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20/04/2023 06:00:00

Quel cane non è morto perché non c’erano i soldi per l’intervento, facciamo chiarezza

 Portano il cane, in emergenza per una torsione gastrica, da due diverse cliniche veterinarie di Palermo che, per l’intervento vogliono 1500 euro. Loro i soldi non ce li hanno e chiedono una rateizzazione. I veterinari dicono no e il cane muore.

Una “notizia” incredibile, che in tanti hanno riportato (dal Messaggero a La Repubblica), compreso il nostro giornale, visto il lancio Ansa. Ma che si è rilevata falsa, nel senso che le cose sarebbero andate molto diversamente.

A spiegare che cosa sia successo realmente è intervenuto l’Ordine dei medici veterinari della provincia di Palermo, dopo aver sentito i colleghi di una delle due strutture in questione, “visualizzate le immagini delle telecamere e acquisita la documentazione ampiamente diffusa a mezzo social” (Potete leggere qui la nota integrale).

 

Domenica scorsa il proprietario di Kira, un’anziana cagnolina di 13 anni, insieme alla sorella minorenne, si sarebbero presentati in clinica con una diagnosi: torsione dello stomaco. Non una valutazione del proprio veterinario di fiducia, ma la sua. Un’autodiagnosi. E la richiesta era quella di intervenire immediatamente.

In questi casi, la domanda è d’obbligo: da quanto tempo il cane sta male? Risposta: da 24 ore. Tempo decisamente poco compatibile con una torsione gastrica, considerato anche che l’animale stava sulle sue zampe. E dato che nella struttura c’erano già un cane in visita e due pazienti in codice rosso in attesa di essere ricoverati, il medico veterinario decide di effettuare un triage: Kira respirava a bocca chiusa e aveva le gengive rosee.  Situazione che, ovvio, non dimostrava che stesse bene, ma certo era in netta controtendenza rispetto all’autodiagnosi del proprietario.

Sicuramente, in quel momento, non poteva essere collocata tra i pazienti che richiedono di essere immediatamente stabilizzati.

 

Ecco perché spiegano al proprietario la necessità di una radiografia ad addome e torace in modo da capirne di più.

“Il cane presentava una evidente neoformazione toracica e un forte stato cachettico”, si legge nella nota dell’Ordine. Insomma, in termini meno accademici,  come d’altra parte si può capire anche dalle immagini pubblicate sui social, era pelle e ossa, e con un grosso tumore.

“Segni evidenti di una sofferenza cronica e dell’assoluta mancanza di un controllo medico nel periodo precedente”.

Mancanza avvalorata dalla convinzione del proprietario di avere diritto ad un intervento gratuito per il proprio animale, rifiutando perfino la registrazione e negando la propria carta d’identità.

Recatosi poi presso un’altra clinica veterinaria di Palermo, secondo l’Ordine si sarebbe ripetuto un copione simile. Nessuna richiesta di dilazionamento del pagamento, quindi. Soprattutto perché nessuno gli aveva fatto il preventivo (sulla base di quale radiografia?).

 

La cagnolina, purtroppo, è morta nella tarda serata di domenica. Forse per le complicazioni del tumore, forse per qualcos’altro. Difficile dirlo.

Una cosa è certa. Dall’immagine diffusa sui social, ci si trova davanti ad un cane sofferente da diverso tempo, senza che nessuno sia intervenuto.

È per questo motivo che è stata fatta una denuncia per maltrattamento di animali. Al momento contro ignoti (vista l’assenza del documento d’identità), anche se non sarà difficile per la procura, partendo proprio dai social, risalire alle generalità del proprietario di questa sfortunata cagnolina.

Proprietario che, oltre alla denuncia per maltrattamento, rischia anche un’azione legale per i suoi comportamenti diffamatori e di minaccia.

Su facebook, aveva scritto che sarebbe andato dalle due cliniche a prendere tutti a schiaffi e che non lo avrebbe potuto fermare nemmeno l’esercito.

 

La narrazione a senso unico di questa vicenda, innescata dai social e da un articolo dell’Ansa, ha prodotto un cortocircuito in cui gli organi di informazione non ci hanno fatto proprio una bella figura, veicolando il pericoloso messaggio che quella del veterinario sia una missione e non un lavoro. Qualcosa che dunque si può fare anche gratis. E che anzi, farlo gratis sia perfino deontologicamente corretto. A patto di non rompere troppo le scatole, pretendendo registrazioni, carte d’identità, radiografie, diagnosi e cure pregresse. Altrimenti sono schiaffi.

 

Egidio Morici



Cronaca | 2024-05-28 11:12:00
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