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18/12/2021 10:15:00

Due processi per furto a Trapani. Il bottino? Mortadella e una provola...

 Nell'arco di due giorni, due processi, a Trapani, per furti ai danni di supermercati. Uno per il furto di mortadella. L'altro per il furto di una provola.

Indagati, nel primo caso una giovane coppia con bambini. Nel secondo, una anziana. In difficoltà economiche, nessuno degli imputati - all'epoca dei fatti - riceveva sussidi. Furti per necessità, quindi. Eppure i tre sono finiti dinnanzi al tribunale. Certo, il furto è un reato.


Ma processare una coppia e una anziana indigente, appare esagerato, soprattutto per la circostanza che i procedimenti avranno un costo, per la collettività, di certo superiore alla refurtiva. A mostrare perplessità anche l'avvocato, Josemaria Ingrassia, che assiste i tre. Lui si solito si occupa di procedimenti più gravi. “Di questi casi – dice – mi sono occupato perchè nessuno dovrebbe occuparsene”. Invece se ne occupa lo Stato. Se ne occupa la Procura, “I filmati delle videocamere, quelle che Grattieri nella sua visione onirica orwelliana vorrebbe piazzare ad ogni angolo, normalmente sono inaccessibili al cittadino che chiede giustizia e protezione. Questa volta – l'amara constatazione del legale -, invece, trattandosi di proteggere gli interessi della grande distribuzione, inchiodano gli imputati alle loro responsabilità: furto!”. Una puntualizzazione: “Il furto rientra tra quei reati che Beccaria definiva mala in sé, in quanto, quasi in ogni epoca, e presso tutte le genti, hanno suscitato la riprovazione sociale”. Ma c'è anche il rovescio della medaglia. “In ogni epoca, e presso tutti i popoli – rileva l'avvocato – negare l'accesso al cibo ai bisognosi ha suscitato riprovazione sociale, anche questo è un male, che appartiene alla categoria dei mala in sé. Strumento d'elezione per commettere il male è la violenza. Infatti, bisogna ammettere, che anche il furto, per la sua stessa dinamica, può facilmente trasformarsi in rapina impropria. Ma chi può ricorrere più facilmente alla violenza se non chi della violenza ha il suo monopolio?”. L'avvocato cita Max Weber: “Lo Stato, diceva, si caratterizza proprio per il fatto di detenere il monopolio della violenza, quindi, sia lo Stato il principale indiziato, in attesa che, dal dramma del bisogno degli imputati, emerga chiara e cristallina, la sua responsabilità. E si badi bene che non è ad una responsabilità omissiva che mi riferisco. Non vogliamo elemosine dallo Stato, né esso è colpevole se non ci dà l'annona, come nell'antica Roma, visto che, secondo Gibbon, creò più problemi di quanti ne risolse”.


Ergo, lo Stato “è cento, mille volte colpevole quando ci toglie le risorse per vivere. Quando ci fa pagare l'acqua che, negli acquedotti romani, scorreva per tutti: per il ricco, per il povero”. “Lo Stato è colpevole – prosegue Ingrassia – quando ci obbliga a pagare la giustizia, attraverso il contributo unificato ed una intera collezione di marche da bollo. Lo Stato è colpevole quando ci obbliga a pagare il bollo dell'auto per viaggiare su strade dissestate che fanno la gioia dei gommisti e quando ci obbliga a pagare la tassa sulla spazzatura che rimane per le strade, per nutrire una ricca fauna che va dai topi, ai mustelidi, ai cinghiali”. “Infine – conclude l'avvocato – vorrei dire che lo Stato è colpevole anche perchè spreca tempo e risorse per processi come questi. Ma mi avvedo che essi hanno una loro funzione. Essi sono processi socratici perchè posti dinnanzi all'eventualità di condannare chi ha fame, abbiamo la possibilità di scoprire chi siamo veramente o cosa siamo diventati”