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28/03/2024 20:00:00

Sicilia, l’acqua sta finendo. Consumi spropositati e reti fatiscenti

 L’Italia è il terzo paese europeo per disponibilità di risorse idriche, ma le reti nazionali perdono il 40% di acqua. In Sicilia la percentuale sale al 50% e l’Isola resta dipendente d’acqua anche da altre regioni per l’approvvigionamento. Nell’anno della siccità e l’inizio del processo di desertificazione, la Sicilia ha ancora reti d’acqua colabrodo che potrebbero essere riparate o sostituite con fondi del Piano di Sviluppo e Coesione. Lo ha evidenziato Confindustria attraverso lo studio “Dall’emergenza idrica all’efficienza idrica”. Anche il mondo industriale ha lanciato l’allarme sull’inefficienza dei servizi idrici. Riconoscendo la difficoltà a tenere l’acqua nelle tubature italiane. Confindustria ha chiesto un modello sostenibile di gestione, partendo dai deficit. Come quello della Sicilia, regione in cui il governatore Renato Schifani ha parlato di “situazione molto seria” riferendosi alla mancanza d’acqua.

Sicilia dipendente d’acqua anche da altre regioni
La Sicilia è una regione che a differenza di altre riceve acqua da territori vicini e non ne cede. L’isola ha quindi una dipendenza idrica e all’interno del rapporto di Confindustria è stimata allo 0,2 per cento. Un tasso molto basso, ma di cui tenere conto nella gestione interna delle risorse. In Italia gli scambi di acqua più rilevanti, in termine di volume, si verificano comunque nel Mezzogiorno, ma le regioni maggiormente dipendenti dall’arrivo di acqua dagli altri territori sono la Puglia (indice di dipendenza idrica pari al 79%) e la Campania (26,5%). Al Nord è invece il Veneto a ricevere più acqua dalle altre regione (2,5%) e al Centro è l’Umbria (2,2%).

Anche Confindustria mette l’accento sulle reti colabrodo
Come Confagricoltura nel suo Libro Bianco del Verde, anche Confindustria ha messo l’accento nel suo report “Dall’emergenza idrica all’efficienza idrica” sulle perdite di rete. Le rete idriche in tutte le città italiane stanno invecchiando e con questo processo si deteriorano, portando alla dispersione di acqua. L’Italia in Europa registra dei tassi di dispersione, seppure in miglioramento rispetto al passato, tra i più alti (pari al 42%). A livello nazionale è la Sicilia a registrare uno tra i tassi peggiori di dispersione d’acqua aggravando il problema siccità. L’Isola registra perdite del 50%, ma ci sono picchi anche peggiori. Ai piedi dell’Etna, ad esempio, si arriva a perdere il 75% con tubi talmente vecchi e usurati che assomigliano a dei rami d’albero. Le perdite idriche totali sono più alte sono in Basilicata (56,3%), Sardegna (55,6%), Lazio (52,9%). Sono tutti territori, insieme alla Sicilia, già soggetti ad elevato stress idrico e siccità.

Il Psc per salvare l’acqua in Sicilia e ridurre la siccità
Per migliorare le rete idriche e quindi dotarsi di un sistema efficiente, l’Italia e la Sicilia possono puntare al sostegno economico del Pnrr e i Piani di Sviluppo e Coesione. Oggi Sicilia e Campania condividono, ad esempio, un piano per investire dove sarebbe necessario. Si tratta della Linea d’intervento “Infrastrutture Idriche” finanziati con il Piano Sviluppo e Coesione (PSC) 2021 – 2027 per 275 milioni di euro. Si tratta di fondi spendibili per la manutenzione delle reti già esistente, per la realizzazione di infrastrutture più sostenibili e resilienti e per interventi a contrasto del cambiamento climatico sia in città che nelle aree esterne. Tra questi 275 milioni, 20 milioni sarebbero stanziati per il completamento delle dighe incompiute.

Italia terzo paese per consumo d’acqua in Europa
Citando dati Ispra, Confindustria ricorda come per l’Italia è stata calcolata una media annua di approvvigionamento di circa 134 miliardi di metri cubi di acqua, che posizionano il paese quale terzo a livello europeo per disponibilità di risorse idriche. Dov’è la cattiva notizia? “Quando si valuta questa disponibilità per chilometro quadrato, con 400 mila metri quadrati per chilometro quadrato, superiamo la media europea – scrive Confindustria – mentre in termini di disponibilità pro-capite, a causa dell’alta densità abitativa, siamo leggermente al di sotto della media”. Secondo ancora i dati Ispra, negli ultimi decenni in Italia si è registrata una progressiva diminuzione della quantità media annuale d’acqua. Nello specifico, nel periodo compreso tra il 1921 e il 1950, la media era di 166 miliardi di metri quadrati all’anno, mentre dal 1991 al 2020 è scesa a 134 miliardi di metri quadrati, con un calo del 20%. Confindustria ha stimato che entro il 2100 la disponibilità idrica in Italia destinata a ridursi tra il 10% e il 40%, citando i dati dell’agenzia internazionale l’Ipcc.

Maxi investimento come per il Ponte sullo Stretto
Il problema tipicamente nazionale è anche quello del prelievo idrico. Viene utilizzata molta acqua e più che nel resto d’Europa. “I quasi 40 miliardi di metri cubi di prelievo idrico in Italia sono notevolmente superiori rispetto Spagna (seconda in termini di prelievi con poco più di 30 miliardi, o Francia (quasi 27 miliardi) e Germania (meno di 20 miliardi). Per tutta l’Italia il Def (documento di economia e finanza) 2023 stima in 12 miliardi di euro il fabbisogno di investimenti nel settore idrico. Per gli interventi necessari alla riduzione delle perdite nelle reti servono 1,17 miliardi di euro, per la copertura finanziaria delle opere idriche finanziate 150 milioni di euro. Il totale è pari a 13,320 miliardi di euro. Pensiamo che per la costruzione del Ponte sullo Stretto ne sono stati stimati 11,6.

Il presidente Schifani: “In Sicilia la situazione è seria”
“Il governo regionale è pronto a chiedere lo stato di emergenza nazionale per la crisi idrica in Sicilia. Un provvedimento che punta soprattutto a garantire l’approvvigionamento di acqua potabile ai cittadini, di quella per il comparto agricolo e zootecnico, e per consentire alle imprese di continuare a lavorare e di portare avanti i cantieri nell’Isola”. Lo ha comunicato la Regione nelle scorse ore, facendo notare la mobilitazione istituzionale per dare una soluzione alla mancanza d’acqua che sta colpendo la Sicilia. “La situazione è seria – ha dichiarato il presidente della Regione Schifani – e il governo regionale sta facendo tutto il possibile per affrontare l’emergenza coinvolgendo tutti i rami dell’amministrazione competenti e chiedendo adesso il supporto dello Stato“. Schifani vuole ottenere più soldi dal governo nazionale, pur avendo a disposizione i fondi della Linea d’intervento “Infrastrutture Idriche”. “In questo modo avremo non solo le risorse economiche necessarie per gli interventi più urgenti, ma anche lo strumento per accelerare le procedure e sostenere il comparto agricolo e zootecnico. Intanto, abbiamo già attivato gli interventi più urgenti nel breve e nel medio periodo“.

da FocusSicilia