Quantcast
×
 
 
05/05/2021 06:00:00

Coop, affari e migranti: il sistema Norino Fratello. Inizia il processo

 Aveva messo su una rete di cooperative, controllate occultamente, per la gestione dei migranti.

Aveva fiutato l’affare, e si era spostato dall’assistenza ai disabili alla gestione dei centri d’accoglienza. Una rete che girava attorno a Norino Fratello, ex deputato regionale di Alcamo, re delle coop. Un sistema che è stato scardinato nell’inchiesta Brother, del 2018, con 14 persone indagate. E oggi comincia il processo al Tribunale di Trapani per 13 di loro, mentre un’indagata ha scelto il rito abbreviato.

A processo oltre all’ex deputato regionale (arrestato nel blitz) anche il fratello, Salvatore. Poi l’ex consigliere comunale di Alcamo Gaetano Calvaruso, l’imprenditore Baldassare Marchese, Antonino e Sebastiano D’Angelo, Maria Adragna, Davide Amodeo, Cristina Coppola, Benedetto Costantino, Maria Fileccia, Patrizia Messina e Marisa Oliveri. Anna Maria Montemagno ha invece scelto il rito abbreviato.
Le accuse a vario titolo sono di estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, evasione fiscale, mancato versamento dei contributi. L’accusa è guidata dal procuratore di Trapani Maurizio Agnello e dai sostituti Sara Morri e Francesca Urbani.


L’ex deputato regionale dell’Udc, ha patteggiato anni fa una pena di un anno e mezzo per concorso in associazione mafiosa. Tutti lo ricordano per la sua domanda fatta al giudice: “Se patteggio mi posso ricandidare?”. Il nome di Norino Fratello entra a gamba tesa sull’affare dell’ospitalità ai migranti, con le cooperative a lui riconducibili, gestite dall’ex deputato ma non a lui intestate che fanno base ad Alcamo. Coop che prima si occupavano di anziani e disabili e poi si sono direzionate sull’accoglienza dei migranti tra Castellammare e Alcamo.

 

 

Norino Fratello è accusato di aver violato le prescrizioni previste per i condannati per mafia, controllando in maniera occulta quattro coop (Dimensione Uomo 2000, Letizia, Consorzio Servizi e Solidarietà, Benessere) che gestivano centri d’accoglienza ad Alcamo e Castellammare del Golfo, con picchi di 250 migranti, e due società di gestione di centri sportivi (Wellness Sport Center e Sport-E) oltre che una multiproprietà a Favignana.
Nel corso dell’indagine sarebbero emersi i contatti politico-affaristici per l’apertura di alcuni centri d’accoglienza tra Fratello ed un altro ex deputato, Giovanni Lo Sciuto, poi arrestato nel blitz Artemisia.


I militari hanno documentato una serie di manovre illecite attuate dal Fratello finalizzate ad alienare beni e servizi di una società sportiva di sua proprietà, dichiarata fallita nel 2015 ad altra società da lui costituita ed intestata ad uno dei complici con l’esclusiva finalità di eludere la normativa fallimentare, integrando così la condotta di bancarotta fraudolenta per distrazione. Fratello quale condannato per mafia avrebbe omesso di dichiarare le proprie variazioni patrimoniali derivanti dalla partecipazione a diverse società, soprattutto cooperative, molto attive nel corso degli anni prima con l'assistenza ai disabili, poi anche con l'accoglienza ai richiedenti asilo. Un business che frutta milioni di euro a chi gestisce i centri, talvolta appartamenti e ex strutture ricettive.


Secondo i pm Fratello (che ha sempre negato ogni addebito) avrebbe percepito indebitamente dall’Inps delle indennità di maternità di cinque dipendenti, “in realtà mai corrisposta ai lavoratori”. Ma è accusato anche di estorsione in concorso con Antonino D’Angelo e Benedetto Costantino, 73 enne sfuggito a un agguato di mafia.
Nell’inchiesta c’è una gola profonda, uno dei prestanome di Fratello che ha raccontato tutto agli inquirenti. Si tratta di Lorenzo La Rocca, ex presidente della cooperativa Letizia. Nel 2015 raccontò di essere un prestanome di Fratello. "Devi dire a tutti che la cooperativa è tua e che io sono solo un consulente – gli diceva Fratello -". “Però le carte di credito le aveva lui e anche suo fratello. Ed era sempre lui a disporre dei conti. Un giorno mi sono accorto che c'è stato un prelevamento di 90mila euro in sole 48 ore. Con i soldi della cooperativa pagava anche assicurazioni di auto e affitti di appartamenti. Si risparmiava su tutto, sul cibo e sull’acqua riempita nelle fontane – aveva detto La Rocca – mentre con i soldi si pagavano le assicurazioni delle macchine e per fare il carburante”.