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09/05/2022 06:00:00

Oggi è il 44° anniversario dell'omicidio Impastato. E' scontro su Casa Felicia e il casolare

Oggi 9 maggio 2022 è il 44° anniversario della morte di Peppino Impastato, il giornalista, attivista, politico e poeta di Cinisi, e animatore di Radio Aut, la cui storia e la vita sono state totalmente condizionate da Cosa nostra. 

Polemiche e rammarico sui due luoghi simbolo di Peppino, Casa Felicia e il casolare dove venne ucciso - Quello di quest’anno è un anniversario amaro, quello nel ricordo di Peppino Impastato, perché i due luoghi simbolo della storia di Peppino sono al centro di due vicende paradossali e di natura burocratica che rischiano, per certi versi, di compromettere anche anni di impegno sociale dell’associazione che porta il nome di Peppino.

Il casolare dove è stato ucciso l’attivista è sempre in attesa di ristrutturazione a causa di un cavillo burocratico. Su Casa Felicia, invece, da anni centro delle attività e delle battaglie in nome di Peppino, potrebbe tornare nelle mani del figlio di Tano Badalamenti, Leonardo, che vorrebbe rientrare in possesso della struttura (ne abbiamo parlato qui). Domani 10 maggio, i giudici decideranno se restituire i beni confiscati anche per equivalente e cioè restituire al proprietario del bene conteso, denaro pari al suo valore. Leonardo Badalamenti da quando è uscito dal carcere, circa un anno fa, ha iniziato a battagliare per riprendere possesso del casolare.

La provocazione di Badalamenti - «Io non ho mai conosciuto Peppino Impastato, e neppure il fratello Giovanni — ha detto all’Agi — ma ho maturato l’idea di un idealista senza tempo e sono certo che se oggi fosse vivo, si limiterebbe a rispettare la sentenza di un Tribunale».

«Ci si mette pure la burocrazia» dice il fratello di Peppino, Giovanni Impastato. Il casolare, teatro del massacro di Peppino da oltre dieci anni attende una ristrutturazione mille volte annunciata. «L’iter è stato avviato dalla Regione nel 2011 — spiega il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo — attualmente è in possesso della Soprintendenza». «Ci sono due finanziamenti, uno della Regione e uno della Città metropolitana. Quest’ultimo non ha ricevuto il nullaosta della Regione, ma in teoria — sottolinea il sindaco — rimane quello regionale». Da Palermo, la Città metropolitana insiste. Con una missiva spedita al governatore Nello Musumeci, il 4 maggio scorso l’ente ha fatto sapere che quei 230mila euro si troveranno comunque, «con fondi del Pnrr partecipando al bando Periferie Sociali o comunque inserendo questo progetto nel Pon Metro plus». Per ora è comunque tutto fermo. «E io non mi sento più di dare tempi certi, sono cose che non dipendono da me — commenta amaro il sindaco —. Purtroppo, non possiamo che constatare che la cultura della legalità a livello politico va molto a rilento, i progetti stentano a superare le inerzie burocratiche, ma la delicatezza della materia meriterebbe impegno superiore al normale».

Le iniziative - Questa mattina alle ore 10.00 al presidio presso il Casolare dove nel 1978 è avvenuto l’omicidio mafioso di Peppino Impastato, interverrà Francesco D’Uva, Questore e Deputato alla Camera, relatore dell’interpellanza parlamentare sulla questione giudiziaria riguardante Casa Felicia. “Lo ringraziamo per la sua presenza e per l’attenzione nei confronti di questa vicenda e più in generale della storia di Peppino Impastato – scrive l’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato -. Dopo l’iniziativa al Casolare che prevede anche gli interventi delle associazioni che si impegnano nel tenere viva la memoria di Peppino ed alcune performance artistiche, ci trasferiremo presso Casa Felicia, bene confiscato che il figlio di Don Tano Badalamenti vorrebbe restituito dal Comune di Cinisi. Continuiamo il nostro impegno affinché questo bene resti alla collettività”. Ci saranno gli interventi dei referenti delle associazioni, familiari e compagni di Peppino. Performance di Our Voice, performance “Fioritura Collettiva” di e con Clara Burgio, con Mariagrazia Balistreri e Desirèe Burgio. Ore 16.00 Corteo da Radio Aut (Terrasini – PA) a Casa Memoria – Cinisi (PA); Ore 18.30 interventi da Casa Memoria Saranno esposte diverse mostre tra cui: “L’atlante dei conflitti e delle forme del pacifismo nella storia recente” presso Piazza Vittorio Emanuele Orlando – Cinisi (PA); “Ri-scatti Umani” (10 foto selezionate al concorso fotografico Guido Orlando) presso ex casa Badalamenti; Io non Ritratto – Peppino Impastato una storia collettiva, Mostra di Pino Manzella dedicata ai compagni/e di Peppino non più in vita (Margaret Cafè). Ed altre ancora.

