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24/02/2022 06:00:00

Sicilia, mazzette e corriere. I nomi dei politici e le polemiche all'Ast

Fa ancora discutere l'operazione che ha svelato un giro di corruzione e reati contro la pubblica amministrazione nella gestione di un’azienda partecipata dalla Regione siciliana, l’Azienda siciliana trasporti. Sono state eseguite 9 misure cautelari che assestano un duro colpo al vertice della società. L'operazione è stata denominata «Gomme lisce».

Al centro del sistema ci sarebbe, secondo chi indaga, il direttore generale dell’azienda, Andrea Ugo Fiduccia, finito agli arresti domiciliari.

Altre otto persone sono destinatarie di interdittive della durata di un anno (sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio e divieto di contrattare con la pubblica amministrazione).

Agli arresti domiciliari è finito Andrea Ugo Enrico Fiduccia, 71 anni, originario di Marineo, direttore generale dell’Ast. Interdizione
dai pubblici uffici per 12 mesi per Gaetano Carmelo Maria Tafuri, catanese di 51 anni, ex presidente del Cda Ast, Felice Maria Genovese, messinese di 53 anni, revisore contabile del bilancio Ast, e Giuseppe Carollo, palermitano di 62 anni, componente dell’ufficio legale e affari generali di Ast. Divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 12 mesi per Alessio Porzi, 62 anni, amministratore di fatto della Porzimark srls di Cannara (Perugia), Alberto Carrotta , 68 anni, amministratore di fatto della Officine del turismo srl (poi ALC 14 srl di Palermo), Massimo Albanese di 46 anni, referente della Officine del turismo srl (poi Alc 14 srl), Mario Salbitani, 37 anni di Melfi, e Giuseppe Telesca di 46, nato a Potenza, referenti della Inhr, agenzia per il lavoro di Potenza. Gli altri indagati sono l’agrigentino Giovanni Amico di 52 anni, Teresa Salamone, nata a Palermo nel ’73, Giovanna Monteleone, piemontese di 49 anni, Beatrice Manno, palermitana di 44, Teresa Maniscalco di 48, palermitana, i palermitani Orsola e Salvatore Porretto, rispettivamente di 58 e 63 anni.

Al centro delle indagini ci sono appalti per una decina di milioni di euro a partire dal 2020: forniture di gomme, acquisti di autobus in Israele e di mascherine anti-Covid, servizi di biglietteria elettronica, assunzioni di personale attraverso un’agenzia interinale, ma anche l’ambizioso progetto di creare una  compagnia aerea siciliana.


Gli indagati, in totale 16, sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato. Le indagini hanno riguardato la società interamente partecipata dalla Regione siciliana che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano sia interurbano.

«È stato delineato, sulla base degli elementi acquisiti allo stato delle indagini, un quadro esteso di possibili reati contro la pubblica amministrazione - dice Gianluca Angelini comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo della guardia di finanza - posti in essere nell’ambito di una gestione privatistica dell’azienda, che appare contraria alle procedure che dovrebbero orientare l’operatività di un organismo pubblico, a totale controllo regionale. Impegno preciso della guardia di finanza è la tutela dei bilanci degli enti pubblici al fine di evitare usi distorti di risorse che incidono negativamente anche sulla qualità dei servizi forniti ai cittadini».

 

Il patto per l'acquisto di pneumatici
Gli inquirenti ipotizzano una gestione societaria privatistica da parte dei vertici aziendali che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese, turbando diverse procedure di appalto, tra cui quelle per l’acquisto di pneumatici, a danno di altri possibili fornitori; l’approvvigionamento di autobus aziendali, attraverso l’artificiosa rappresentazione delle condizioni giustificanti il ricorso alla procedura negoziata; l’affidamento del servizio di revisore contabile e la fornitura di servizi per le fasi di startup di una compagnia aerea.

 

Il revisore amico
Nel corso delle indagini, inoltre, emergerebbero condotte corruttive nei confronti del direttore generale dell’azienda, il quale, secondo quanto ipotizzato, avrebbe conferito illecitamente l’incarico di revisore contabile a un professionista, che , in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità contabili in grado di inficiare l’attendibilità dei bilanci della società pubblica; in cambio di vantaggi, tra cui la promessa dell’assunzione di propri familiari, avrebbe commesso atti contrari ai doveri del proprio ufficio, tra cui la predisposizione di una procedura di gara per la fornitura di servizi per lo startup di una compagnia aerea, del valore di 2.150.000 euro, al fine di consentirne l’aggiudicazione a una società appositamente individuata grazie a requisiti «ritagliati su misura».

Truffa sui biglietti elettronici
Durante le indagini, infine, sarebbero state riscontrate un’ipotesi di truffa aggravata in danno dell’azienda pubblica commessa dai referenti della società aggiudicataria del servizio di bigliettazione elettronica, del valore complessivo di 3,2 milioni di euro, attraverso l’utilizzo di documentazione falsa al fine di simulare il possesso dei requisiti previsti nel bando; una frode in pubbliche forniture nella somministrazione di lavoratori a tempo determinato da parte dell’agenzia di lavoro interinale aggiudicataria dell’appalto del valore complessivo di 6 milioni di euro, in quanto le assunzioni sarebbero state influenzate da logiche di natura politica piuttosto che dalle effettive necessità aziendali.

