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25/01/2022 06:00:00

Come sciogliere un Comune per mafia. Gli articoli, le interrogazioni e le minacce  / 2

  Abbiamo iniziato ieri a raccontare la storia significativa di Pachino, comune in provincia di Siracusa sciolto per mafia, dopo una serie di vicende molto strane, e con una sentenza del tribunale, di qualche giorno fa, che ha messo in discussione tutto l'impianto che ha portato poi al provvedimento che ha marchiato come "mafiosa" tutta la comunità.

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Sarà pur vero che una bugia ripetuta 10, 100, 1000 volte diventi una verità ma è altrettanto vero che le bugie hanno le gambe corte. E di bugie che hanno portato nel 2019 allo scioglimento per mafia il Comune di Pachino ne sono state dette e soprattutto scritte tante in questi anni. 

Con l’assoluzione di Salvatore Spataro, l’ex consigliere comunale accusato di avere fatto parte di un’associazione mafiosa per procurare voti per sé e per il candidato sindaco Andrea Ferrara al fine di conseguire ingiusti profitti e vantaggi alle elezioni amministrative di Pachino nel 2014, si conferma la teoria dell’allora sindaco in carica Roberto Bruno e della comunità pachinese che con le sue associazioni antimafia non si è costituita parte civile al processo “Araba Fenice”. 

Lo scioglimento per mafia del Comune di Pachino è stata, di fatto, una manovra politica che ha trovato terreno fertile sul giornale on line “LaSpia” diretto dal giornalista Paolo Borrometi, vicedirettore dell’agenzia di stampa AGI, che di proprietà dell'Eni.

L’origine di tutto

Il 22 agosto 2016 tracciando la mappatura delle organizzazioni criminali attive nel territorio compreso da Noto a Rosolini, passando per Avola e Pachino, Borrometi scriveva, impiegando un tempo verbale declinato al condizionale che a Pachino “Il boss Salvatore Giuliano avrebbe cercato di inserirsi nelle recenti elezioni (2014) amministrative, facendo convergere i voti del clan su un candidato a Sindaco e su alcuni candidati al Consiglio Comunale”. L’informazione veniva acquisita dalla relazione riservata inoltrata il 2 marzo 2015, un anno e mezzo prima, dall’ex prefetto di Siracusa, il dott. Gradone, alla Commissione Nazionale Antimafia, tra i cui componenti ricordiamo il senatore Beppe Lumia, in considerazione della visita a Siracusa programmata dalla commissione pochi giorni dopo, il 6 marzo. 

Borrometi azzarda quindi il filone d’inchiesta sulla mafia e, manifestando l’intenzione di volere approfondire il sasso lanciato, il 5 settembre 2016 si sbilancia con una nuova pubblicazione:Salvatore Giuliano a Pachino: dall’investitura di Pinuccio Trigila al tentativo di eleggere il Sindaco”. In questo nuovo articolo, Borrometi non si limita ad attribuire a Salvatore Giuliano l’investitura del boss Antonio Trigila evidenziandone una supposta caratura criminale, ma addirittura si avventura nell’evidenziare quanto riportato nella relazione del dott. Gradone: «La bramosia di potere del Giuliano - scrive Borrometi - lo avrebbe portato, addirittura, a tentare il “colpaccio”: fare eleggere, nel corso delle scorse elezioni amministrative, un Sindaco a lui gradito. “Era chiaro il tentativo di Giuliano di ottenere favori dall’amministrazione comunale, quali l’aggiudicazione d’appalti, commesse a trattativa privata, posti di lavoro ed altre attività”. È quanto si può leggere in un atto ufficiale del quale siamo in possesso», ammetteva senza specificare a quale documento si stesse riferendo.

È in questo contesto che si anima la vocazione antimafiosa parlamentare dell’ex senatore Beppe Lumia che il 15 settembre 2016 presenta la prima interrogazione indirizzata ai Ministri Alfano e Orlando sul cosiddetto “Caso Pachino”. 

