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31/03/2021 06:00:00

Dai morti “spalmati” ai trucchi per evitare la zona rossa. Lo scandalo dei dati Covid in Sicilia

Avrebbero ingannato milioni di siciliani. Manomesso i dati sul Coronavirus per scongiurare zone rosse. Numeri sgonfiati sui casi Covid, “spalmati” sui morti, gonfiati sui tamponi.

E’ lo scandalo dei dati falsi sul Covid in Sicilia, che ieri si è abbattuto come uno tsunami sulla sanità siciliana, e sul suo vertice, Ruggero Razza, raggiunto da un avviso di garanzia che lo ha portato a rassegnare le dimissioni da assessore alla Sanità.


L’inchiesta della procura di Trapani, avviata dai Carabinieri, ha portato all’arresto di tre funzionari della regione incaricati della gestione dei dati sull’andamento del Coronavirus in Sicilia. Diversi i casi registrati, da novembre a qualche giorno fa, in cui i funzionari sotto inchiesta mitigavano i dati sul Coronavirus in Sicilia da trasmettere all’Istituto superiore di sanità, per il monitoraggio della pandemia. Dati che poi determinano l’applicazione di misure più o meno severe per contenere la diffusione del virus.

 

L’indagine
Ai “domiciliari”, con l'accusa di falso materiale e ideologico, sono finiti Maria Letizia Di Liberti "braccio destro" dell’assessore Razza; Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato.
“Il presidente Nello Musumeci è stato ingannato”, scrive il Gip Caterina Brignone nell'ordinanza di custodia cautelare, dove parla di “un disegno politico scellerato”. Atti che poi sono stati trasmessi, per competenza, a Palermo.
Nell'inchiesta risultano indagati anche il vice capo di gabinetto dell’assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Maria Letizia Di Liberti.
L’inchiesta è scaturita dopo il blitz dei carabinieri nel laboratorio di Alcamo che aveva falsificato il risultato dei tamponi: negativi invece che positivi. I pm hanno deciso di fare un approfondimento all’assessorato regionale alla Sanità, attivando alcune intercettazioni. E sono emerse le prime conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi.

 

L’inganno
Non casi isolati, ma una vera e propria azione sistematica per ingannare il Ministero della Salute. Dalle indagini, condotte dalla Procura di Trapani, è emerso uno spaccato inquietante.
Il Dipartimento regionale per le attività sanitarie, guidato da Letizia Di Liberti, all'Istituto superiore della Sanità forniva dati falsi non soltanto relativi ai contagi (più negativi che positivi), ma anche sui tamponi effettuati e sui ricoveri.
Il numero dei tamponi veniva gonfiato, mentre il numero dei ricoveri era sempre inferiore a quello reale.
Di Liberti, assieme ai suoi collaboratori, con cadenza quotidiana elaborava i dati numerici relativi alla “curva del contagio”. Da alcune intercettazioni sarebbe emerso che il rapporto percentuale derivante dai nuovi soggetti contagiati con il numero di tamponi eseguiti, veniva artificiosamente modificato in modo da mantenere tale valore, tra tamponi effettuati e numero di soggetti positivi, al di sotto della soglia percentuale che nel tempo è variata dal 15% al 10 %.
La manipolazione dei dati, secondo la tesi accusatoria, veniva effettuata per incidere sull’indice RT tenuto conto anche degli altri dati regionali, tra i quali il numero di decessi, i ricoveri ospedalieri ordinari ed in terapia intensiva.
Il meccanismo era finalizzato al “contenimento matematico” dei contagi da Covid-19 nella popolazione siciliana, e scongiurare ovvero ritardare il passaggio della Sicilia in “zona rossa”.


