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30/12/2023 06:00:00

I fatti dell'anno. L'arresto di Matteo Messina Denaro

“Sì, mi chiamo Matteo Messina Denaro”. Poche parole, con tono arrogante, dopo un breve tentativo di fuga. Si chiude così, una mattina di gennaio, la latitanza trentennale  del boss numero uno di Cosa nostra. La “primula rossa” della mafia, l’ultimo degli stragisti, “u siccu”, “diabolik”. Tanti soprannomi che hanno accompagnato il racconto della lunga latitanza del boss di Castelvetrano. L'ultimo atto il 16 gennaio 2023. E’ la cattura e poi la morte del superboss la notizia dell’anno.

E’ stato catturato alla clinica La Maddalena a Palermo, uno dei più importanti centri oncologici siciliani. In tasca la carta d’identità con il nome Andrea Bonafede. Ma quando gli agenti del Ros dei Carabinieri lo hanno bloccato ha svelato subito la sua vera identità.
Accanto a lui Giovanni Luppino, uno dei tanti fiancheggiatori di cui si è circondato in questi tre decenni di invisibilità. Dalla sua cattura, fino a pochi giorni fa non si sono interrotte le indagini sulla rete dei fiancheggiatori.

 

 


LA FOTO
Latitante da 30 anni, del boss di Castelvetrano non si avevano immagini da decenni. Le ultime foto sono di lui da giovane, accanto al padre, il patriarca della mafia castelvetranese Francesco Messina Denaro da cui Matteo ereditò il comando. E poi negli ultimi 30 anni diversi identikit con la tecnica dell'age progression.
Messina Denaro non era stato mai arrestato, quindi nessuna foto segnaletica era presente negli archivi.

 


LE INDAGINI
Un'operazione tradizionale senza confidente e senza nessun pentito. Così i militari del Ros e i magistrati palermitani sono arrivati alla cattura del boss Matteo Messina Denaro. Da almeno tre mesi gli inquirenti analizzavano le conversazioni dei familiari del capomafia intercettati. Spunti e battute di chi sa che è sotto controllo, ma non può fare a meno di parlare da cui è emerso che il padrino di Castelvetrano era gravemente malato, tanto da aver subito due interventi chirurgici. Uno per un cancro al colon, l'altro per il morbo di Crohn. Una delle due operazioni peraltro era avvenuta in pieno Covid. Sono partite da qui le indagini.


I magistrati e i carabinieri hanno scandagliato le informazioni della centrale nazionale del ministero della Salute che conserva i dati sui malati oncologici. Confrontando le informazioni captate con quelle scoperte gli inquirenti sono arrivati a certo un numero di pazienti. L'elenco si è ridotto sulla base dell'età, del sesso e della provenienza che, sapevano i pm, avrebbe dovuto avere il malato ricercato. Alla fine tra i nomi sospetti c'era quello di Andrea Bonafede, nipote di un fedelissimo del boss, residente a Campobello di Mazara.

Dalle indagini però è emerso che il giorno dell'intervento, scoperto grazie alle intercettazioni, Bonafede era da un'altra parte. Quindi il suo nome era stato usato da un altro paziente. Le indagini hanno poi confermato che stamattina Messina Denaro, alias Bonafede, si sarebbe dovuto sottoporre alla chemio. Certi di essere molto vicini al capomafia i carabinieri sono andati in clinica. Messina Denaro era arrivato con il suo favoreggiatore a bordo di un'auto. Vedendo i militari ha fatto per allontanarsi, ma è stato bloccato.

 

 


IL RACCONTO DEGLI INVESTIGATORI
Il 16 gennaio 2023 è stata una giornata storica, certamente, ma non segna la fine della mafia. Lo dicono chiaramente gli investigatori durante l’affollatissima conferenza stampa. E lo dicono anche fuori dal comando provinciale dei Carabinieri a Palermo, davanti a decine di ragazzi che applaudono e ringraziano, ma non mollano. Gli striscioni chiedono verità sulle stragi di mafia, sottolineano che il boss è stato preso dopo 30 anni.