La storia - Giuseppe Impastato nacque a Cinisi il 5 gennaio 1948 in una famiglia mafiosa. Il padre Luigi durante la seconda guerra mondiale ha trascorso tre anni al confino proprio per il suo coinvolgimento nella malavita organizzata. Peppino fu molto colpito dalla morte dello zio, il boss Cesare Manzella, che nel 1963 fu fatto saltare in aria nella sua auto imbottita di tritolo. Appena quindicenne comincia a capire qual è la natura della sua famiglia, così entra in contrasto con il padre, che lo mandò via da casa.

Formazione, politica e radio - Nel 1965 Peppino esordisce nel giornalismo fondando il giornalino “L'Idea socialista”, iniziando a scrivere duri articoli contro la mafia. Aderì al neonato Psiup, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Influenzato dal pensiero di Danilo Dolci e dalla frequentazione con Mauro Rostagno, nel 1975 costituì il gruppo "Musica e cultura", che svolgeva attività culturali, per i ragazzi di Cinsi, impegnandosi per l’ambiente, contro il nucleare e l’emancipazione femminile attraverso cineforum, musica, teatro, dibattiti. Nel 1977 fondò "Radio Aut", radio libera autofinanziata, con la quale denunciava la mafia della sua città Cinisi e Terrasini, e in particolar modo, obiettivo delle sue trasmissioni era il boss Gaetano Badalamenti che chiamava “Tano seduto”. Uno dei suoi programmi più seguiti era “Onda pazza” in cui sbeffeggiava i mafiosi e i politici del suo paese.

L'omicidio - Nel 1978 l’impegno civile e politico sfociano in una candidatura con la lista di Democrazia Proletaria e alla vigilia delle elezioni, nella notte tra l'8 e il 9 maggio, venne assassinato. Quello stesso giorno fu ritrovato a Roma anche il corpo del presidente della Dc Aldo Moro tenuto in ostaggio per 55 giorni da parte delle Brigate Rosse. I cittadini di Cinisi alle elezioni lo scelsero comunque e Peppino Impastato risultò eletto al consiglio comunale.

La riapertura del caso - La morte di Impastato fu tempestivamente archiviata come suicidio avvenuto nel corso di un attentato terroristico. I mezzi d’informazione, le forze dell’ordine e la magistratura parlarono di questo. Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia, e del fratello, fecero emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 anche dall’ufficio istruzione del tribunale di Palermo.
Nel maggio del 1992, i giudici però decisero l’archiviazione del caso, pur riconoscendo la matrice mafiosa del delitto. Il tribunale escluse la possibilità di individuare i colpevoli. Nel 1994 il Centro di documentazione di Palermo dedicato a Peppino Impastato presentò la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi e braccio destro di Badalamenti.

Badalamenti e la condanna - Nel giugno del 1996, Badalamenti fu indicato come il mandante dell’omicidio insieme a Vito Palazzolo, e l’inchiesta fu riaperta. Nel novembre del 1997 fu emesso un ordine di arresto per Badalamenti, detenuto negli Stati Uniti. Il 5 marzo 2001 la corte d’assise di Palermo condannò Vito Palazzolo a 30 anni di carcere per l’omicidio di Giuseppe Impastato. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti fu condannato all’ergastolo per essere il mandante di quell’omicidio.

 Le ombre sull'omicidio - Nonostante quelle sentenze di condanna arrivate dopo 22 anni dall’omicidio, nonostante diverse inchieste - una della commissione antimafia -, le richieste di archiviazione per quattro carabinieri, ci sono ancora molte ombre sulla fine di quel giovane che doveva passare per un pazzo bombarolo e che invece ha dietro un’altra verità. Tra le tante domande a cui non si è data risposta una è: che motivo avevano i carabinieri di Subranni - recentemente condannato a 12 anni di carcere al processo per la trattativa stato mafia -, di depistare le indagini sull’omicidio di Peppino?

La strage di Alcamo Marina - Tra le ipotesi e piste investigative per scoprire il vero motivo che portò alla uccisione di Peppino Impastato c’è anche quella che porta a due anni prima, alla notte del 26 gennaio 1976, ad un’altra notte nera vissuta dall’Italia, quella della strage di Alcamo Marina, con l’uccisione dei due carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Cinque capri espiatori perfetti, cinque giovani, Giuseppe Vesco, morto suicida in carcere nonostante avesse una mano sola per fare il nodo alla corda con la quale si uccise, Giovanni Mandalà, morto in carcere da innocente e Giuseppe Gulotta, Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli assolti nel processo di revisione dopo 36 anni dall’eccidio.
Peppino Impastato si stava interessando alla strage della casermetta e gli uomini dell’Arma perquisirono la sua casa sequestrandogli un dossier contenuto in una cartelletta senza mai più restituirlo. I veri autori di quella strage rimangono senza nome e senza volto, e più recentemente alcuni investigatori hanno collegato la strage di Alcamo Marina alla fine di Peppino.