Quantcast
×
 
 
30/10/2020 06:00:00

Coronavirus e la corsa al vaccino. Quanti sono, cosa c'è da sapere e quando arriveranno

La pandemia avanza quotidianamente, in Italia, in Europa e nel mondo in maniera sempre più preoccupante. I casi nel mondo sono 44milioni. Il Paese più colpito, gli Stati Uniti con 8milioni 927mila casi, poi l'India con 8milioni e 40mila casi, e il Brasile con 5 milioni 468mila contagi. A seguire Russia, Francia e Spagna, tutti con oltre 1 milione di positivi e al tredicesimo posto l'Italia con 616.595. 

La crisi sanitaria mondiale ha fatto sì che i laboratori delle case farmaceutiche iniziassero le loro ricerche per la produzione del vaccino anti-Covid ma sull'efficacia, ad esempio esclude che possa essere efficare quasi al 100 per cento come quella della polio, Silvio Garattini, presidente dell’istituto Mario Negri di Milano.

Quando è previsto l'arrivo dei vaccini -  Quasi sicuramente il vaccino non arriverà prima della prossima primavera, o addirittura entro la fine del 2021. I primi lotti, in arrivo entro fine anno, saranno destinati a operatori sanitari e persone più fragili e suscettibili al contagio. I primi vaccini in arrivo non promettono di prevenire la trasmissione, ma quanto meno di evitare la malattia sintomatica con il 50 per cento di probabilità, e andranno rifatti periodicamente, come il vaccino antinfluenzale. Altri ne seguiranno forse più efficaci e duraturi.

La finalità dei vaccini, se non di sradicare dare sollievo - In assenza di farmaci risolutivi, possiamo almeno sperare nei vaccini? A partire da quando? Sono queste le due domande che ciascuno di noi si sta facendo in questi giorni di aggravamento dell’epidemia in Italia. Teoricamente il vaccino è proprio quella risposta farmacologica che ci consentirebbe di sbarazzarci almeno in parte di quelle “misure non farmacologiche” che ci stanno appesantendo la vita con quarantene, distanze sociali e disinfettanti. Ma quel momento è ancora lontano. Anche se l’arrivo della prima generazione di vaccini che sono ormai nella fase finale di sperimentazione ci potrebbe dare un po’ di sollievo.

Sperimentazione in fase avanzata, 10 vaccini in dirittura d'arrivo - «I vaccini che si trovano attualmente nella terza fase di sperimentazione - vale a dire in quella in cui se ne misura non più la sicurezza ma l’efficacia - sono una decina» spiega il vaccinologo Rino Rappuoli della Glaxo Smith Kline di Siena. «Questi primi vaccini potranno arginare l’epidemia offrendo quantomeno una probabilità di protezione del 50 per cento dalla malattia. Al momento non siamo ancora in grado di dire se dureranno a lungo o dovremo rifarli ogni anno. E nemmeno se si limiteranno a non farci ammalare o anche a non trasmettere l’infezione. Le prime dosi potrebbero arrivare in Europa a fine anno, e andranno riservati alle categorie più fragili: anziani, malati e personale sanitario. Mentre per averne dosi sufficienti per tutti dovremo aspettare almeno la seconda parte del 2021».

Ma vediamo, quali sono questi vaccini? In teoria sono un’ottantina in diverse fasi di sperimentazione, ma solo dieci stanno terminando la fase 3 . Se però escludiamo quelli russi e cinesi, già approvati e in parte utilizzati ma sui quali è lecito avere qualche riserva, ne restano cinque. Due sono vaccini a Rna messaggero (mRna), che introdotti nell’organismo inducono una risposta immunitaria: i più avanzati sono quello prodotto dall’azienda Moderna insieme al National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), e quello dell’azienda tedesca Biontec sostenuta da Pfizer. Il vaccino di Astra Zeneca-Università di Oxford e quello di Johnson&Johnson si avvalgono invece di vettori virali (di solito Adenovirus) che recapitano nel nostro organismo geni di coronavirus per stimolare gli anticorpi. Infine, fra i classici vaccini realizzati con proteine virali, con adiuvanti per aumentarne l’efficacia, il più vicino alla meta è della statunitense Novavax.

