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05/02/2023 06:00:00

La rete dei medici di Matteo Messina Denaro, le indagini a Palermo

 Chissà se è la "borghesia mafiosa", della quale tanto si parla in questi giorni. Chissà se sapevano, o se hanno fatto finta di niente. Fatto sta che in questi giorni in Procura a Palermo, si lavora alacremente sulle coperture di Messina Denaro. Lo scopo è arrivare il prima possibile a chiudere le indagini per un primo nucleo di "aiutanti" del boss, senza procedere ad ordinanze varie o arresti se non strettamente necessario. E un gruppo investigativo sta lavorando sodo sulle coperture tra i camici bianchi. Quanti medici hanno avuto in cura Matteo Messina Denaro in questi ultimi anni? Quanti sapevano della sua reale identità? I medici sono almeno sei. 

Nel frattempo si ragiona anche sui "covi" del latitante. E' chiaro a tutti che l'appartamento di Campobello di Mazara e gli altri "appoggi" sono solo alcuni di una lunga serie. L'idea è che Messina Denaro contasse su una serie di immobili in giro per il Belice, come avvenuto con suo padre (che fu anche nascosto in una canonica, per un periodo) e per altri latitanti prima di lui. Si arriverà mai a scoprirli? E quale tra questi è il fortino che nasconde davvero i segreti della sua latitanza? Domande sulle quali in tanti si interrogano. Anche Palermo, come racconta ieri il Sole 24 Ore, è una città dove il boss avrebbe potuto contare su appoggi. In Procura ne sono convinti. E chi conosce le cose di mafia sa dei rapporti strettissimi tra i Messina Denaro e il mandamento mafioso di Brancaccio, tanto che per un periodo il boss è stato latitante proprio a Brancaccio, sotto la protezione della famiglia Graviano. 

Continuano poi le polemiche. C'è chi dice che "Messina Denaro si è consegnato". Accuse respinte con fermezza dalla Procura. Rosalba Di Gregorio, l’avvocata che in passato ha difeso diversi boss della mafia non ha dubbi: l’ex latitante non si è fatto arrestare di sua spontanea volonta. La legale sul Corriere.it spiega che si è convinta avendo saputo del Viagra trovato nel covo del padrino. “Se si fosse consegnato avrebbe avuto prima l’accortezza di far sparire dall’appartamento di vicolo San Vito almeno quel farmaco che aiuta l’erezione”. Quel tipo di ritrovamento fa fare una malafiura (una brutta figura) nell’ambiente e cozza con una certa immagine. Inoltre penso che dietro l’arresto ci sia un lavoro pazzesco degli inquirenti. "Non credo ad ipotesi complottistiche come quelle fatte da Scarpinato e altri – aggiunge Di Gregorio -. Penso piuttosto che sia progressivamente crollato il suo sistema di autodifesa, anche l’aggravarsi della malattia”.

 

DE LUCIA. "Il 41 bis è uno strumento irrinunciabile perché impedisce ai mafiosi di continuare a fare i mafiosi dentro le carceri. Non è una pena in più, deve servire a impedire che un mafioso continui a comandare fuori dal carcere. Non si tratta di fargli fare docce gelate, di tenere la luce accesa 24 ore nella cella o di torturare nessuno, ma di impedire che in un colloquio con un familiare un boss possa ordinare di uccidere qualcuno. In questo senso è irrinunciabile per una lotta seria alla mafia. Un 80enne anche non in buona salute ma con una testa funzionante è in grado di fare quello che un killer di 30 anni non è capace di fare". Lo ha detto il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia che ha coordinato le indagini per la cattura di Matteo Messina Denaro, in occasione di un incontro con gli studenti dell'istituto "Gonzaga" del capoluogo siciliano.

Ma De Lucia è andato all'attacco anche contro coloro che avanzano sospetti sull'indagine. "Un punto di svolta per arrivare alla cattura di Messina Denaro c'è stato quando sono state captate alcune conversazioni in cui si faceva riferimento a una possibile malattia del latitante". 

"Questo riporta all'importanza delle intercettazioni nelle indagini contro le organizzazioni mafiose" ha poi aggiunto. "Gli associati per mettersi d'accordo devono parlare - ha spiegato ai ragazzi del Gonzaga -, un sistema per contrastare questa organizzazione è scoprire i suoi piani attraverso le informazioni che l'organizzazione stessa genera. Esistono due sistemi per farlo, per rompere la sua segretezza: o c'è qualche mafioso che inizia a collaborare con la giustizia oppure è lo Stato che deve entrare nella testa dei mafiosi ascoltandone i dialoghi con gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, ossia le intercettazioni".

E a proposito di alcuni particolari legati alla vita privata del superboss ha detto: "Non c'è un momento in cui questo Paese riesce a stare unito e festeggia i successi. Occorre anche fare una riflessione su come funziona il mondo dei media - ha aggiunto -: le trasmissioni hanno riguardato profili dietrologici o profili che riguardano la vita privata della persona, sono stati diffusi particolari irrilevanti come le eventuali amanti o i farmaci utilizzati. Io mi sono molto irritato per questo: anche l'ultimo criminale ha diritto alla propria dignità, mettere in piazza queste cose che contributo ha dato al servizio che l'informazione dovrebbe fare? Ci hanno fatto vedere dal buco della serratura la vita del boss".

Il procuratore, rispondendo agli studenti che gli chiedevano delle polemiche legate alla cattura del padrino di Castelvetrano e ai presunti retroscena sull'arresto, ha poi detto: "Ci sono soggetti che non fanno indagini da anni che compaiono sui media per disquisire sulla cattura di Messina Denaro o fanno dietrologie. Questo è uno strano Paese in cui erano passati pochi minuti dall'arresto - un grande successo per l'Italia e sono iniziati i 'murmurii': 'Si è fatto prendere', 'Non era più lui'. Sono tutte considerazioni che ognuno può fare, i fatti, però, sono un lavoro impressionante fatto dai carabinieri e un uomo che a tutto pensava tranne che a farsi catturare".

Durante l'incontro-dibattito gli è stata posta anche una domanda sulla cosiddetta "profezia di Baiardo". "C'è una grande differenza tra il mondo in cui succedono le cose e il mondo in cui si dice che potrebbero succedere. Io parlo del primo. Non parlo di questo signore processato e condannato, che circola in alcune televisioni. Che Messina Denaro fosse malato è una voce che girava, altre indicazioni non mi pare siano state date, ma siccome io l'indagine l'ho fatta so quando e come è stato individuato. Uno degli scopi adesso sarà quello di fare totale chiarezza su quello che è avvenuto, lo farò nei minimi dettagli con grande delusione di chi sostiene che la terra sia piatta".