50 anni fa la "tragedia di Marsala”. Il processo a Vinci, le morti misteriose, le altre piste.../2
Il processo, le confessioni, le ritrattazioni e le accuse di Michele Vinci, il “mostro” di Marsala, autore del triplice omicidio avvenuto in quell’ottobre del 1971. E poi alcune morti misteriose. Continuiamo su TP24 con il racconto della tragedia di Marsala. (Qui potete leggere la prima parte).
Il processo a Michele Vinci e l’accusa mossa a Franco Nania- Sulle dichiarazioni e la ricostruzione fatta da Vinci ci sono molti dubbi. Si profila concretamente la possibilità che abbia avuto uno o più complici. Viene indagato Guarrato, il proprietario dell’appezzamento di terreno dove sono state trovate le sorelle Marchese, ma non ci sono prove che confermino le ipotesi investigative e Guarrato viene prosciolto. Michele Vinci prima si autoaccusa, poi ritratta le sue ammissioni, dicendo di non aver fatto nulla alle bambine e lancia l’accusa di essere il mandante del rapimento a Franco Nania, professore di elettrotecnica a Pantelleria e direttore della cartotecnica San Giovanni dove Vinci lavorava. Vinci racconta di essere stato minacciato dal professore se non avesse preso Antonella. Nania viene arrestato e rinviato a giudizio, accusato di concorso in sequestro e triplice omicidio. I magistrati non trovano nulla che possa confermare la pesante accusa mossa da Vinci e Nania viene prosciolto da ogni accusa.
Morti misteriose - Hanno suscitato parecchie perplessità le morti di alcuni dei personaggi entrati nella vicenda del “Mostro di Marsala” anche solo come testimoni. Il primo fu Giuseppe Li Mandri, l’uomo della 500 blu con il bambino a bordo. E’ morto misteriosamente cadendo da un tetto. Ignazio Guarrato, parente di Giuseppe, titolare del fondo dove sono state ritrovati i corpi di Ninfa e Virginia, aveva la sua abitazione in contrada Amabilina da dove poteva vedere il luogo dove sono state gettate. E’ morto precipitando in un pozzo in una zona che conosceva molto bene poco prima della sua testimonianza. Ed infine poco prima della condanna, Vinci rivela di aver scritto una lettera a padre Fedele, sacerdote della Chiesa addolorata di Marsala confessandogli tutto: il religioso muore a causa di un malore, la lettera viene cercata in casa del prete ma non viene trovata. Il corpo del religioso viene riesumato e l'autopsia conferma la morte naturale.
Qui la trasmissione Telefono Giallo condotta da Corrado Augias e dedicata al delitto delle tre bambine, con l'intervista a Michele Vinci nel carcere di Viterbo:
Nuova versione di Vinci e e la condanna - Con il nuovo processo, nel maggio del 1975, Vinci viene condannato all’ergastolo, restano dei dubbi perché con ogni probabilità l’uomo non ha agito da solo, forse ad aiutarlo è stata una donna, la stessa a cui appartiene una ciocca di capelli rimasta appiccicata al nastro adesivo che ha soffocato Antonella. Quando, nel dicembre del 1976 si apre il processo d’Appello è spuntato anche un diario che Vinci ha scritto in carcere e che gli è stato sequestrato. Contiene una nuova versione: Antonella è stata rapita ed uccisa perché suo padre, Leonardo Valenti, ha fatto uno sgarro a Cosa nostra, rifiutandosi di partecipare al commando che avrebbe dovuto sequestrare il deputato democristiano Salvatore Grillo. Nel 1978 Michele Vinci viene riconosciuto unico colpevole del triplice omicidio e condannato a 29 anni di reclusione. Nel 1988 dal carcere dove è recluso Vinci accetta di farsi intervistare dal programma Telefono Giallo di Corrado Augias confermando questa ultima versione trovata sul diario. Dicendo di aver rapito le bambine ma di non averle uccise. Il giudice Paolo Borsellino, all’epoca a Marsala, riapre il caso, ma non essendoci prove a sostegno delle ultime rivelazioni di Vinci, viene chiuso definitivamente. Michele Vinci nel 2002 dopo aver scontato la sua pena è uscito dal carcere, adesso vive libero in provincia di Viterbo.
La verità processuale e i tanti dubbi - La verità processuale dice che è Michele Vinci il “Mostro di Marsala”, confermando una storia di degrado all’interno del nucleo familiare, nonostante le tante dichiarazioni e le successive ritrattazioni dello stesso Vinci mettano insieme mandanti e trame misteriose legate alla criminalità organizzata, come sfondo sulla fine di quelle tre giovani vite. Sulla verità storica, invece, i dubbi, tanti, a 50 anni di distanza dalla strage di Marsala, rimangono.
Un luogo pubblico a Marsala intitolato alle tre bambine - E proprio ieri, l’amministrazione comunale, che non ha organizzato nulla in occasione del 50° anniversario in ricordo delle tre bambine uccise, ci ha ripensato, e ha annunciato di voler intitolare un luogo pubblico a Ninfa e Virginia Marchese e ad Antonella Valenti. “Nel ricordare con tanta tristezza quel brutale assassinio di 50 anni fa, una tragica pagina che ha sconvolto l'Italia intera, vogliamo istituzionalmente conservare la memoria di quelle giovanissime vite spezzate, afferma l'assessore Antonella Coppola. A loro, finalmente, dedicheremo un sito della nostra città”. La richiesta è stata accolta dall'Amministrazione - tramite il senatore Pietro Pizzo – per trattare l'intitolazione nella prossima seduta della Commissione Toponomastica.
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