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02/03/2021 06:00:00

“Così la droga sta invadendo Trapani. Coca e crack anche tra i ragazzini”

Negli ultimi mesi le operazioni antidroga in Sicilia si sono moltiplicate. Non solo perchè le forze dell'ordine fanno il loro mestiere, ma perchè effettivamente sembra esserci più droga in circolazione.


Gianni Di Malta, responsabile regionale della  Saman, lei ha il polso della situazione. In provincia di Trapani può confermare questa tendenza, di un territorio sempre più invaso dalle droghe?

Sì, confermo. Purtroppo è un dato drammatico che è a conoscenza degli addetti ai lavori, di noi operatori che lavoriamo sul campo, delle forze dell'ordine che giornalmente eseguono arresti per spaccio e detenzione di stupefacenti. Il periodo di pandemia ha aggravato questa situazione. I ragazzi sono stati abbandonati a loro stessi. Sono proprio i ragazzi, specie quelli più giovani, ad aver sofferto di più in questo periodo di pandemia. Abbiamo, infatti, registrato un preoccupante abbassamento dell'età di chi fa uso di droga. Ai miei tempi si iniziava a 11, 12 anni a fumare la prima sigaretta. Adesso si inizia a 11, 12 a fare uso di sostanze stupefacenti anche pesanti. Parliamo di crack, di cannabinoidi, di acidi.

Nel nostro vissuto, funzionava così: si cominciava con le sigarette, poi si passava agli spinelli con gli amici, i più depravati passavano all'eroina e i ricchi si facevano di cocaina. E' un'immagine molto filmica, che però non esiste più. E' tutto cambiato. Sia la cocaina che il crack sono a disposizione di tutti, non c'è più quella barriera di ceto, anche perchè hanno raggiunto costi ridicoli con della pessima qualità.

Assolutamente. In questo la criminalità organizzata è stata lungimirante sotto questo punto di vista. Ha messo sulla piazza tanta di quella droga, tante di quelle schifezze, che hanno abbassato il costo. La richiesta adesso è tantissima, e con 5, 10 euro ti fai il crack. Una volta la cocaina era la droga dei ricchi, oggi è alla portata di tutti. A me chiamano mamme disperate che vengono picchiate dai figli perchè gli servono le 10, 15 euro al giorno. Noi riceviamo 3, 4, 5 telefonate al giorno del genere.

Che si fa in questi casi?

Quando si tratta di ragazzini, di minori, ci sono poche cose da fare. Anche noi operatori siamo con le mani legate. Non essendoci un provvedimento giudiziario non possiamo intervenire. Cerchiamo di dare degli strumenti ai familiari per catturare l'attenzione del ragazzo in questione e portarlo da noi per fare un colloquio conoscitivo e capire quanto è grave la situazione. Il problema è grave perchè in questo momento i ragazzini sono, diciamo così, in viaggio di nozze con queste schifezze, ci stanno bene. Non percepiscono il problema.

Mentre prima anche l'assunzione di droga era collegato ad un rito di socialità, adesso tutto avviene in una terribile solitudine che amplifica il problema.

Proprio così. Siamo davanti a un Paese depresso, dovuto principalmente a quello che stiamo vivendo, e le maggiori vittime sono i ragazzini che non vanno a scuola. Non hanno valvole di sfogo che possono essere le palestre, i centri sportivi, e stanno tutta la giornata in casa. Eppure riescono a farsi arrivare in casa anche delle schifezze, attraverso il dark web, vendute sotto forma di profumi ad esempio. Invece ti arriva a casa l'acido, l'extacy e altre porcherie. Questi i ragazzini, poi ci sono gli assuntori abituali che non si fermano davanti al lockdown e vanno comunque nei luoghi di spaccio, a domicilio. Le loro condizioni si sono aggravate sempre di più.

Dopo l'analisi del problema, sempre arriva la consapevolezza che bisogna fare qualcosa. Ma cosa?

Bisogna che le famiglie si rendano conto che c'è questo problema, che creerà grossi danni e sarà destinato a durare a lungo. Bisogna parlare nelle famiglie. Serve una risposta, anche, dal punto di vista politica. Noi stiamo lavorando con il distretto D50 per realizzare il nuovo piano di zona con i fondi del Fondo nazionale politiche sociali 2018-2019. Abbiamo inserito all'interno di questo piano di zona due progetti riferiti ai minori a rischio di devianza. Uno legato ad un percorso di legalità, l'altro prevede il Cpd, il centro polifunzionale delle dipendenze, che noi abbiamo portato avanti per 8 anni come Saman, ma poi si è interrotto, con i fondi che sono stati smistati per l'emergenza Covid. Adesso lo stiamo reinserendo, sarà un centro d'ascolto, che già opera comunque, con la nostra equipe che cerca di dare ascolto ai genitori. Smistiamo i casi in centri comunitari con programmi, ad esempio, di psicoterapia familiare. Cerchiamo di prendere in carico interi nuclei familiari, perchè spesse volte il problema nasce proprio dal nucleo familiare. Nel nostro piccolo stiamo cercando di fare questo. E' chiaro che bisogna creare una task force, con diversi enti che a vario titolo si occupano di minori. Parlo della scuola, della prefettura, dei centri sportivi. Serve una sinergia tra tutte queste forze e si faccia quadrato attorno ai nostri ragazzi perchè hanno bisogno di aiuto.