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20/02/2023 14:37:00

"Il Comune di Marsala alla Bit? Mi fa ricordare l'Armata Brancaleone"

 Gentile direttore di Tp24,

Recentemente ho letto della partecipazione di una delegazione della Città di Marsala alla BIT e mentre lo facevo si materializzava nella mia mente una similitudine a tratti sempre più netti con un film di molti anni fa che narrava le gesta di una sgangherata armata, con a capo un personaggio chiamato Brancaleone. Ho pensato che non valesse la pena stabilire un nesso tuttavia seppur senza grande impegno mentale la cosa continuava a stuzzicarmi al punto tale da generare una domanda : Cosa possono avere in comune l’armata Brancaleone e la delegazione della Città di Marsala alla BIT? La risposta potrebbe essere niente oppure tutto o meglio quasi tutto poiché l’armata per lo meno un mezzo , sballato obiettivo se l’era posto ed era l’improbabile liberazione del Santo Sepolcro. I nostri invece sembra si siano presentati a Milano come una squadra di studenti impreparati pur sapendo di correre il rischio di potere essere interrogati ed in più senza uno straccio di proposta seria. È imbarazzante constatare come il destino della Marsala con turistiche velleità sia nelle mani di individui sprovvisti di una seppur minima visione del futuro e totalmente privi di quel sano pragmatismo tipico dei bravi amministratori.

In molti ci chiediamo, anche alla luce del fatto che materialmente finanziamo la trasferta, quale fosse l’obiettivo che la nostra piccola armata locale si era prefigurata di raggiungere nel momento in cui è stata deliberata la partecipazione all’evento BIT. Mera passerella fuori le mura cittadine? Brama di visibilità? Turismo sociale? Tutte congetture. Difficile interpretare queste carte e replicare ad una domanda che potrebbe suscitare mille risposte ma che in realtà non ne richiama in mente nemmeno una.

Probabilmente i nostri ingenui condottieri, noncuranti dell’inutilità di una partecipazione concepita in questo modo, partono dal presupposto che nessuno può negare la vocazione enonaturalistica e culturale del nostro territorio. Tuttavia a mio parere, rimane più facile elencare quello che Marsala non ha e che invece potrebbe avere piuttosto che decantarci addosso e di continuo le attrazioni locali per poi non sfruttarne in pieno l’appeal. Nessuno si spiega come sia possibile che in una Città vinicola per tradizione non esista una vera enoteca pubblica e nemmeno un percorso multimediale per dare a chi viene a trovarci l’abbrivio necessario alla piena comprensione del territorio. Gonfiamo il petto come i galli da combattimento quando si parla del Marsala e poi non comprendiamo la grande importanza che questo vino nato qui per caso potrebbe avere per veicolare e valorizzare l’immagine della Città. Quel Woodhouse di cui si parla tanto ed al quale vengono a mio parere impropriamente attribuite le royalties per l’invenzione del nostro vino, non ha certo fatto nulla di eclatante. In realtà l’aggiunta di alcol al vino per fortificarlo era una pratica ben nota e già largamente usata altrove. Caso volle che l’inglese si trovasse a Marsala e sembra inconfutabile l’evidenza storica che da qui si organizzò il primo carico di bozzelli e mezzi bozzelli con destinazione oltremanica. Se il Woodhouse avesse avuto la ventura di spedire la merce da Mazara oppure da Trapani o se Salemi avesse avuto un porto il vino avrebbe con tutta probabilità ed inesorabilmente cambiato nome. Io non darei troppa importanza alle vicende, in parte indecifrabili, che portarono alla nascita di un Vino la cui immagine nel tempo è stata poi deturpata dagli stessi produttori ma piuttosto mi fisserei sul come trarre vantaggio dalla fortunata coincidenza del binomio Marsala/Woodhouse, facendone un solido argomento di marketing. In poche parole siamo noi i detentori del trade -mark e anche se vini simili possono in realtà essere prodotti in altre aree del mondo non hanno certo il diritto o la presunzione di essere denominati “Marsala”. L’escursus storico e i ragionevoli dubbi su quanto accadde circa due secoli e mezzo addietro servono a capire se il Marsala ci azzecca con la BIT . A primo acchito sembra di no però se ci riflettiamo c’entra eccome. Sindaco e parte della giunta in trasferta invece di gestire un chioschetto dispensando assaggi di Marsala e tagliancozzi, rischiando di rimediare tra l’altro figure barbine e dare l’ennesima, plateale dimostrazione di quanto surreale e anacronistica sia la loro idea di promozione, avrebbero dovuto stimolare la curiosità degli operatori presenti offrendo una immagine credibile di una Città con ambizioni turistiche o perlomeno eno - turistiche. Insomma avrebbero dovuto imbastire una salutare attività di marketing del territorio, enfatizzando la storia dell’inglese e del Marsala che seppur basata sul “si racconta” ha un suo fascino, magari paventando grandi eventi per festeggiare il presunto storico anniversario della nascita, 250anni addietro, di un vino che tra il serio e il faceto può veramente rappresentare il volano dello sviluppo turistico della Città. Del resto i precedenti, leggasi Porto, Sherry, Madeira ne sono la chiara e più evidente dimostrazione.

Massimo Bellina