«(Pachino, ndr) vive un'emergenza per via della recrudescenza criminale e mafiosa che la riguarda e […] salita alla ribalta nazionale grazie alle inchieste del giornalista Paolo Borrometi, sul sito “LaSpia”», puntualizzava nell’atto parlamentare il senatore.

«Il 25 maggio 2014 (con turno di ballottaggio il 9 giugno) - continua nell’interrogazione il senatore - si sono svolte le elezioni amministrative e, come affermato con giusta nota (protocollo n. 3132, del 3 marzo 2015) alla Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie, il prefetto di Siracusa, dottor Gradone (nota ripresa dalla stampa), "proprio nell'anno in corso si è avuto modo di verificare un tentativo di infiltrazione dei sodalizi mafiosi nell'apparato amministrativo nel Comune di Pachino. Si è in particolare accertato il tentativo, non riuscito, da parte di Salvatore Giuliano, personaggio di spicco della criminalità organizzata locale, recentemente scarcerato, di fare eleggere un Sindaco a lui gradito. Tale progetto era, evidentemente, finalizzato ad ottenere favori dall'amministrazione comunale, quali l'aggiudicazione d'appalti, commesse a trattativa privata, posti di lavoro ed altre attività”». 

Come mai il senatore abbia atteso la pubblicazione degli articoli di Paolo Borrometi pur avendo da circa un anno la relazione del dott. Gradone sulla propria scrivania resterà un mistero.

«[…]subito dopo la pubblicazione di alcuni articoli sempre del giornalista Borrometi - fa sapere il senatore - il boss Salvatore Giuliano lo ha minacciato e insultato pubblicamente, scrivendo: "Sono Salvatore Giuliano, a quel giornalista così valente (...) dico solo non toccare la mia persona e la mia immagine” (“perché ti rompo il culo”, ndr. Lumia non lo scrive, Giuliano nel commento all’articolo e Borrometi nell’articolo in cui riprenderà l’interrogazione del senatore, invece sì: lo scrivono)». Il senatore perciò rileva che «al boss Salvatore Giuliano, incredibilmente risulta che sia stata revocata la sorveglianza speciale dal magistrato competente» e, perciò, ai ministri interrogati chiede tra i numerosi quesiti: «quali iniziative il Governo intenda intraprendere per verificare la regolarità delle elezioni amministrative del 2014 e del sistema delle collusioni amministrative; quali iniziativa il Governo intenda intraprendere per supportare e tutelare dalle continue e gravissime minacce di morte il coraggioso giornalista Paolo Borrometi, già nominato con un "motu proprio" dal Presidente della Repubblica, cavaliere dell'ordine al merito della Repubblica italiana; quale iniziativa di propria competenza il Ministro della giustizia intenda intraprendere, per verificare la regolarità del provvedimento giudiziario di revoca della sorveglianza speciale».

Sull' investitura di Salvatore Giuliano alla reggenza nel territorio pachinese fatta dal boss Antonio Trigila sostenuta da Paolo Borrometi e da Beppe Lumia avremo modo di tornare (e preparatevi al colpo di scena...).

Riguardo la richiesta di inviare dei commissari per verificare la regolarità del provvedimento di revoca della sorveglianza speciale a Salvatore Giuliano dopo la condanna scontata - e perciò non ‘incredibilmente’ come scrive Lumia - sarà nel corso della discussione finale di “Araba Fenice” del 20 dicembre 2021 che scopriremo chi era l’autore di quel regolare provvedimento: la dott.ssa Carla Frau, Presidente del collegio che  in “Araba Fenice” condannerà Salvatore Giuliano al 416 bis. 

Le minacce di morte che avrebbe ricevuto Paolo Borrometi da Salvatore Giuliano annunciate  dal senatore Lumia nella sua interrogazione meritano, invece, di ricevere un capitolo a parte.

2 . continua