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15/02/2021 14:23:00

Auto di lusso rubate (per finta) e rivendute in Sicilia. Ecco come funzionava 

 Oltre un milione di euro. A tanto ammonterebbe la presunta truffa messa a segno nell’asse Palermo-Napoli. Sarebbero 37 le auto rubate ma solo sulla carta. L’obiettivo era truffare le assicurazioni simulando il furto delle auto, per poi rivenderle a ignari proprietari. Tutte auto di un certo tipo, auto di lusso e costose, come Ferrari, Porsche, Bmw, Range Rover ed Audi.


Il sistema delle truffe

Le auto venivano messe in garage, autosaloni e officine per la rivendita nel mercato dell’usato. C’era un prestanome a cui veniva intestata l’auto in cambio di soldi. L’auto veniva assicurata con un impianto satellitare ed ecco che veniva messo in scena il furto che avveniva nel fine settimana. Scattava la chiamata alle forse dell’ordine e la denuncia in Commissariato o in caserma dove lavoravano due degli indagati odierni. Grazie alla denuncia, veniva presentata la richiesta d’indennizzo alle compagnie assicurative. Il gruppo attendeva la liquidazione dell’indennizzo per il furto, una cifra che variava dai 10 ai 45 mila euro a seconda dell’automobile. Poi l’auto veniva reimmessa nel mercato con una nuova immatricolazione.

I nomi degli indagati

Il gip del tribunale di Palermo Guglielmo Nicastro ha applicato la misura cautela degli arresti domiciliari per i tre capi e promotori dell’associazione a delinquere Antonino Cangemi, Carmelo Cangemi e Gaetaneo Cangemi. Hanno invece la misura dell’obbligo di dimora Matteo Cavallaro, Ivan De Luca, Marco Litrico, Giuseppe Lo Casto (il carabiniere in forza alla stazione Palermo Scalo), Gaetano Pitarresi, Paolo Rovetto e Antonino Scalavino. Dovranno presentarsi tre volte a settimana all’autorità giudiziaria (misura dell’obbligo di firma) Luca Ferrara, Giuseppe Ippolito, Fabrizio La Mantia (l’agente di polizia) Antonino Sardina, Marzia Dallari e Concetta Presti.

Le indagini sono partite dall’analisi di un profilo Facebook denominato “il cornuto di Palermo”. Decriptando le conversazioni i carabinieri si sono accorti che si parlava di riciclaggio di autovetture rubate a Napoli e trasportate a Palermo. Dietro i nickname si celavano Gaetano Cangemi e Giuseppe Lo Casto, che sono finiti sotto intercettazione.

Il parcheggio al Foro Italico
Sulla famiglia Cangemi lavoravano gli agenti della Squadra mobile di Palermo che avevano ricevuto le denunce di alcuni autotrasportatori. I Cangemi si erano “appropriati” dell’area di sosta davanti ad un albergo del Foro Italico. Era diventato un parcheggio privato e i Cangemi chiedevano il pagamento per la sosta dei veicoli.

La Ferrari testarossa
Si è scoperto un vorticoso giro di auto. Il primo input investigativo arrivò dal messaggio inviato da Gaetano Cangemi a Lo Casto: “Peppino ma per oggi riusciamo a fare tutto come questo”, accompagnato dalla foto di una Ferrari 348 testarossa. Si è scoperto che Lo Casto aveva inserito nella banca dati delle forze dell’ordine la denuncia di ritrovamento della macchina, presentata da una donna. Era falsa, visto che la donna era deceduta nel 2014.


Nel caso di una Range Rover Evoque il furto e il ritrovamento era stato denunciato da un improbabile cittadino slavo. Altre volte i denuncianti erano complici in carne ossa. Tra la denuncia di furto e quella di ritrovamento le compagnie avevano già liquidato gli indennizzi. Successivamente si andava in agenzie di disbrigo pratiche automobilistiche, i cui titolari erano quanto meno distratti, e si immatricolava di nuovo la macchina, dando al mezzo una nuova vita per essere infine rivenduto in altre città d’Italia. Un giochetto avvenuto per decine di auto. Si trattava di macchine lussuose come la Ferrari e una Porsche Cayman, o modelli molto richiesti dal mercato: Mini, Smart, Mercedes, Range River Evoque. 



Cronaca | 2024-05-28 11:12:00
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