Altro che "buona salute", Messina Denaro non camperà molto. Oggi inizia la chemio
Quando è stato arrestato Messina Denaro aveva un borsello, dentro c’erano dei pavesini, una piccola rubrica e un telefonino. Un altro cellulare è stato trovato nella Fiat Bravo, col quale Luppino lo avrebbe accompagnato da Campobello a Palermo per le visite nella clinica privata. Nel borsello c’era anche una chiave, gli investigatori hanno scoperto che apriva un’Alfa Romeo, che le videocamere piazzate a Campobello hanno ripreso mentre usciva più volte dal paese.
Il boss ora si trova nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila. Per i medici de La Maddalena, che l’hanno operato e che ne seguivano le terapie, il boss non sarebbe in buone condizioni di salute e non avrebbe una lunga aspettativa di vita. Vittorio Gebbia, responsabile dell’oncologia medica, ha visitato il boss, alias Andrea Bonafede, nel gennaio 2021 prima di una valutazione multidisciplinare chirurgica, dopo l’operazione per un «adenocarcinoma mucinoso del colon» nell’ospedale di Mazara del Vallo avvenuta il 13 novembre 2020. La sua valutazione parlava di condizioni generali buone, sintomatologia caratterizzata da astenia, cioè debolezza generale e riduzione della forza muscolare.
Il boss aveva già subito, non si sa quando e dove, un intervento di ernioplastica inguinale e uno di emorroidectomia. «Le sue condizioni sono gravi – dice Gebbia – la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi. Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno. Ieri i carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l’autorizzazione, perché un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute».
La chemioterapia gli sarà somministrata a partire da oggi nella cella di primo soccorso, all’interno della sezione in cui è recluso. Non sono previste visite mediche all’esterno, se non per eventuali interventi chirurgici.
Il medico sostiene che la prognosi infausta è stata «accolta con grande dignità» dal paziente che aveva la «piena consapevolezza delle sue condizioni di salute» e «nessun atteggiamento che potesse destare sospetti» sulla sua vera identità. Dopo la valutazione multidisciplinare chirurgica e la risonanza magnetica che scopre le metastasi al fegato gli specialisti scrissero che «il quadro depone per malattia ad alto rischio». Dopo i 4 cicli di chemio il boss venne operato per la resezione delle metastasi al fegato alla Maddalena il 4 maggio 2021. Il mafioso era ottimista. Gentile, scherzava coi chirurghi: «Forza che ce la facciamo. Mettetemi a posto che devo tornare in palestra». L’operazione durò tre ore. Al risveglio chiese ai medici: «Avete tolto tutto?». Dopo l’operazione ricominciò le sedute di chemioterapia. Interrotte dal blitz del Ros.
MMD probabilmente si trova al piano terra del carcere, area dedicata ai detenuti considerati più pericolosi. La sua cella non differisce da quelle degli altri - un letto saldato a terra, un gabinetto e un televisore. Sul muro, una videocamera registra minuto per minuto ogni suo movimento. Immagini che poi vengono vagliate e analizzate dai poliziotti del Gruppo Operativo Mobile, direttamente dipendente del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i cui turni vengono cambiati casualmente ogni giorno, anche tra penitenziari diversi. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato il regime del 41-bis.
Negli ultimi tempi Matteo Messina Denaro si nascondeva in centro a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Viveva in una casa in vicolo San Vito. A indicarlo, è stato il vero Andrea Bonafede. Interrogato dai carabinieri, ha raccontato di aver comprato l’immobile tempo fa con i soldi di Matteo Messina Denaro, al quale poi l’ha ceduto. Un vero e proprio appartamento finemente ristrutturato, con un arredamento ricercato. Dentro, i carabinieri del Ros hanno trovato molti abiti di lusso, sneakers firmate, orologi di alta gamma, profumi di lusso, ma anche un frigo pieno di cibo, ricevute dei ristoranti, viagra e preservativi. Sotto il nome di Bonafede viveva indisturbato la sua latitanza. Faceva compere lussuose nelle vie dello shopping di Palermo, andava al bar o a cena fuori senza problemi. In casa non sarebbero stati trovati documenti. Secondo fonti investigative, al momento dell’arresto, al boss sarebbero stati sequestrati un’agenda e due cellulari di ultima generazione con i quali si faceva molti selfie.
Il vero Bonafede, geometra, 59 anni, ha detto agli inquirenti che conosceva Matteo Messina Denaro da quando erano ragazzi.
La Procura di Palermo fa sapere che i livelli di indagini sono tre: 1) il furto d’identità, giacché MMD utilizzava il nome di Andrea Bonafede non solo per farsi curare, ma per finanziare indisturbato tutte le sue attività; 2) la fitta rete di contatti che gli ha permesso di godersi senza problemi trent’anni di latitanza; 3) la pista dei soldi, che al boss non sono mai mancati.
Indagato il medico di base di Campobello di Mazara, Alfonso Tumbarello, 70 anni, in pensione da dicembre. Stando agli inquirenti, oltre a Messina Denaro aveva in cura anche il vero Andrea Bonafede, di cui conosceva perfettamente le sembianze. Ne parliamo qui.
Matteo Messina Denaro verrà difeso da sua nipote, Lorenza Guttadauro. La legale è figlia di Filippo Guttadauro e di Rosalia Messina Denaro, sorella del boss. Quindi è anche nipote del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro. Suo padre è stato arrestato nel 1994 e condannato a 14 anni per associazione mafiosa. Il suo pseudonimo, nei pizzini tra MMD e Bernardo Provenzano, era «121». Lorenza Guttadauro è anche la moglie di Girolamo Bellomo, arrestato nell’operazione Eden 2 e condannato a dieci anni in Appello. «Ha sempre avuto legali d’ufficio, non mi aspettavo di essere nominata», ha detto lei, mostrandosi sorpresa. La Guttadauro ha anche fatto sapere che l’interrogatorio di garanzia non è stato ancora fissato e che non sa ancora se la nomina riguarda anche l’udienza che si terrà domani a Caltanissetta per le stragi del 1992.
In passato Lorenza Guttadauro ha anche difeso gli zii Anna Patrizia e Francesco Messina Denaro, arrestati con l’accusa di essere il braccio operativo del capomafia.
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