Solo apparentemente il referendum costituzionale sul quale domenica e lunedì noi italiani siamo chiamati al voto riguarda il taglio dei parlamentari. A vedere bene, in profondità, le cose, in ballo c'è ben altro. Un modo di vedere e vivere la politica, di intendere le riforme, più che mai necessarie per questo Paese.
Il referendum costituzionale, diciamolo francamente, nasce da un ricatto politico. Quello imposto dai Cinque Stelle al Pd per abbandonare la Lega e dare vita al governo Conte bis. Per fare questa giravolta i Cinque Stelle hanno chiesto al Pd l'appoggio alla loro proposta di taglio dei parlamentari, e dal Nazareno, pur di poter andare a comandare, come direbbe Rovazzi, hanno risposto subito di si.
Ma per noi cittadini è una proposta inaccettabile. Perchè non si tagliano, così, i parlamentari, un tanto al chilo. Le riforme, soprattutto quelle costituzionali, hanno una loro grammatica. Non si fanno in salumeria. Questa è una riforma fatta da analfabeti. Non si fanno le riforme senza sapere cosa ci aspetta dopo: magari uno straccio di legge elettorale potevano anticiparla. Invece, così, è un salto nel buio.
Questo taglio dei parlamentari, imposto così, non è una riforma, è uno slogan. Vincerà il si, perché lo propone il partito, i Cinque Stelle, che ha fatto della semplificazione massima la sua agenda. E quindi ha fatto passare il messaggio, non vero, del risparmio, dell'attacco alla "kasta", e via dicendo. Vinceranno i si, per molti sarà come mettere un like, consumare una vendetta.
Ma per le persone responsabili è il momento di dire no. A questo modo di concepire la politica, prima ancora che alla riforma.
Ricordo, da ragazzino, una scena abbastanza splatter del mio fumetto horror preferito, Dylan Dog. Ad un certo punto c'era una persona obesa, e provava una nuova dieta ... a colpi di accetta sulla pancia. Terribile, no? (L'ho detto che era splatter). Qui si vuole fare la stessa cosa: siccome in Italia la politica è obesa, vero, si vuole ragionare a colpi di accetta. E' un orrore.
Ecco perché voto no. Perché tra la casta e il populismo un tanto al chilo c'è una terza via. Quella laica, del ragionamento, dell'analisi. Che ci porta a dire che eliminando un gran numero di parlamentari noi, noi cittadini di provincia, perderemo quel poco di rappresentatività che abbiamo. Oggi ci lamentiamo che le scelte politiche a Marsala come a Trapani vengono decise a Palermo? Domani sarà ancora di più così. Dobbiamo capire che non è tagliando i parlamentari che si migliora la democrazia. Ma chiedendo che lavorino meglio e di più. E insisto anche su un altro punto: se continuamo a tagliare i compensi ai politici, in nome dell'attacco alla casta, prima o poi ci troveremo a fare politica solo le persone o molto ricche, o molto corrotte, o molto incapaci. Già oggi un consigliere comunale prende l'equivalente del reddito di cittadinanza.
I costi, i costi ci sono da tagliare. Ma sono altri. Le mega consulenze, l'apparato della politica. E una cosa di cui non parla nessuno: le procedure di infrazione. Cioè le multe che paga ogni anno l'Italia perchè non è in regola con le leggi comunitarie, ad esempio, su fognature, acqua, abusivismo. Sono 78 milioni di euro l'anno. Il taglio dei parlamentari, invece, farà risparmiare di meno, 57 milioni di euro l'anno.
Questo referendum ci dà un occasione storica. Se vince il No il messaggio per tutta la classe politica sarà devastante e rivoluzionario: noi cittadini siamo più maturi di quello che sembra, non vogliamo i provvedimenti spot, ma soluzioni vere.
Il quesito di domenica, insomma, ci mette di fronte al populismo nella sua forma plastica. Una riforma fatta male, senza un reale motivo, senza vantaggi se non la vendetta del popolo contro la casta. Una riforma pericolosa, perchè riduce i problemi reali del Paese ad un problema di numero dei parlamentari, in modo superficiale e approssimativo. Se vince il Si, i populisti, soprattutto queli di governo, quelli che pur di restare nella stanza dei bottoni hanno inventato robe come il "mandato zero", ci diranno che hanno fatto una riforma epocale. Hanno fatto invece qualcosa di modesto, e, a lungo andare, anche dannoso. Dannoso, si. Perchè sarà il trionfo dell'apparenza sulla sostanza, passerà il messaggio che ogni riforma si può fare in questo modo, con una ricetta semplicistica, lo slogan giusto, i testimonial azzeccati. E allora tra qualche anno qualcuno dirà: ma perchè abbiamo 600 parlamentari, non sono troppi? E diventeranno la metà. E il senatore di Marsala sarà eletto in Irpinia, ma non importa, è il risparmio. E poi diranno, ma perché 300, non ne bastano 30, ma onesti? E poi da 30 ci spiegheranno che forse vale la pena pagarne tre, di parlamentari, però onestissimi. E poi ci diranno che anche quello è uno spreco. Perché in fondo non ci servono uomini e donne in politica, non servono poltrone, non servono idee, e interrogazioni. Ci vuole un algoritmo. Farà tutto lui.
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