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08/08/2022 06:00:00

“Ciò che lasciamo”. Il documentario sulla speculazione edilizia ad Alcamo Marina

“Un territorio con grandi possibilità è stato devastato. Distrutto da malaffare, miopia, egoismo”.
Non usa mezze misure Claudio Ferrara, giovane studente universitario di Alcamo, con la passione per le inchieste e i reportage, che ha realizzato “Ciò che lasciamo”.


Una docu-inchiesta su Alcamo Marina, sulla speculazione edilizia che c’è stata negli ultimi 50 anni, sulla depurazione delle acque reflue. Un lavoro molto interessante, realizzato da Ferrara, studente di 23 anni in Ingegneria Elettronica, che verrà proiettato per la prima volta stasera, 8 Agosto, ad Alcamo, ore 21:30, presso l’atrio del Castello dei Conti di Modica, ingresso libero. La proiezione è organizzata dalla Consulta Giovanile di Alcamo, che ha anche co-prodotto il documentario.

 

 

“Ciò che lasciamo è composto da due parti principali: nella prima si racconta il processo di evoluzione urbanistica avvenuta nel Comune di Alcamo (e in particolare nella frazione di Alcamo Marina), che si ebbe da inizio anni ‘60, per proseguire poi negli anni 70 e ‘80, a seguito del cosiddetto “boom economico italiano”, e quindi narra la grande speculazione edilizia avvenuta in quegli anni, fortemente caratterizzati da fenomeni di abusivismo, che hanno lasciato una traccia forse indelebile sul territorio.


Nella seconda parte si narra invece quella che è stata e che è attualmente, la gestione delle acque reflue (e quindi di scarico) nella città di Alcamo, allargandosi poi a quella che è, più in generale, la situazione ambientale nel Golfo di Castellammare.


“Il progetto nasce 6 anni fa, avevo 17 anni. Ho lavorato sul prodotto che ha usufruito di preziose collaborazioni, tra cui quella della Consulta giovanile”, racconta Ferrara. “Ciò che lasciamo, si riferisce a due temi: Ciò che hanno lasciato a noi le generazioni precedenti, dagli anni 60 a oggi devastato un territorio con grandi possibilità. distrutto da malaffare, miopia, egoismo”.

E poi quello sul futuro: “Ciò che lasciamo al futuro, come il mancato trattamento delle acque reflue. Ciò che esce dalle nostre abitazioni”.

“Ciò che lasciamo cerca di responsabilizzare le attuali e le future generazioni, ciò che vogliamo lasciare noi. Fine documentario è divulgativo e denuncia, ma non solo di condanna, l’approccio è stato anche di analisi del fenomeno dal punto di vista sociologico, per cercare di ragionare di comunità”, aggiunge Claudio Ferrara. .

 

Il documentario è costruito mediante un intreccio di interviste-testimonianze,che vedono come protagonisti esperti del settore urbanistico, ambientale e della gestione dei reflui, amministratori e dirigenti della Città, voci autorevoli, nonché memorie storiche locali, quale quella del Prof. Roberto Calia, responsabili dell’Autorità Sanitaria Locale, e ultimi, ma non per importanza, cittadini di Alcamo, i quali i fenomeni raccontati li hanno visti accadere coi propri occhi, e quindi rappresentanti la cosiddetta vox populi della città e del periodo storico.

“Il fine del documentario è principalmente quelle divulgativo, cioè quello di far conoscere, in special modo ai più giovani, i passi più importanti che hanno portato a una trasformazione così netta del territorio nel quale vivono, proponendo inoltre una sensibilizzazione spinta verso il rispetto dell’ambiente ma ancora prima il rispetto del prossimo, cioè di colui che verrà dopo, e quindi il concetto di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, forse non più valido per le generazioni passate, ma ancora valido, anzi validissimo per quelle presenti e future” racconta Claudio Ferrara, spinto dalla voglia di scavare negli aspetti più nascosti ma determinanti che hanno portato alla devastazione di un territorio con grandi potenzialità.



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