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17/03/2023 06:00:00

Mafia, politica e impresa. Processo "Scrigno": parola alle difese

Continueranno anche nell'udienza di oggi le arringhe dei difensori degli imputati del processo "Scrigno", che fa riferimento alla maxi operazione antimafia su mafia, politica, imprenditoria ed appalti, a Trapani, in provincia, nel Belice. Un'operazione complessa, che vede come imputato più celebre l'ex deputato regionale Paolo Ruggirello, per il quale l'accusa ha chiesto ben venti anni di reclusione. I pm, infatti, ritengono di aver formato, nel processo, la prova dei rapporti continui nel tempo tra Ruggirello e la mafia, in ogni località della provincia, da Trapani ed Erice, a Paceco, a Marsala, a Belice. Un patto sinallagmatico, con il politico - che da centrodestra a centrosinistra ha attraversato tutti gli schieramenti - che si dava da fare per accontentare piccole e grandi richieste dei boss, e li cercava non solo per la raccolta organizzata dei consensi del territorio, ma anche per piccoli piaceri personali (uno fra tutti: la richiesta di convincere un giovane a non frequentare più la figlia quindicenne). 

Nelle scorse udienze, oltre alla requisitoria dei Pm, hanno parlato anche gli avvocati delle tante parti civili ammesse al processo, e sono cominciate le arringhe difensive dei legali dei diversi imputati.  Il  Comune di Erice, costituitosi parte civile al processo Scrigno, ha chiesto un milione e mezzo di euro per “danni di immagine”. La Regione siciliana e l’Ars, invece, assenti nell’ultima udienza, decadono dalla possibilità di chiedere un risarcimento. 

Gli imputati davanti al collegio di Trapani sono otto. Altri diciannove sono stati già giudicati con il rito abbreviato.  Queste le richieste di condanna per gli altri imputati: al già riconosciuto “consigliere” del mandamento mafioso di Trapani, Nino Buzzitta, 21 anni; 20 anni e 6 mesi la pena chiesta per l’agrigentino Vito D’Angelo, originario di Ravanusa, ex ergastolano detenuto a Favignana e che sull’isola sarebbe rimasto a fare da referente per conto di Cosa nostra trapanese; 17 anni sono stati chiesti per il salemitano Vito Gucciardi; per l’accusa di voto di scambio politico-mafioso sono stati chiesti 8 anni per l’ex consigliere provinciale Vito Mannina e per l’ex consigliere comunale di Erice, Alessandro Manuguerra, infine per intestazione fittizia di beni sono stati chiesti 3 anni per Marcello Pollara e 2 anni per Giuseppa Grignani.

Il processo Scrigno è un interessante spaccato sulla mafia trapanese, a cominciare dalla gestione della famiglia mafiosa di Trapani da parte dei fratelli Virga, Franco e Pietro, figli dell’ergastolano Vincenzo, insieme all'’ex consigliere comunale di Trapani, Franco Orlando "quello del bar". 

Le prime arringhe hanno visto l’intervento degli avvocati Laura Grado, per l’imputato Vito D’Angelo, e Giuseppe De Luca, difensore di Nino Buzzitta. D’Angelo è accusato di essere stato il capo della cosca mafiosa presente sull’isola di Favignana, ma Grado ha sostenuto che “non vi è prova di questo suo ruolo”. Anche De Luca ha sottolineato l’assenza di contenuti riguardanti Buzzitta nelle intercettazioni. La sentenza è prevista per il 6 aprile.

Scrigno ha avuto già un epilogo, anche in secondo grado, per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, ben 17. In particolare i giudici d’Appello hanno condannato a 12 anni di reclusione Carmelo Salerno (assolto in primo grado), aumentato le pene per Michele Martines da 5 anni e 4 mesi a 13 anni e 4 mesi, per Francesco Orlando da 5 anni e 4 mesi a 12 anni e 8 mesi, per i fratelli Virga, Francesco e Pietro (rispettivamente da 8 anni a 16 anni e 8 mesi e da 8 anni a 19 anni e 4 mesi). Diminuite invece le condanne per Francesco Russo che è passato dai 4 anni del primo grado ad un anno e sei mesi e per Jacob Stelica da 4 anni ad un anno. Per quest’ultimi due la pena è stata sospesa. Confermato infine il verdetto di primo grado per Vincenzo Ferrara (3 anni e 4 mesi), Francesco Peralta (8 anni e 4 mesi), Giuseppe Piccione (8 anni), Pietro Cusenza (8 anni e 4 mesi), Mario Letizia (8 anni e 4 mesi), Leonardo Russo (3 anni), Michele Alcamo (3 anni) e Antonino D’Aguanno (3 anni e 4 mesi), Francesco Todaro (assolto) e Tommasa Di Genova (assolta).



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