La previsione dell'Irbm, “Entro giugno avremo il vaccino per tutti“. Sono parole che non possono non suscitare speranza quelle pronunciate da Piero Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia, l’azienda che insieme alla Oxford University sta mettendo a punto uno dei vaccini anti-Covid in fase più avanzata al mondo. Intervenuto a The Breakfast Club, su Radio Capital, come riportato dall’Agi, Di Lorenzo ha deciso di esporsi su quella che è la domanda delle domande in questo particolare periodo storico, e cioè quando ci sarà un vaccino: “Possiamo ipotizzare una disponibilità di dosi per tutti a giugno 2021. Se non ci saranno eventi avversi e novità negative, la sperimentazione terminerà entro la fine dell’anno, quindi entro dicembre in Europa arriveranno 20-25 milioni di dosi e quindi 2-3 milioni in Italia da destinare subito ai più fragili come gli ospiti di Rsa, ma anche forze dell’ordine e operatori sanitari“. Piero Di Lorenzo della Irbm di Pomezia ha dunque chiarito perché l’orizzonte dell’estate come uscita dal tunnel coronavirus è davvero possibile: “Il tempo necessario non solo per far arrivare le dosi ma per sottoporre a vaccinazione tutte le persone che vorranno si può ipotizzare ragionevolmente entro giugno dell’anno prossimo“. “L’Italia – ha aggiunto Di Lorenzo – ha prenotato 70 milioni di dosi che arriveranno entro giugno, noi siamo 60 milioni e circa un quarto, secondo statistiche Istat, non intende vaccinarsi, quindi penso che le dosi saranno più che sufficienti per vaccinare tutti quelli che lo desiderano entro maggio-giugno“. Rispetto ai controlli che potrebbero frenare il via libera al vaccino, Di Lorenzo ha detto di immaginare che “i dirigenti scientifici dell’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali che ha l’ultima parola per il vaccino in Europa, ndr) taglieranno tutti i tempi della normale burocrazia ovviamente senza penalizzare i controlli necessari per la sicurezza e l’efficacia del vaccino“.

Qual è il migliore tra i vaccini: «possiamo dire che quello classico (a proteine e adiuvanti) ha meno problemi di conservazione e ha un processo di industrializzazione più collaudato, ma di tutti è stata testata sicurezza ed efficacia» spiega Rappuoli, che come Gsk è coinvolto nella produzione di adiuvanti per alcuni vaccini che non rientrano però fra i primi ad arrivare sul mercato.

Manca il via libera definitivo per averli in farmacia? «Manca la valutazione finale da parte delle agenzie regolatorie una volta che tutti i dati saranno resi disponibili» spiega Silvio Garattini, dell’istituto Mario Negri di Milano. «C’è da dire però che agenzie come la Fda americana e la Ema europea stanno già esaminando i dossier disponibili utilizzando procedure di emergenza che tagliano di molti i tempi soliti di approvazione, che altrimenti richiederebbero anni. E, a prescindere dal fatto che funzionino o no, le industrie stanno già producendo milioni di dosi pronte per essere distribuite appena vi sarà il via libera». E se dovessero venir bocciati? «Li butteranno via. D’altra parte tutta l’operazione è finanziata dai diversi Stati e fondazioni internazionali e non ricade se non in minima parte sull’industria».

I finanziamenti da parte degli Stati e l'impegno delle compagnie farmaceutiche - Le compagnie farmaceutiche che si sono lanciate nell’impresa (dieci miliardi solo da parte degli Stati Uniti), semplificando i passaggi burocratici e rinunciando per il momento un vaglio scientifico più stringente, come quello auspicato da Anthony Fauci, di confrontare i vaccini non semplicemente con il placebo ma fra di loro, in modo da individuare il migliore da usare in prima battuta. Una procedura che avrebbe comunque scoraggiato molti dal competere. C’è da dire però che, paradossalmente, sono state proprio nove industrie farmaceutiche a prendere l’impegno di rifiutarsi di licenziare un vaccino prima che siano disponibili i risultati di studi clinici adeguati, anticipando così le pressioni politiche in arrivo dalla Casa Bianca in vista delle elezioni del 3 novembre.

