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05/05/2020 06:00:00

Coronavirus, in Italia superati i 29mila morti. I malati sotto i centomila.Tutti i dati 

 Nel giorno dell'inizio della Fase 2 sono salite a 29.079 le vittime per coronavirus in Italia, con un incremento di 195 in un giorno. Domenica l'aumento era stato di 174 morti, il più basso dal 14 marzo scorso.

I DATI - I guariti sono 82.879  con un incremento di 1.225. Scende sotto quota 100 mila il numero dei malati. Sono calati a 99.980, con un decremento di 199 persone (domenica erano stati 525 in meno i malati rispetto al giorno precedente). Per qanto riguarda i contagiati totali, vale a dire gli attualmente positivi al coronavirus, le vittime e i guariti, sono 211.938 con un incremento rispetto a ieri di 1.221. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile. Domenica l'incremento sul giorno precedente era stato di 1.389 casi. Continua il calo dei ricoverati in terapia intensiva per coronavirus: ad oggi sono 1.479, 22 in meno rispetto a domenica. Resta invariato il dato della Lombardia a quota 532, circa un terzo del totale.

DATI ISTAT ISS -  A Bergamo +568% morti a marzo, a Roma il dato è -9,4% - Dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 sono 13.710 i morti per Covid-19 in Italia. Il dato emerge dal Rapporto prodotto dall'Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss). I dati di mortalità totale si riferiscono a 6.866 comuni (87% dei 7.904 complessivi). Si tratta della "prima volta - rileva il Rapporto - che l'Istat diffonde questa informazione riferita a un numero così consistente di comuni".

Considerando il mese di marzo, si spiega nel Rapporto, si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4% dei decessi per il complesso delle cause. Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L'eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710).

LE MORTI PER COVID E PER ALTRE CAUSE - Esiste dunque, rileva il direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Iss Gianni Rezza, "una quota ulteriore di circa altri 11.600 decessi per i quali possiamo, con i dati oggi a disposizione, solo ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19, nei casi in cui non è stato eseguito il tampone; una mortalità indiretta correlata a Covid-19, in decessi causati da disfunzioni di altri organi; una mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero nelle aree maggiormente affette".

IL COVID COLPISCE PIU' GLI UOMINI - La letalità per Covid-19 è più elevata in soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età, ad eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una co-morbidità (una tra: patologie cardiovascolari, respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, oncologiche, obesità, patologie renali).

DOVE HA COLPITO DI PIU' IL CODIV - Il 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell'insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+ 23.133 ); poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156).

LE PROVINCE PIU' COLPITE - All'interno di questo raggruppamento le province più colpite dall'epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%). Al contrario, nelle aree meno colpite dall'epidemia, soprattutto al Centro-sud, i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell'1,8% alla media del quinquennio precedente, e a Roma si è registrato un dato pari al -9,4%. La grande maggioranza dei decessi si registra nelle province definite a diffusione alta (89%), laddove è dell'8% nelle aree a diffusione media e del 3% in quelle a diffusione bassa. Il Rapporto evidenzia dunque l'esistenza di "tre Italie" rispetto all'epidemia da SarsCov2.

REZZA, NON CREDO IL VIRUS MORIRA' A GIUGNO - "Se ci sono colleghi stimati che hanno dono della preveggenza, benissimo. Se morirà a giugno faremo una grande festa". Così Giovanni Rezza, direttore dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), durante la trasmissione Agorà, su Rai Tre, risponde commenta le affermazioni di colleghi che prevedono che il virus a giugno sarà morto.

"Anche io vorrei che scomparisse ma non credo questo sogno possa realizzarsi molto presto. Dobbiamo quindi raddoppiare, triplicare gli sforzi per arginarne la diffusione". Lo stato d'animo nel primo giorno della Fase 2, riassume, è di "preoccupazione". "Se da una parte c'è bisogno di riaprire il Paese, vediamo anche che questo virus sta ancora circolando". "I cittadini, quindi, - aggiunge Rezza - devono aver comportamenti responsabili: distanziamento, lavaggio delle mani, mascherine in luoghi pubblici. Dall'altra parte la sanità pubblica deve esser pronta a intercettare a livello territoriale un possibile ritorno in campo del virus".

PLASMATERAPIA - Il direttore ha poi fatto sapere che lo studio con gli anticorpi presenti nel plasma dei guariti utilizzata in via sperimentale contro il Covid in alcuni ospedali, come a Mantova, "sta dando apparentemente risultati promettenti", "attendiamo con ansia e speranza prove scientifiche di efficacia". La plasmaterapia, ha spiegato, è un metodo che "si pratica da tempo, con successi alterni, è stato usato anche per Ebola. Ma non è un semplicissimo: bisogna trovare donatori, che hanno superato la malattia e sono convalescenti, perché hanno molti anticorpi". "Difficilmente può esser praticato su larghissima scala perché prende tempo, ma può dar vita a altre forme di trattamento, come gli anticorpi monoclonali. Perché gli anticorpi che proteggono nella plasmaterapia possono essere prodotti in laboratorio, dando meno effetti collaterali e rendendone possibile un utilizzo su larga scala".

CONVIVERE E COMBATTERE IL VIRUS - "Per evitare un secondo lockdown che sarebbe un disastro per il Paese - ha aggiunto Rezza - dobbiamo mantenere comportanti responsabili e agire tempestivamente nel contenere i focolai sul territorio. Convivere col virus significa anche continuare a combatterlo". L'aumento delle terapie intensive era "un atto dovuto, ma il fatto di averne di più ora non significa che dobbiamo riempirle. La Germania che ne ha molti più di noi, ma fa in modo che le persone non ci arrivino. Per farlo serve un grande lavoro sul territorio", ovvero "individuare casi, rintracciare contatti, testarli anche da asintomatici". Rispetto alla diversità regionali nelle riaperture: "Un provvedimento nazionale serve" ma "adattamenti a livelli regionali di un provvedimento nazionale sono la cosa più giusta" e ci sono "sempre stati in questo paese". 

CONTE 'Integrare task force con donne' - Chiamerò Colao per comunicargli l'intenzione di integrare il comitato di esperti che dirige attraverso il coinvolgimento di donne le cui professionalità - sono certo - saranno di decisivo aiuto al Paese - ha annunciato il premier Giuseppe Conte -. Allo stesso modo, nelle prossime ore chiederò al capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, di integrare il Comitato tecnico-scientifico con un'adeguata presenza femminile".

"Allo stesso modo, nelle prossime ore chiederò al capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, di integrare il Comitato tecnico-scientifico con un'adeguata presenza femminile. Analogo invito rivolgo anche a tutti i ministri affinché tengano conto dell'equilibrio di genere nella formazione delle rispettive task force e gruppi di lavoro", spiega il capo del governo.

"Con diverse colleghe abbiamo sottoscritto una mozione sulla necessità di intervenire sull'esigua presenza di professioniste donne nelle task force istituite dal governo nell'ambito dell'emergenza Coronavirus. Il presidente del Consiglio Conte ha raccolto tempestivamente questo intervento - spiega su Facebook la vicepresidente del Senato e senatrice Pd, Anna Rossomando - e si tratta di un dato sicuramente positivo.