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02/02/2021 06:00:00

L'olocausto e l'aborto nel video shock di Padre Bruno. Le reazioni e le polemiche

“L’olocausto e l’aborto sono la stessa cosa”, lo sconcertante paragone di Padre Bruno de Cristofaro, dell'Opera di Birgi, a Marsala con il suo video del 27 gennaio scorso, realizzato, in occasione della "Giornata della Memoria" e pubblicato da Tp24, oltre a fare il giro d’Italia e a diventare virale sulla rete, ha scatenato una serie infinita di reazioni ma anche tante polemiche tra chi ritiene quelle frasi vergognose e offensive delle donne e dei loro diritti, ma anche di uno Stato laico, dove, la legge in questione - la 194 del 78 che Padre Bruno paragona agli stessi crimini commessi nei campi di concentramento ad opera dei nazisti - è stata voluta, proposta e poi approvata dal parlamento italiano.

Le parole di Padre Bruno: “Nel campo di concentramento di Auschwitz, il dottor Mengele, conosciuto come “l’angelo della morte”, un giorno con un gessetto bianco tracciò una linea su un muro, alta circa 1 metro e 50. Decretò che coloro che superavano questa linea, bambini e ragazzi, potevano vivere. Tutti gli altri dovevano andare nelle camere a gas. Che differenza c’è tra lui e una legge che dice che si merita tutela soltanto dal terzo mese di gestazione in poi? C’è la stessa arbitrarietà", si chiede il prete. "Solo nel 2020 a causa dell’aborto volontario sono morti 42 milioni di bambini nel mondo". Qui sotto vi riproponiamo il video: 

Le reazioni - Tante come dicevamo le reazioni alle parole di Padre Bruno, ma anche tanti che hanno voluto esprimere la propria opinione in alcuni casi di dissenso come Massimo Jevolella che ha scritto una riflessione rivolta a Padre Bruno e che potete leggere qui, ma anche tanti messaggi a sostegno del prete e che potete leggere qui

Cgil Trapani - "Gli attacchi dei giorni scorsi alla legge 194/78 e all’autodeterminazione delle donne, attraverso cartelloni pubblicitari delle associazioni pro vita e con le esternazioni del prete di Birgi, che ha paragonato l'olocausto all'aborto, sono un pesante segnale di arretramento culturale, reso ancora più grave dalle lacune delle azioni messe in campo dalle Istituzioni rispetto alle politiche di genere". Ad affermarlo è Antonella Granello della segreteria della Cgil di Trapani e responsabile delle politiche di genere del sindacato. "A distanza di 43 anni dall'approvazione della legge - dice Antonella Granello - l’aborto continua a essere un tema di scontro ideologico, ma non si può e non si deve tornare indietro sulla strada dei diritti. Il vero obiettivo delle associazioni pro vita sembra essere quello di intervenire contro una legge dello Stato che riconosce il valore dell’autodeterminazione delle donne. La legge 194 che garantisce alle donne il diritto di scegliere di interrompere una gravidanza è stata una conquista per assicurare alle donne il diritto alla salute e alla vita, messi a rischio dagli aborti clandestini. I dati Istat, analizzati dalla Cgil, confermano che il tasso di abortività, ovvero il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza per 1000 donne, in Italia è in costante calo.
"Questa flessione - dice Antonella Granello - potrebbe assumere una rilevanza maggiore se si investisse sulla piena applicazione della 194 potenziando i consultori, investendo sull’educazione sessuale nelle scuole, sull’accesso agli anticoncezionali sicuri, agevolando la somministrazione della pillola del giorno dopo, la Ru486, e sulla gratuità e la piena accessibilità della contraccezione d’emergenza".

L’Anpi di Trapani ha definito «semplicemente vergognoso l’accostamento tra l’Olocausto nazista e chi sostiene la civiltà del diritto delle donne ad abortire». «In un solo colpo il prete è stato capace di offendere le donne e le vittime del nazismo. Si può essere a favore o contro l’aborto, ma nessuno può permettersi di usare la Giornata della Memoria, per paragonare una donna a un criminale nazista» ha detto, invece, la presidente dell’assemblea provinciale del Pd, Valentina Villabuona.

La solidarietà a Don Bruno dell'Associazione Iustitia in Veritate - "Sulle parole  di don Bruno si è scatenato l’assalto dei media, non più circoscritto ai giornali locali, ma diffuso a livello nazionale, chiedendo la testa di don Bruno, quasi fosse un novello Giovanni Battista. Eppure in Italia oggi quella linea tracciata col gessetto è la legge 194/78: a differenza di ogni altra, intoccabile. Chi osi minimamente metterla in discussione è condannato alla morte civile, fosse pure un sacerdote nell’esercizio delle sue funzioni pastorali, che impongono di servire la Verità senza infingimenti. Ricordiamo che la condanna dell’aborto nel Magistero bimillenario della Chiesa Cattolica – dalla Sacra Scrittura al Codice di Diritto Canonico è inequivocabile, ferma e durissima".

Federvita Sicilia - "La Federazione dei Movimenti e Centri di aiuto alla Vita della Sicilia esprime solidarietà a Padre Bruno De Cristoforo, sottoposto ad incredibili attacchi per avere sostenuto una analogia tra lo sterminio della Shoah e quello dei bambini non ancora nati, che in numero sterminato (così diceva Giovanni Paolo II nella preghiera finale della Evangelium Vitae) vengono privati del diritto alla vita a causa dell'aborto. Mai e poi mai per noi le madri sono carnefici da associare a quelle di un olocausto, e neanche Padre Bruno ha detto questo: esse, come accadde nei campi di concentramento sono vittime di un marchingegno diabolico che oscura il volto del figlio e lo rende invisibile. Ma oggi la scienza ci dice il contrario", queste le parole della presidente di Federvita Sicilia, Maria Concetta Domilici.

Italia Cristiana - Italia Cristiana esprime piena solidarietà e sostegno a Don Bruno de Cristofaro per l’aggressione mediatica subita dopo la pubblicazione, in occasione della Giornata della memoria del 27 Gennaio, di un breve video dove ha commemorato, insieme allo sterminio degli Ebrei, anche l’attuale sterminio dei bambini nel grembo materno con l’aborto volontario. Condanniamo l’assolutismo dispotico della cultura della morte che avvolge la 194 e ostacola qualsiasi dibattito sull’omicidio aborto, vi è una dittatura del pensiero unico che non ammette confronto, non ammette di essere messa in discussione, chi, come Don Bruno, la contesta viene violentemente aggredito sul piano personale.