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26/12/2019 07:19:00

Sicilia, un anno fa il terremoto di Santo Stefano: "Rabbia e amarezza, fa ancora male"

 "Rabbia e amarezza, fa ancora male". E' questo il bilancio dei siciliani che vivono nelle zone colpite dal terremoto di Santo Stefano, avvenuto un anno fa, il 26 Dicembre 2018. 

Come oggi, nella stessa giornata di festa dedicata a Santo Stefano, alle ore 3,19 la popolazione dei paesi etnei veniva svegliata da una scossa 4.9. Un tremore, pochi secondi, che stravolgeranno la vita di centinaia di cittadini. Una scossa che distrugge territori come Fleri (Zafferana Etnea), Pennisi (Acireale), Fiandaca (Acireale).

La superficialità dell'ipocentro del sisma, a solo un chilometro di profondità, contribuì ad amplificare l'effetto della scossa, avvertita anche a Taormina, nel Siracusano e nel Ragusano. Ventotto le persone ferite, dieci soccorse dalle ambulanze e in molti sotto choc per una notte di festa che difficilmente dimenticheranno.

"Siamo vivi per miracolo - raccontò uno dei sopravvissuti - Eravamo a letto, ci siamo svegliati di soprassalto e visto le pareti crollarci addosso. Per fortuna i mobili ci hanno protetti dalle macerie: siamo vivi per miracolo".

La sensazione, scrive Live Sicilia, è che ci vorranno ancora anni prima di arrivare a qualcosa che somigli alla normalità. A 365 giorni esatti dal terremoto che lo scorso anno scosse da cima a fondo Zafferana, le sue frazioni e buona parte del comprensorio dell'Etna, pare che il tempo scorra al rallentatore. Molte macerie sono ancora lì, con le erbacce cresciute sopra i calcinacci accatastati ai margini delle strade. Impossibile fare un salto nel tempo e tornare al Natale dello scorso anno, a quando il vecchio campanile della chiesa Maria Santissima del Rosario di Fleri era ancora lì, a ricordare che la terra non ha smesso di tremare con il 1984. Lo scorso Santo Stefano è franato pure lui, sul tetto di una parrocchia ricostruita tra tante polemiche quando il cardinale Salvatore Pappalardo (zafferanese doc) era ancora in vita.

News Sicilia pubblica due testimonianze. Rosaria  racconta, con la voce strozzata: “Mi spaventano questi giorni, mi sembra surreale tutto questo. Non riesco ancora ad accettare che queste feste saranno lontane dal mio paese. Però, voglio darmi forza e dare forza soprattutto agli anziani che, purtroppo, hanno perso la casa e i ricordi di una vita, ricordando che tutto ricomincia e che niente è perduto“.

Chiara, 20 anni, racconta: “Io sono rientrata a casa di Fleri dopo pochi mesi. Quando sono rientrata provavo una felicità immensa, come ho provato durante tutti i mesi di permanenza ma, dall’inizio di dicembre, l’avvicinarsi di quella data mi fa paura, mi terrorizza. Ricordo che mi ero appena messa a letto perché quella notte fino alle 2 ero rimasta con amici e parenti a giocare nel salone. Non credo riuscirò a dormire nella notte tra il 25 e il 26 dicembre, saranno troppi i ricordi dolorosi. Fa ancora male“.