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17/06/2020 06:00:00

L'operazione "Cutrara" smantella la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo

 11,50 - Due fucili doppietta calibro 12 perfettamente conservati e funzionanti e 38 proiettili di diverso calibro, sono stati trovati dai carabinieri, nascosti sottoterra in diversi punti della proprietà di "Tempesta", Francesco Domingo, boss ritenuto a capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo e arrestato ieri nel corso dell'operazione antimafia "Cutrara". (Qui l'articolo).

 06,00 - Una ritrovata centralità della famiglia mafiosa di Castellammare nelle attività di Cosa nostra, il coinvolgimento della politica, lo stretto legame con la consorteria americana di New York, che ha gran parte delle sue radici proprio in personaggi della città del Golfo, e non ultimo il forte legame con il boss di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro.

Ha messo in luce tutto questo l’operazione antimafia “Cutrara” che, ieri mattina, con l’impiego di 200 militari dell'Arma, il supporto di unità navali, aere e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia e unità cinofile per la ricerca di armi, ha smantellato la famiglia mafiosa castellammarese con 13 arresti e 11 denunce in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti degli affiliati alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo.

Gli arrestati - Gli arrestati sono 13. Al centro dell’intera indagine c'è Francesco Domingo, detto "Tempesta", boss scarcerato nel 2015. I nomidegli arrestati: DOMINGO Francesco, cl. 56 di Castellamare del Golfo; ANGILERI Diego, cl. 37 di Marsala (domiciliari); BUCCELLATO Felice, cl. 41 di Castellamare del Golfo (domiciliari); DI STEFANO Rosario Antonino, cl. 69 di Castellammare del Golfo; DOMINGO Camillo, cl. 57 di Castellamare del Golfo; LA SALA Daniele, cl. 80 di Castellamare del Golfo; MERCADANTE Salvatore, cl. 85 di Castellamare del Golfo; MULE’ Maurizio Gaspare, cl. 66 di Castellamare del Golfo; SABELLA Antonino, cl. 57 di Castellamare del Golfo; STABILE Sebastiano cl. 47 di Castellamare del Golfo (domiciliari); SABILE Francesco, cl. 59 dei Castellamare del Golfo; VALENTI Carlo, cl. 78 di Castellamare del Golfo; VIRGA Francesco, cl. 70 di Trapani. Il provvedimento era diretto anche nei confronti di SOTTILE Benedetto cl. 48, che però è deceduto nel 2018.

Le accuse - Le accuse a carico dei tredici arresti eseguiti dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, guidato dal tenente colonnello Antonio Merola, vanno dall'associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Nell'ordinanza era inclusa una 14esima persona ma nel frattempo è deceduta. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni, tuttora in corso.
Le indagini - Coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, «hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015», dicono gli investigatori.

Indagato il sindaco di Nicola Rizzo - C'è anche il Sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo, tra gli indagati dell'operazione. L'abitazione del primo cittadino è stata perquisita all'alba. Rizzo ha ricevuto un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, con contestuale invito ad essere interrogato. Non si sa in quale contesto si inserisca l'episodio riferito a Rizzo che, bisogna dirlo, ha sempre fatto della legalità e della lotta alla mafia un punto fermo della sua amministrazione. E' in carica dal 2018. Secondo fonti di Tp24 l'episodio contestato a Rizzo si riferisce ad una concessione edilizia richiesta dagli arrestati dell'operazione di oggi. Sarebbero coinvolti anche alcuni tecnici comunali. “Ho piena fiducia nella Magistratura e nel lavoro delle Forze dell’ordine. Sono sereno. Sono assolutamente disponibile ad essere sentito immediatamente dalla Magistratura per chiarire la mia posizione poiché ho sempre operato con la massima trasparenza”.
Ha dichiarato il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicolò Rizzo, raggiunto dall’avviso di garanzia nell'ambito dell'operazione antimafia “Cutrara”

Gli altri indagati – Oltre al Sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo, tra gli indagati dell'operazione antimafia "Cutrera" c’è l'ex vice presidente del Consiglio comunale di Castellammare del Golfo, Francesco Foderà, scoperto a rivolgersi al capo mafia locale dopo aver subito il furto di un suo mezzo agricolo, e all'avvocato trapanese Francesco Di Bono, ex presidente del consiglio comunale di Trapani, intercettato a discutere di vertenze da risolvere con il capo mafia di Trapani Francesco Virga che in carcere ha ricevuto la notifica di questa nuova ordinanza.

Stretti rapporti con la mafia americana - Passa da Castellammare del Golfo il nuovo patto tra la mafia siciliana e quella di New York. E' ciò che emerge dall'operazione antimafia di queste ore. Gli emissari della mafia americana si incontravano con Francesco Domingo, 64 anni, detto "Tempesta", punto di riferimento del latitante Messina Denaro, e già condannato due volte per associazione mafiosa. D'altronde, le origini del clan Bonanno di New York sono proprio a Castellammare, al Flower Cafè E i Bonanno si relazionavano anche con i mafiosi di Sciacca, come dimostra un incontra del 30 Luglio 2018 a Castellammare del Golfo: da Sciacca arrivano il capomafia Accursio Dimino e Sergio Gucciardi, proprietario di due bar a New York, dove sono installate slot machine; incontrano Stefano Turriciano, “originario di Castellammare – scrivono– ma dimorante perlopiù negli Stati Uniti e dalle informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria, è stato controllato nel 2007 all’aeroporto di Palermo con Franco Salvatore Montagna, originario di Alcamo e fratello di Sal Montagna, affiliato alla famiglia newyorkese dei Bonanno e assassinato il 24 novembre 2011 a Montreal”. Puntavano a nuovi investimenti nel settore del gioco, sempre con la complicità di Antonello Nicosia, il collaboratore parlamentare dell’onorevole Giuseppina Occhionero, arrestato nel novembre dell’anno scorso.