I dati falsi per scongiurare la zona rossa a Palermo
Il 19 marzo, intorno alle 13.20, all'assessorato alla Sanità entrarono invece nel panico. Si erano appena accorti che dall'ospedale Cervello di Palermo non avevano comunicato 228 pazienti positivi, registrati nel corso di alcuni giorni. Il funzionario Cusimano viene intercettato dai carabinieri mentre riepiloga i numeri del giorno: "61 Agrigento, 75 Caltanissetta, 90 Catania, 508 Palermo...". La dottoressa Di Liberti urla al telefono: "Ma che dici? Ma che dici? No, scusa non può essere, se sono quei i dati definitivi, Palermo va in zona rossa subito, subito".
Alle 14.45, arriva la soluzione. La dirigente richiama il suo collaboratore e spiega cosa bisogna fare per evitare la zona rossa a Palermo. Eccola: "A questo punto io scenderei sotto i 400 su Palermo. Ho parlato con Ruggero e facciamo il punto domani". Chiede Cusimano: "Di queste cose qua?". Risponde la dirigente generale: "Sì, sì, sì, quindi 506 lo portiamo a 370... che ne so una cosa di queste... sono numeri esageratissimi... E ci aggiungiamo 1.000 tamponi". E così, quel giorno, i contagiati ufficiali furono "+370". E spuntarono 1000 tamponi in più per abbassare la media.

 

 

“Spalmiamoli un po’”
"Spalmiamoli un poco…" Così l'assessore alla Salute Ruggero Razza diceva alla dirigente regionale che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid in Sicilia all'Istituto Superiore di Sanità.
Sono state intercettate le conversazioni tra Razza e Di Liberti in cui si sarebbe pianificato di "spalmare" i numeri sui decessi da Covid in più giorni per non far sembrare troppo drammatica la situazione in Sicilia e scongiurare la zona rossa.

"I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?", chiede lei non sapendo di essere intercettata. "Ma sono veri?", chiede Razza. "Si, solo che sono di 3 giorni fa", risponde. E Razza dà l'ok: "Spalmiamoli un poco". La dirigente prosegue: "Ah, ok allora oggi gliene do uno e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri.. perché ieri il San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene?" "Ok", risponde l'assessore Razza.

 


“Mettici 2000 tamponi, fregatene”
Momenti particolari, concitati, per la paura di finire in zona rossa. La necessità di “spalmare quei decessi ed evitare di comunicare il superamento di quota 20 giornalieri. La necessità di aumentare il numero di tamponi fatti. A novembre all’assessorato alla Sanità si è fatto di tutto per “aggiustare” quei dati troppo allarmanti. "... Ma mettici 2.000 di rapidi.. fregatene!!!", dice la dirigente Di Liberti, per gonfiare i dati sui tamponi fatti all'impiegato della società che gestisce il sistema informatico dei flussi da comunicare all'Iss .
"Razza è seccato. - spiega Di Liberti non sapendo di essere intercettata, - mi disse: il fallimento della politica, non siamo stati in grado di tutelarci, i negozi che chiudono, se la possono prendere con noi, non siamo riusciti a fare i posti letto".


Razza non risponde ai pm
Si è avvalso della facoltà di non rispondere l’ormai ex assessore regionale alla Salute che, ieri pomeriggio, si è recato al Palazzo di giustizia di Trapani. Ruggero Razza, però, non ha risposto alle domande dei Pm Sara Morri e Francesca Urbani che hanno coordinato l'inchiesta sui dati taroccati forniti all'Istituto superiore della Sanità e al Ministero per scongiurare che la Sicilia venisse declassata in zona rossa. Inchiesta culminata, all'alba di oggi, nell' arresto di Letizia Di Liberti dirigente del Dipartimento regionale per le attività sanitarie e di due suoi collaboratori. Ruggero Razza, invece, é indagato. Sapeva dei dati sui contagi, sui tamponi, sui ricoveri e sui decessi alterati. "Spalmiamoli" l' ordine che avrebbe dato l' ex assessore che davanti ai magistrati ha fatto scena muta



Native | 2024-04-30 09:39:00
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