CANCELLERI.  “L’ennesimo scandalo, l’ennesima vergogna!” denuncia il Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili On. Giancarlo Cancelleri alla notizia del ciclone giudiziario che si è abbattuto sull’Ast. “Ancora una volta dal governo Musumeci arrivano solo brutte notizie. Questa volta è il turno dell’Ast che, messa a soqquadro da un’indagine per corruzione e truffa, racconta l’ennesima pagina nera di un governo regionale sempre più inadeguato ad amministrare la nostra isola. È vergognoso leggere di dubbi coinvolgimenti della politica regionale su questioni che riguardano una partecipata che dovrebbe offrire servizi ai siciliani e invece fa acqua da tutte le parti”, incalza Cancelleri. “A pochi mesi dai prossimi impegni elettorali l’ennesimo terremoto giudiziario potrebbe costituire, agli occhi dei siciliani, quella goccia che fa traboccare il vaso di un trentennio di malgoverno. Una Regione in eterna precarietà, con vertenze perennemente irrisolte, idee confuse ed una progettualità quasi assente. Musumeci e il suo governo sono in quei palazzi ormai da 5 anni ed ora non accetto il tentativo di far passare pure come vittima, denunciando, quasi in corsa contro il tempo, l’inadeguatezza di chi è finito sotto la lente della magistratura. Non ci sto a questo tipo di racconto che Musumeci si ostina a portare avanti prendendo in giro i siciliani” continua. “I servizi gestiti da Ast, partecipata della Regione, sono penosi e Musumeci deve prendersi le sue responsabilità e ammettere il suo totale fallimento. Se in Sicilia le cose non funzionano, è l’immagine plastica dei disastri del governo e del suo Presidente. Abbiamo il dovere di archiviare questa penosa esperienza di centro destra e stabilire il buon governo della nostra terra.” conclude il Sottosegretario.

FAVA. "Non spetta alla politica individuare eventuali profili penali, ma certamente l’inchiesta che ha colpito il management dell’Ast non può essere derubricata a questione che riguardi solo la Procura. Davanti alle circostanziate accuse di una gestione privatistica ed economicamente dissennata di un asset fondamentale per la Sicilia, di fronte allo scempio morale di un’azienda utilizzata come bancomat per assunzioni e clientele, ci chiediamo quale attività di controllo sia stata messa in campo dagli assessorati competenti in questi anni. E pretendiamo di sapere se il governo della regione stia monitorando l’azione delle altre società partecipate per scongiurare casi analoghi e per abolire definitivamente l'utilizzo criminogeno delle agenzie interinali al posto di procedure concorsuali pubbliche. Quanto all’immagine e ai fatti che quelle intercettazioni ci restituiscono, una volta di più siamo convinti che in Sicilia occorra una bonifica morale profonda che non può essere delegata al lavoro della magistratura. Un ceto politico, qualunque sia la sua collocazione politica, ripiegato solo sulla ricerca del consenso è una zavorra della quale i siciliani si devono liberare.Prima che sia troppo tardi." Così il presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava.

MICCICHE'. “Chiedo al signor Fiduccia di indicare alla Procura i nominativi delle persone assunte su mia pressione, altrimenti lo denuncio per diffamazione. Non credo di avere il suo numero di telefono, nè mi ricordo come sia fatto fisicamente. Quello di tirare fuori il mio nome sta diventando uno sport insopportabile”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, sull’inchiesta per corruzione e truffa che ha coinvolto l’Ast, l'azienda trasporti siciliana della Regione.

L'AEROPORTO DI LAMPEDUSA. Adesso, in una nota, il presidente della IV commissione Ambiente, territorio e mobilità, Giusi Savarino interviene sulla questione nella quale entra anche l'aeroporto di Lampedusa. Il presidente della Commissione ricorda, infatti, che "erano emerse preoccupanti criticità nel ramo societario Ast aeroservizi nella gestione dell'aeroporto di Lampedusa, con gravi ripercussioni nei rapporti con Enac, tanto da scaturire in inchieste e denunce penali. La pesante situazione creatasi, ha portato Enac ad avviare l'iter per revocare l'autorizzazione alla gestione dell'aeroporto di Ast, allarmando lavoratori e un'intera comunità lampedusana, come emerso dall'audizione del Sindaco". "Per questi motivi -aggiunge Savarino- siamo intervenuti approvando una risoluzione, con la quale si è chiesto al governo regionale, per il tramite dell'assessore alle infrastrutture e trasporti, di adottare misure idonee a salvaguardare quello scalo, anche attraverso un piano industriale alternativo, che veda concentrato in un'altra società piu' competente la gestione". "Mi risulta -dice ancora Savarino- che il governo Musumeci abbia conseguentemente approvato una delibera di giunta in cui dava indicazione all'Ast di cedere il ramo aziendale ad Airgest, che ha uno skill riconosciuto e solido. Anche su questa tema abbiamo mandato atti, registrazioni e verbali alla commissione antimafia. Non mi risulta, al momento, che si sia mai convocata sul tema". "Abbiamo spesso convocato in IV commissione i vertici dell'Ast per verificare la loro azione e il loro piano industriale, le criticità emerse ci hanno allarmato", scrive la coordinatrice di Diventerà Bellissima. "Abbiamo sempre esercitato un controllo attento sull'Ast -aggiunge Savarino-, nei limiti delle nostre funzioni e, com'è successo nell'ultima audizione il 28 luglio, abbiamo segnalato irregolarità alla commissione antimafia affinché approfondisse, come nei suoi compiti. Nell'ultima seduta della commissione ambiente infatti, erano emerse criticità nelle assunzioni attraverso la società interinale, come segnalato anche dal collega Sergio Tancredi e dall'Ugl regionale". Nei guai è andato anche Gaetano Tafuri, 51 anni, ex presidente del consiglio di amministrazione Ast, per cui è richiesta l'interdizione di pubblico ufficio per 12 mesi. "Il presidente Tafuri -ricorda Savarino- si era impegnato in quella sede a superare l'uso dell'agenzia interinale, ritenuto dalla commissione un abuso eccessivo, in quanto il suo utilizzo può essere giustificato solo per brevi periodi e non certo per una mole così massiccia di operatori".