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22/09/2019 20:00:00

Sicilia: gli arresti all'Anas, corruzione misurata al centimetro

Un solo centimetro. Che per chi si occupa di strade può significare un risparmio enorme se a esso corrispondono centinaia di chilogrammi di materiale di risulta in meno da andare a depositare in discarica. O se quella apparente inerzia garantisce la possibilità di posare meno asfalto lungo una strada che deve essere ripristinata. E di quel centimetro si è tanto parlato anche negli uffici della direzione compartimentale catanese dell'Anas. Travolti da una settimana di passione poi culminata con la notizia dell'inchiesta Buche d'oro della guardia di finanza che ha portato all'arresto di tre persone: Riccardo Contino, Giuseppe Panzica e Giuseppe Romano. Punte di diamante, almeno secondo gli uomini del nucleo economico-finanziario delle Fiamme gialle, di un sistema fatto di mazzette e lavori forse eseguiti al risparmio. Oltre a loro sarebbero anche altri i protagonisti, ma i nomi sono coperti dagli omissis. La sensazione comunque è che dentro l'Anas a tremare siano in molti. Già dopo l'esecuzione degli arresti c'è chi ha iniziato ad accompagnare le ammissioni alle rivelazioni. Su tutti l'ingegnere Romano.

Di concreto al momento c'è il presunto accordo che avrebbe portato a una tangente da 30mila euro. A elargirla, secondo le carte dell'inchiesta, sarebbe stato l'imprenditore nisseno Salvatore Truscelli, anche lui finito iscritto nel registro degli indagati. In questo modo l'uomo si sarebbe garantito «una sostanziale inesistenza dei controlli e quindi la possibilità di eseguirli in difformità rispetto alle condizioni contrattuali». I pagamenti ai funzionari Anas sarebbero avvenuti in due soluzioni e sempre all'interno degli uffici del compartimento: 20mila euro a fine agosto e una bustarella finale da 10mila euro il 17 settembre, giorno in cui sono scattati gli arresti in flagranza di reato.

Fino a quando non ti trovano i soldi in tasca te la possono sucare
La prima rata però non avrebbe soddisfatto pienamente Contino e Panzica. Forse convinti che avrebbero ricevuto la tangente per intero. «Ci sono tutti?», chiedono all'imprenditore mentre uno spyware attivato in uno dei cellulari registra tutta la conversazione. «Ma le sembra che ho la bacchetta magica?», replica Truscelli. L'imprenditore cerca di tranquillizzare, sottovoce, i suoi interlocutori: «Sono venti questi, manca la differenza di altri quattordici... vediamo se la prossima settimana». In principio, infatti, la dazione sarebbe dovuta essere di 34mila euro. Salutato l'imprenditore comincia la conta: «Dividiamoli e ci togliamo il pensiero». Ma a turbare uno dei funzionari è il fatto che quei soldi passino da dentro gli uffici. Preoccupazione che Contino non condivide. Anzi, sulla questione l'uomo è chiaro: «Metti che adesso arrivano i carabinieri e trovano a me e a te con i soldi - spiega illustrando una possibile versione da fornire ai militari - "Io non so nulla, lui (l'imprenditore, ndr) l'ha fatto apposta. Ha aspettato che noi andassimo e ha messo tutte cose". Se ti prendono nella macchina, non hai giustificazioni».

Poche settimane dopo la storia si ripete. Truscelli si ripresenta nella sede catanese dell'Anas. Avviene tutto la mattina di martedì scorso, in meno di tre quarti d'ora. Nella stanza di Contino sono in quattro: oltre quest'ultimo, ci sono Panzica, l'imprenditore e un suo collaboratore. La compresenza dura poco, Contino e il collaboratore di Truscelli escono dalla stanza, ed è in questo momento che l'imprenditore nisseno tira fuori il denaro. «Le ha detto che possiamo metterlo là dentro?», chiede a Panzica facendo riferimento all'armadio. Ricevuto l'ok, si alza e ripone la restante parte della tangente in uno dei ripiani, non prima di avere specificato che «manca quello spiccio» e di spiegare come rispetto al passato sia più difficile recuperare contanti in grande quantità senza insospettire le banche. Finito di pagare il proprio dazio, Truscelli lascia gli uffici e va via. Ma la stanza non resta vuota, anzi. A fare ingresso è prima Contino, che ottiene la conferma di quanto accaduto e previsto. Il turno di Romano arriva poco dopo, la sua porzione di tangente viene messa all'interno di una cartella blu. Parte di questi soldi, l'ingegnere, che da subito ha manifestato la volontà di collaborare con gli inquirenti, racconterà di averli gettati dall'auto appena capito che la guardia di finanza aveva fatto irruzione negli uffici.

Dividiamoli e ci togliamo il pensiero
Stando a quanto raccolto dagli inquirenti, in ballo ci sarebbero state cifre importanti. Romano avrebbe raccontato di percepire mensilmente somme superiori allo stipendio, che si aggira intorno ai tremila euro. Al punto che, per meglio chiarire le cose, avrebbe spiegato di riuscire a sostenere la famiglia solo con i soldi provenienti dalle tangenti. Denaro in contante, mentre il proprio conto in banca sarebbe stato intaccato soltanto in occasioni particolari, come le vacanze. Tali frutti proibiti sarebbero stati coltivati, secondo la procura guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro, anche curando i dettagli. Emblematico è il caso del centimetro di scarificazione che Truscelli avrebbe cercato di risparmiare nei lavori di rifacimento del manto stradale sulla statale 114 tra gli svincoli di Villasmundo e Siracusa. Un appalto che avrebbe dovuto prevedere lavori su oltre 24 chilometri, alla fine ridotti ad appena due.

A notare quanto stava accadendo nel cantiere fu un dipendente Anas che, contattato da Contino, riferisce tutto. «Stanno facendo la corsia d'emergenza. Il tappeto, quattro (centimetri, ndr) doveva essere, giusto? Lo stanno calando a tre», dice al telefono il dipendente. Che poi, facendo riferimento a Truscelli, aggiunge: «Glielo abbiamo detto e lui mi ha detto di non essere fiscale». La frase a Contino non va giù, un comportamento ritenuto forse eccessivo. E il geometra non manca di farlo notare all'imprenditore. Pochi minuti e parte la chiamata. «Ma, dico io, stamattina cosa ci siamo detti noi? Abbiamo parlato tanto per parlare? Dico: se noi dobbiamo litigare... ancora è il primo giorno». Era il 10 luglio. I rapporti tra l'imprenditore e i funzionari Anas avrebbero avuto modo di ammorbidirsi. E anche senza particolari preoccupazioni, secondo Contino. «Fino a quando non ti trovano quei soldi in tasca o ti trovano i soldi a casa... te la possono sucare», spiegava a un collega.

Meridionews