 

 



Negli ultimi dieci anni sono stati eseguiti oltre cento misure cautelari nell'ambito delle indagini sul boss, con sequestri complessivi per 150 milioni di euro. Durante la conferenza stampa i vertici dei Carabinieri, il Procuratore di Palermo De Lucia, il sostituto Paolo Guido, hanno spiegato molti passaggi delle indagini. "C'è stata una forte accelerazione negli ultimi giorni, perché stavamo sempre stringendo il cerchio su questo paziente, che secondo noi era il latitante, e che aveva prenotato la visita specialistica per oggi. L'auto veniva dal Trapanese. Di più non possiamo dire. Così come non possiamo dire cosa accadrà nella provincia di Trapani. Fino ad ieri le intercettazioni registravano una grande unità intorno a Messina Denaro". "Senza Messina Denaro, Cosa nostra perde un uomo che era in grado di fare grandi affari. E' un colpo sensazionale a Cosa nostra". Gli investigatori insistono poi sui beni di lusso che indossava il latitante: un prestigioso orologio di marca, molto particolare e costoso, dal valore di 30mila euro.

 


I COVI
Dove si è nascosto Matteo Messina Denaro? E’ la domanda più ricorrente nelle ore successive alla sua cattura. Gli investigatori vanno a ritroso, scoprono, nel giro di poche ore l’ultimo covo del boss. Messina Denaro si nascondeva a Campobello di Mazara, paese a pochi chilometri dalla sua Castelvetrano, e in cui ha sempre potuto contare su persone di fiducia. L’ultimo covo utilizzato dal boss si trova in via CB31, e in poco tempo si scopre che in realtà Messina Denaro non si nascondeva. Almeno negli ultimi due anni la sua latitanza era vissuta alla luce del sole. Quell’appartamento era arredato come la casa di un normale sessantenne single. Vengono trovati libri, occhiali da sole, orologi di lusso. Tutto ciò che la vulgata raccontava del boss, adesso era lì, nei suoi covi. Perchè altri appartamenti sono stati scoperti a Campobello di Mazara, in cui si sarebbe nascosto Messina Denaro. Il boss si spostava liberamente con un’Alfa Giulietta nera.

 


Conduceva una vita anonima, sotto gli occhi di tutti, e lussuosa. Da 10mila euro al mese. E' questo il tenore di vita di Matteo Messina Denaro. Il dato si ricava da alcune carte trovate dagli investigatori nei vari covi finora scoperti (tre, ma c'è da scommettere che sono molti di più).
Ci sono ricevute per acquisto di beni di lusso, abiti firmati, e poi cene costose. Una fattura di un conto al ristorante è di 700 euro. Messina Denaro faceva molta attenzione alle spese, segnando acquisti ed uscite. Che sono tante. Ma non si trovano i soldi.
E poi le tracce dei suoi incontri amorosi. I preservativi, il viagra. Messina Denaro aveva anche un cellulare, con il quale scambiava messaggi con le altre pazienti in cura alla Maddalena. C’è anche un selfie con un operatore sanitario.

 


Campobello di Mazara, le settimane successive al suo arresto, viene messa sottosopra. Vengono ispezionati presunti covi e si cerca di ricostruire la latitanza alla luce del sole dell’uomo più ricercato d’Italia. Infatti la domanda è: come è stato possibile che nessuno abbia capito che quell’uomo era Matteo Messina Denaro? Tutta la comunità di Campobello è stata accusata di essere omertosa, di aver coperto il latitante.


I FIANCHEGGIATORI
E poi ci sono i fiancheggiatori. Il primo ad essere arrestato è l’autista che lo accompagnò alla clinica La Maddalena la mattina del 16 gennaio. Poi gli investigatori hanno scoperto il ruolo dei Bonafede. C’è Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al boss. C’è l’altro Bonafede, sempre Andrea, che avrebbe fatto da postino per consegnare le ricette mediche del dottore Alfonso Tumbarello, anche lui arrestato.

 

 

Viene arrestata la sorella, Rosalia Messina Denaro. Pian piano che si riavvolge il nastro della latitanza di Messina Denaro si scoprono una serie di persone a lui vicinissime, che gli hanno consentito di trascorrere gli ultimi anni in maniera relativamente tranquilla a Campobello. Ci sono i coniugi Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, i vivandieri del boss, dai quali si recava spesso. C’è poi Laura Bonafede, figlia del capomafia Leonardo Bonafede, con la quale il latitante avrebbe avuto una relazione. Viene arrestata, nelle ultime settimane, anche la figlia Martina Gentile, per la quale Messina Denaro usava parole di ammirazione.

 


Dopo il suo arresto Matteo Messina Denaro viene condotto al carcere di massima sicurezza dell’Aquila, dove resterà fino alla sua morte. Gli ultimi mesi di vita, le indagini, i fiancheggiatori (nel dettaglio) il riavvicinamento con la figlia, e il suo ritorno, da morto, a Castelvetrano, chiuderanno, domani, la serie sui principali fatti dell’anno.
 



Caccia a Messina Denaro | 2024-05-16 07:55:00
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