all’Orto Botanico dell’Università. A Una Marina non va nulla. Anche qui sorge un forte interrogativo: in qualsiasi festival letterario italiano si paga un biglietto, che serve per finanziare in parte l’organizzazione e la struttura, perché in Sicilia tutto ciò viene ancora considerato una grande onta? Come se, venuta meno la gratuità dell’evento culturale, l’insuccesso sia assicurato.

Ad ogni modo, e messi da parti questi problemi identitari che si porta con sé di anno in anno, Una marina di libri continua sempre a restare un luogo di incontro irrinunciabile per scoprire realtà editoriali, pubblicazioni interessantissime che senza Marina rimarrebbero quasi del tutto sconosciute al pubblico dei lettori. Sono quattro giornate di intenso scambio culturale, che permettono di entrare a contatto col vero mondo del libro: editori che hanno fatto dei libri il loro impegno perché questo nostro tempo non si assopisca in un sogno della ragione, imprigionato in un’isola senza possibilità di fuga.

Marco Marino