Vaccino simile a quello dell'influenza e da ripetere  - «Dimentichiamoci comunque un vaccino come quello della polio, efficace quasi al 100 per cento» continua Garattini. «È simile piuttosto a quello per l’influenza, da rifare periodicamente in relazione alle mutazioni del virus e alla durata dell’immunità, e con un’efficacia non minore, ma non necessariamente superiore al 50 per cento. Il che comunque non è poco, perché una volta distribuito alla popolazione consente di ridurre notevolmente i contagi, anche se non ci esenta dal tenere alta la guardia». È da capire se questi vaccini saranno indicati a tutti o solo alle categorie più esposte da proteggere in prima battuta. «Il fatto che siano stati sperimentati finora su almeno 30mila persone nel gruppo di intervento e altrettante nel gruppo placebo ci dà buone garanzie sui risultati relativi a sicurezza ed efficacia. Ma andranno comunque sorvegliati nei loro effetti anche dopo la loro messa in commercio per essere certi che possono essere tollerati senza problemi da miliardi di persone». La distribuzione di massa, sarà uno degli aspetto più difficili una volta avuto il via libera. E questa si comprende anche alla luce dei ritardi per il vaccino antinfluenzale. Fin quando non arriverà, una cosa è certa, dovremo continuare a indossare la mascherina, lavare e disinfettare le mani, mantenere la distanza di un metro fra noi e le altre persone cambiare spesso aria aprendo le nostre finestre di casa.

Moderna pronta al lancio globale - L'azienda biotech statunitense Moderna è pronta a lanciare su scala globale il suo vaccino contro il coronavirus e si sarebbe già assicurata 1,1 miliardi di dollari di depositi dai governi interessati all'antidoto denominato mRna-1273. E' quanto rivela la stessa società nei conti trimestrali, precisando di voler vendere il vaccino a un costo "inferiore al valore di mercato". Moderna sta negoziando il prezzo con l'Organizzazione mondiale della sanità affinché sia uniforme a livello mondiale. Lo scorso agosto Moderna aveva ipotizzato un costo compreso tra i 32 e i 37 dollari a dose. "Ci stiamo attivamente preparando per il lancio del mRna-1273 e abbiamo firmato una serie di accordi di fornitura con alcuni governi nel mondo", dichiara in una nota il Ceo di Moderna, Stephane Bancel. "Moderna - aggiunge - è impegnata a garantire i più alti standard di qualità sui dati e sulla rigorosa ricerca scientifica, mentre continua a lavorare con i regolatori per lanciare l'mRna-1273".

Dopo l'annuncio di Putin anche la Cina annuncia vaccino contro il Covid - La Cina ha annunciato che presto sarà pronto un vaccino per il Covid e che entro fine anno 2020 saranno pronte e distribuite circa 600 milioni di dosi. Dopo, dunque, l’annuncio di questa estate del Presidente Russo Vladimir Putin, ecco che anche il suo omologo cinese si è detto ottimista e vede la fine prossima della crisi sanitaria globale. Sinopharm, società cinese al lavoro su due vaccini anti Covid-19, ha comunicato di essersi avviata verso la produzione di massa. Il presidente Liu Jingzhen, secondo la tv statale in lingua inglese Cgtn, ha detto che Sinopharm “è pronta a cominciare la produzione su larga scala di vaccini per assicurare scorte sufficienti e sicure”. Entro l’inizio del 2021, la Repubblica democratica cinese conta di potere avere a disposizione 610 milioni di dosi di vaccini. La notizia è stata confermata da Zheng Zhongwei, capo della task force di sviluppo dei vaccini anti Covid-19.