La vicenda dello Sprar di Roccamena arriva a Roma. Pagano, “Si faccia chiarezza”
C’eravamo occupati nel luglio scorso dell’arresto di Monica Torregrossa, “Big Mama Monica” per le lavoratrici nigeriane negli alberghi. E’ la Moglie del maresciallo Fabio Caravello (nella foto), oggi in servizio ad Alcamo, trasferito da Camporeale e ancor prima da Roccamena, dove Big Mama era responsabile del centro di accoglienza “La mano di Francesco”. Si occupava del reclutamento delle ragazze da avviare all’attività di pulizia e alla sistemazione delle strutture ricettive gestite dal consorzio Diadema.
Avevamo anche scritto del deputato leghista Alessandro Pagano che, nel 2020, in un’interrogazione parlamentare alla Lamorgese, aveva chiesto se allo Sprar di Roccamena ci si trovasse di fronte ad un caso di “parentopoli”.
Nessuna risposta. E dopo l’operazione Diadema, di cui abbiamo parlato, venerdì scorso Pagano è tornato con una nuova interrogazione al Ministro dell’interno, in cui chiede chiarezza sulla gestione della struttura, raccontando il caso della vedova col figlio disoccupato (con i titoli di mediatore culturale) che, esasperata, aveva denunciato “che all’interno dello Sprar venivano assunti soltanto parenti degli allora amministratori comunali, assessori e consiglieri, oltreché la signora Monica Torregrossa, moglie dell’ex comandante della stazione locale dei Carabinieri, Fabio Caravello, trasferito successivamente a Camporeale e poi ad Alcamo”. La signora aveva anche fatto richiesta di accesso agli atti, ma il sindaco di allora non le aveva dato nessuna risposta.
A risponderle sarebbe dovuto essere Tommaso Ciaccio, oggi presidente del consiglio comunale, indagato per istigazione alla corruzione (ne abbiamo scritto qui).
Pagano ha chiesto dunque al Ministro di fare chiarezza su che cosa sia accaduto nella gestione dello Sprar in provincia di Palermo, “anche con riferimento alla stazione locale dei Carabinieri e alla prefettura di Palermo”.
Abbiamo fatto qualche domanda all’onorevole Pagano, cominciando proprio dal riferimento alla stazione locale dei carabinieri. Ecco, c’è la possibilità che il maresciallo sapesse?
Credo sia opportuna la giusta attenzione giudiziaria. Non potrà che essere la magistratura a stabilirlo. Parlando in termini generali, possiamo dire che la guerra tra guardie e ladri c’è sempre stata e ci sarà sempre. Ma se chi dovrebbe fare la guardia non la fa, o la fa male, o addirittura c’è un sistema condizionante di una comunità, lì tutti dobbiamo preoccuparci.
Se accadono dei fenomeni patologici che non vengono più controllati, si espandono e non sono più recuperabili. Come il cancro quando va in metastasi.
Che fare, allora?
Questa benedetta Sicilia conta 365 martiri, che sapevano a cosa andavano incontro e hanno combattuto e dato la loro vita. Uno per tutti, il cui anniversario è stato proprio qualche giorno fa, è Pino Puglisi. Io non sto qui a dare patenti o a giudicare chi è il buono e chi il cattivo, però credo che la giustizia debba fare il suo corso e dare le risposte. Anche quando determinate cose accadono in comunità relativamente piccole come Roccamena.
Egidio Morici
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