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17/12/2020 06:00:00

Marsala, i medici del Covid Hospital: "Responsabilità, non abbassiamo la guardia per Natale"

 Cosa sono i camici bianchi dentro un ospedale? Sono i professionisti della Sanità, quelli che hanno a che fare con i pazienti, tutti.

In quelle stanze e tra i corridoi del Paolo Borsellino di Marsala ci sono delle piante, belle, verdi. Vengono curate, qualcuno che ha il pollice verde, ci dicono che fa parte di un percorso di umanizzazione del nosocomio.


Del resto un cittadino per essere lì un problema di salute lo deve preoccupare, quindi meglio creare un ambiente confortevole.
All’ingresso del Paolo Borsellino c’è un albero di Natale, lo hanno allestito i volontari ospedalieri dell’AVO, un altro albero è in reparto di Radiologia. Il Primario Rino Urso indica quel reparto come di “frontiera”, perché ogni diagnosi passa dalla Radiologia. C’è una sola Tac e quindi sono stati individuati due percorsi, uno per pazienti Covid e uno per pazienti no Covid. La Radiologia lavora in stretto contatto con il Pronto Soccorso quando hanno a che fare con soggetti risultati positivi al test antigenico o molecolare.


Tutte le procedure di sicurezza vengono rispettate, in ospedale non ci sono stati focolai.
Massima attenzione e cautela, il virus è invisibile, non conosce età e produce effetti anche dopo la negativizzazione. Il dottore Cristiano Raimondo, primario di Medicina, tratta questi pazienti quando presentano dei sintomi da infezione Covid, previa Tac positiva per polmonite interstiziale e insufficienza respiratoria. Non tutti i positivi al Coronavirus necessitano di ricovero, i pazienti utilizzano un ascensore attraverso il quale possono passare da un reparto a bassa intensità di cura e poi in Terapia Intensiva o in Pneumologia, a seconda la gravità del caso.
Attualmente in Medicina ci sono sessanta posti letto e ne sono occupati circa la metà, questo grazie alla diminuzione della positività in provincia di Trapani e alla mancanza di focolai, che però non deve indurre a far abbassare la guardia.


I numeri di questa seconda ondata per l’ospedale cittadino li fornisce il direttore sanitario, Francesco Giurland
a: sono 126 posti letto Covid, 36 di Terapia Intensiva, 16 di sub intensiva. Ci sono stati ben 230 ricoverati con 51 decessi, l’eta media è quella di settant’anni, una maggiore fascia di popolazione è stata attaccata dal virus.

Che luci di Natale sono, quelle al tempo del Covid, nelle corsie di ospedale?
Sono luci diverse, e poi per illuminare gli animi non c’è bisogno di alcuna luminaria, diciamolo, semmai possono bastare gli occhi di chi semina speranza e con pazienza e professionalità si prende cura dei ricoverati.

E fa specie oggi sentire parlare di panettoni, di shopping natalizio, di cashback, quando molte persone ancora lottano tra la vita e la morte, quando sono intubate, hanno un casco, quando non vedono i loro cari da settimane.
Perché vale sempre la regola del rispetto, quello che va doverosamente riconosciuto a chi sta male e a chi, invece, è in trincea con questi ammalati per strapparli al Covid.

Non c’è un camice bianco migliore degli altri, e se ci fosse la classifica andrebbe stilata dagli addetti ai lavori.
Ci sono donne e uomini che ogni giorno compiono il proprio dovere. Non si aspettano un grazie, non lo vogliono nemmeno, chiedono semmai silenzio per una situazione che ha preso alla sprovvista, che ha rimodulato la quotidianità di ciascuno, che ha invertito le priorità e che ha sbattuto in faccia a tutti che la vita è un soffio. Senza arroganza e supponenza, questi medici li trovate lì al Paolo Borsellino.
Ed è ora che la città mostri orgoglio.