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04/06/2023 06:00:00

Il Festival Letterario e come si progetta nell'ansia dell'incertezza

Giovedì 1 giugno comodamente in poltrona e ho ascoltato la conferenza stampa di presentazione della quattordicesima edizione de Una Marina di Libri di Palermo con Gaetano Savatteri direttore artistico. In questi mesi durante la costruzione di 38° parallelo moltissimi contatti con altre realtà che parlano la nostra stessa lingua in altre città d’Italia e notavo che ci sono differenze stringenti in termini di sostenibilità finanziaria e di programmazione.

Arrivare ad una conferenza stampa, o a far sapere cosa proporrai al tuo pubblico è al contempo un punto di arrivo e partenza: arrivo: apri il sipario su quello che saranno gli ospiti con chi converseranno e molto altro. Di partenza, perché da quel momento è alchimia pura di dinamiche che si creano e si andrà in apnea fino al giorno di chiusura del Festival Salone Rassegna che sia.

A Roma in questi giorni c’è una sottile polemica perché a fronte di “pochi fondi sulle azioni culturali” da parte dell’Amministrazione Capitolina, la Fondazione Cinema America godrà di un finanziamento di 250.000 € ad hoc per le sue attività - che per onestà intellettuale - sono vera linfa di novità nel mondo delle sale cinematografiche in Città. In precedenza con Luca Bergamo (già assessore alla cultura e vicesindaco della giunta Raggi), un cambio di passo c’era stato ovvero tramite bando si eleggevano determinate iniziative e per tre anni godevano di un sostegno finanziario certo, cosa che consentiva in quota parte di poter contare su una base per uscire dall’incertezza.

L’accusa di Gaetano Savatteri alle Istituzioni è fondata: dopo quattordici edizioni mi pare di capire si trovano a sostenere una Marina di Libri con il supporto decisivo dei privati e poco o nulla da parte del pubblico. Ci sarebbe molto da dire sull’argomento, investendo magari della materia non solo a livello locale ma direi regionale i rappresentanti del territorio sul perché non si possa agire come in altre regioni con programmazione certa con bandi - magari triennali - con campagna di comunicazione ad hoc per chi dovesse rientrare in una short list e far diventare queste meravigliose macchine dei veri e propri centri di programmazione culturale e coesione sociale.

38° parallelo, insieme a tantissime realtà a Marsala, dalla Amministrazione Comunale alle scuole, nel comparto libro e lettura prova a costruire a rilanciare visioni possibili e mettere sul piatto contatti e contenuti, ma per far questo poi hai la necessità di poter contare su fondi che ti possano consentire di crescere di alzare l’asticella della programmazione e allora fai i conti con l’inadeguatezza delle risposte ovvero queste o non arrivano o se arrivano con ritardo: c’è la necessità e lo dico da tempo di una visione nuova.

E la figura del questuante per mesi a chiedere dopo articolatissime istanze (previste da decreti circolari leggi, diciamolo pure, bizantine anziché no) è dietro l’angolo: l’incertezza aumenta e nell’economia dei tempi di progettazione di un Festival, questa figura di chi gira col cappello in mano non la contempla: la Cultura è cosa seria serissima che prefigura tempi certi, persone competenti (ce ne sono moltissime nel pubblico e nel privato) nei vari ruoli, e mal sopporta l’improvvisazione e sopratutto - diciamolo - ha un costo per la collettività, ridotto ridottissimo rispetto ad altri capitoli della spesa pubblica, ma c’è.

Non programmare da parte del settore pubblico, non mettere in atto azioni coerenti di sviluppo tali, fa pensare che dietro a tutto questo ci sia un pensiero neppure tanto recondito: se vuoi fare lo farai a determinate condizioni e lo dovrai chiedere e anche a lungo e sì perché le istanze si protocollano mesi e mesi prima, uno sperpero di tempo per chi chiede e un esercizio di stile quasi di potere dall’altra parte. La Sicilia non ha Fondazioni bancarie opulente come altrove (Fondazione Carispezia che sostiene il Festival della Mente a Sarzana, o la Fondazione Friuladria per Pordenonelegge solo per fare due esempi) e neppure su un settore privato tale da sostenere tante attività culturali sui territori, questi modi di fare impresa, di fare investimenti a medio lungo periodo in ambito culturale segna il passo, eppure gli strumenti ci sono. Quei pochi che lo fanno, ti sostengono nonostante le loro difficoltà di mercato e lo fanno spesso come atto di restituzione e amore ai loro territori: sarebbe bello sedersi con loro per discutere di programmi di crescita, di visione futura di sostenibilità culturale che poi è il vulnus di un’Isola che mostra dati sconfortanti in questo ambito. Eppure è difficile se non impossibile.

Come scrive Cristian Raimo…dare sostenibilità e crescita ai progetti culturali significa alimentare gli spazi di bellezza, comunità, discussione pubblica”: che la politica tema tutto questo? Oltre l’apericena - che alimenta un’economia concreta - ci può essere un altro consumo, quello culturale che è una direzione possibile per un quotidiano differente. Altrove si fa.

Lo scorso anno ci “siamo contati”, dopo una prima riunione programmatica nella precedente edizione di 38° parallelo, si lanciò la Rete dei Festival e delle rassegne in provincia di Trapani, azione meritoria di Renato Alongi/BiblioTP; conta che poi fu ratificata qualche mese dopo a Villa Cavalotti nella rassegna Il mare colore dei libri. Un pieghevole stampato dal Distretto Turistico Sicilia Occidentale cui va il plauso, presentato alla BIT a Milano e al Salone di Torino e poi? Nulla o quasi, anzi no: il numero dei partecipanti a questa rete nel mentre è aumentato (credo si sia raggiunto il numero 30), ma tutto ciò a cosa serve concretamente? Come si può andare oltre i confini provinciali magari con campagne di comunicazione che hanno un loro costo? Come procedere con azioni coerenti di sostenibilità condivisa? E invece siamo sempre dietro all’approvazione dell’ultimo bilancio, all’insediamento di una nuova giunta, ad ingessare decisioni in vista di future elezioni (siamo la nazione che vive il quotidiano con la certezza della precarietà di chi sarà eletto). Come renderci noi appetibili agli occhi degli sponsor privati affinché il loro impegno quanto meno sarà ripagato da una visibilità per una platea più vasta?

Dice bene Savatteri, noi omaggiamo tutti ma basta pacche sulle spalle, vorremmo una concretezza differente. Siamo diventati dei funamboli della cultura spesso con reti malmesse sotto di noi, e importa poco che a dispetto di altri, tu possa contribuire a dare risalto ad un territorio con i contenuti: ho come l’impressione che siano questi il problema. Saper lavorare bene e con i fatti, è esiziale a questo punto della storia, è il caso se c’è la reale volontà di un confronto di spostare la discussione di voler fare politiche culturali - dal Comune alla Regione - con chi vive di incertezza costante. E’ un invito alla Politica a lavorare insieme per cambiare passo nei confronti della Comunità, altrove è la normalità. E noi?

Giuseppe Prode