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01/08/2023 00:00:00

Stagnone di Marsala: "Riserva delle Riserve o ambiente marino costiero libero"

 La Riserva dello Stagnone di Marsala e la sua gestione rimangono al centro del dibattito pubblico. Dopo i diversi interventi e le proteste di Legambiente, Europa Verde e la replica del commissario Cerami, secondo il quale allo Stagnone va tutto bene, c'è stata anche la presa di posizione dell'Università di Palermo, con il professore Mario Lo Valvo docente di Tutela e gestione della fauna che ritiene che: “Il kite surf minaccia l'avifauna dello Stagnone". Sullo Stagnone di Marsala dice la sua anche il naturalista Enzo Sciabica con una riflessione tra "Riserva delle Riserve o ambiente marino costiero libero". 

Dopo Legambiente ed il Comune di Marsala ora anche il partito Europa Verde, solleva dubbi sulla gestione della Riserva Naturale Orientata Isole dello Stagnone. Dubbi che, a quanto sembra, attengono alla “zone B” di Riserva o “zone di riserva generale”. Zone che dalla legge non sembrano, purtroppo, godere della stessa attenzione che è stata usata per la zonizzazione delle Riserve ricadenti all’interno dei Parchi naturali. Così le zone B delle Riserve non comprese nei Parchi, più che “zone di riserva generale” finiscono con l’essere concepite “aree di pre-riserva”. Aree che, sempre per legge, avrebbero dovuto essere sottoposte pure ai “piani di utilizzazione finalizzati ad integrare il territorio circostante nel sistema di tutela ambientale”, aree in cui sono ammesse attività antropiche. Detti piani avrebbero dovuto essere “adottati dai Comuni singoli o associati entro 180 gg. dalla data del decreto istitutivo delle riserve o del decreto approvativo del regolamento”. Ora mettiamoci nei panni di chi amministra i Comuni che, pur nella loro responsabilità, a quanto sembra, non hanno adottato questi “piani”, non facili da concepire. Essi infatti, nell’applicazione, potrebbero rivelarsi non aderenti con le “destinazioni d’uso indicate nei decreti di istituzione delle riserve nonché nei regolamenti delle stesse” e difformi dalle disposizione di cui all’Art. 13 (Norma finale) del Regolamento della Riserva che vuole: “Nella riserva è inoltre vietata ogni altra attività che possa compromettere la protezione del paesaggio, degli elementi naturali, della vegetazione e della fauna”. Attività che rimangono, comunque, sotto la vigilanza dell’Ente gestore per cui, ci sarebbe da chiedersi, perchè la Regione, notando che i Comuni nei 180 gg. previsti non hanno “adottato” i summenzionati piani, non abbia indetto un tavolo di concertazione per cercare di conciliare le esigenze del Gestore della riserva e le previsioni di “utilizzazione” dei Comuni. L’assenza della Regione sembra, purtroppo, avere esteso le criticità delle zone B di riserva alle zone A, se è vero, come è vero, per esempio, che i praticanti di kite surf non sembrano tenere conto delle zone A o B dell’area protetta quando volano o veleggiano sull’ acqua. Ben si comprendono le difficoltà dei gestori nella conduzione delle nostre aree naturali protette, ma non può essere condiviso il fatto che in una riserva naturale, in un sito della Rete Natura 2000, si conceda l’esercizio di attività antropiche senza che siano sottoposte a Valutazione d’Incidenza Ambientale o senza che venga eseguita una “verifica di assoggettabilità”. Il problema rimane nel fatto che gli italiani, in genere, dimostrano scarso rispetto del patrimonio naturale, a differenza del rispetto per il patrimonio storico-artistico. Provate a mettere una panelleria o jukebox o biliardini di calcio balilla all’interno di un sito archeologico o al baglio Anselmi (dove è custodita la nave punica) o al teatro Massimo di Palermo e vediamo cosa succede. Il mancato rispetto, da parte di tutti, è stato confermato da due autorevoli Dirigenti del competente Assessorato regionale Territorio e Ambiente. L’architetto Pietro Tolomeo e il dottore Salvatore Di Martino, infatti, l’1/2/2008, hanno rilasciato la seguente (pag. 9) “COMUNICAZIONE” al Quotidiano di Sicilia: “L’unico dato certo aggiunge Di Martino – resta la mancanza di vigilanza da parte di tutti gli Enti. Nella nostra terra è necessario vigilare con la presenza fisica: nei posti civili basta un cartello. Qui non è così a nessun livello ………. -”. E l’architetto Tolomeo, allora dirigente generale del Dipartimento regionale Ambiente, non riuscendo a valutare i gestori e mantenendosi sul generico, come riportato sulla pagina di giornale, si è espresso: “tra gli Enti gestori spicca il Cai, per la volontà di separare la gestione amministrativa dalla politica attiva, operazione nella quale le altre associazioni ambientaliste non riescono, creando una grande anomalia …”. Da allora nulla sembra essere cambiato, come se la politica non avesse recepito il grido di dolore dei due Dirigenti, come se non sapesse decidere di fare tutela vera del nostro patrimonio naturale, come vogliono gli Artt. 9 e 41 della Costituzione, o lasciare libere le aree in cui la protezione non è ritenuta essenziale. Il non decidere continua ad esporre, tra l’altro, gli ambientalisti ortodossi allo scherno.

Enzo Sciabica