Le indagini sulla famiglia di Castellammare - Le intercettazioni delle conversazioni telefoniche ma anche i classici servizi di osservazione, pedinamento e controllo, hanno consentito di ricostruire l'attuale assetto e organigramma della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. In particolare, a capo vi è ancora l'ultimo capo storico Francesco Domingo ed è composta da un nutrito numero di soggetti a sua disposizione, ha esercitato sul territorio di riferimento un controllo diretto e indiretto delle attività economiche, in particolare nel settore agricolo ed edilizio. Ciò attraverso una serie di estorsioni commesse mediante l'intimidazione mafiosa e finalizzate all'acquisizione dei lavori commissionati da privati; è stato accertato l'intervento mafioso sulla risoluzione delle questioni, economiche e non, fra privati, in totale sostituzione alle Istituzioni a ciò preposte. Infine, è emerso come il controllo sul territorio di riferimento è stato tale da rimettere in capo all'associazione mafiosa le decisioni in ordine alla commissione di furti e danneggiamenti nonché l'individuazione degli autori degli stessi reati qualora non autorizzati dal medesimo sodalizio.

La storia della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo – Quella di Castellammare fa parte del mandamento di Alcamo, unitamente all'omonima famiglia e a quella di Calatafimi Segesta. Fino ai primi anni '80, il mandamento di Alcamo faceva capo a Filippo Rimi, cognato di Tano Badalamenti di Cinisi e legato alla famiglia mafiosa da lui diretta; la famiglia di Castellammare del Golfo era in quegli anni retta da Cola Buccellato, che rivestiva altresì la carica di rappresentante dell'intera provincia di Trapani nella Commissione di Cosa nostra. Con la prima guerra di mafia, conclusasi nel 1983 con la vittoria dei corleonesi guidati da Salvatore Riina, la famiglia di Castellammare del Golfo venne "aggregata" a quella di Alcamo e l'intero mandamento fu retto prima da Vincenzo Milazzo e, dal 1992, da Giuseppe Ferro (poi divenuto collaboratore di giustizia); con la morte del Milazzo, 1a famiglia di Castellammare venne ricostituita e capeggiata da Gioacchino Calabrò, diretto referente dei corleonesi, poi arrestato nel 1993. Dopo il 1993 la guida fu poi assunta da Michele Mercadante, Agostino Lentini e Nino Valenti, al vertice di un gruppo formatosi all'interno dell'articolazione in esame di cui facevano parte, fra gli altri, Antonino Bosco, Diego Ruggeri, Michele Sottile, Mariano Saracino e giustappunto Francesco Domingo.

Chi è Francesco Domingo, detto "Tempesta", a capo della famiglia di Castellammare - Francesco Domingo assunse la reggenza della famiglia, falcidiata nel frattempo da numerosi arresti, e fu poi a sua volta arrestato nel novembre del 2001 per il reato di partecipazione ad associazione mafiosa, commesso fino al 1997. In quel procedimento Domingo era accusato nello specifico, di aver favorito la latitanza di diversi mafiosi, di aver concorso alla commissione di estorsioni nonché di aver partecipato alla fase esecutiva dell'omicidio di Ambrogio Farina (fatto quest'ultimo per il quale era stato tuttavia assolto nel separato processo d'appello avverso la sentenza della Corte d'Assise di Trapani che lo aveva invece condannato alla pena dell'ergastolo). Francesco Domingo è stato poi nuovamente processato e condannato ad oltre diciannove anni di reclusione per aver diretto l’organizzazione mafiosa di Castellammare del Golfo dal 1997 e fino al 13 luglio 2004, nel processo scaturito dall'operazione nota come "Tempesta', appellativo con il quale Domingo era da sempre conosciuto.

La sentenza, in particolare, ha accertato che quest'ultimo, anche nel corso della propria detenzione a seguito del primo arresto nel novembre 2001, aveva mantenuto la reggenza della famiglia mafiosa, gestendo direttamente dal carcere le estorsioni in danno delle imprese e percependo gli introiti da riversare nella "cassa" dell'associazione e ciò attraverso la collaborazione della propria moglie Antonella Di Graziano che, in occasione dei colloqui in carcere, riceveva le direttive e le veicolava poi a Diego Rugeri. Uscito dal carcere il 17 maggio 2016, Francesco Domingo è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di Castellammare del Golfo.

 

 

Domingo,  "ha una particolare inclinazione alla violenza, che ha sempre caratterizzato le sue condotte associative, tanto da avere egli ricevuto dagli allora vertici del sodalizio, nel corso della sua lunga militanza in Cosa nostra, in più occasioni il compito di organizzare gravi atti dinamitardi a scopo estorsivo e tanto da essere riuscito a dirigere e organizzare un'attività estorsiva capillare in danno di tutti gli imprenditori del territorio". "È proprio in ragione di tali caratteristiche e del pericolosissimo profilo criminale di Domingo che, all'atto della sua scarcerazione, è stata avviata l'attività investigativa nei suoi confronti, apparendo altamente verosimile che lo stesso Domingo, tornato in libertà, acquisisse nuovamente il controllo della famiglia mafiosa, che mai aveva tradito e dalla quale mai si era dissociato", scrive il gip nella misura cautelare.