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01/05/2024 06:00:00

I 60 anni della strage dello Stagnone. Le storie, i racconti

“La spaventosa sciagura di Marsala”.”Sedici ragazzi e un chierico perdono la vita in una tragica gita al largo di Marsala”. “17 collegiali annegati a Marsala per il rovesciamento di una barca sovraccarica”.

Sono soltanto alcuni titoli dei giornali del 2 maggio 1964. Il giorno dopo la tragedia dello Stagnone di Marsala.
60 anni fa 16 ragazzi e un chierico morirono annegati nelle acque dello Stagnone di Marsala. Quel giorno che doveva essere di gioia e spensieratezza per i ragazzi della Casa della Divina Provvidenza, si trasformò in tragedia, per una gita in barca organizzata male. Una barca sovraccarica, che improvvisamente si è rovesciata. Molti non sapevano nuotare. Il bilancio tragico. Il dramma dei familiari, il racconto dei superstiti, le storie degli eroi. Oggi ci sarà la commemorazione nel luogo della sciagura.


A sessant’anni dalla tragedia ripercorriamo, attraverso i giornali dell’epoca, quel dramma. Pagine ingiallite raccolte da “I fiori recisi di Marsala”, il gruppo nato per ricordare le giovane vite spezzate 60 anni fa.

 


IL PIANTO DEI GENITORI
Sui giornali dell’epoca tutto il dolore dei genitori ai funerali a Marsala e dei familiari degli altri ragazzi provenienti da altre città siciliane. La Stampa pubblicò la foto dei genitori in lutto, 3 maggio, con un titolo significativo: “Il pianto dei genitori ai funerali di Marsala”. E poi la foto della barca in cui c’erano 33 persone. “Commozione e sdegno per una tragedia che poteva essere evitata”. “Non c’entra la fatalità con la sciagura di Marsala. I 17 ragazzi sono annegati perchè la barca era troppo carica”. Scrive la Stampa sempre il 3 maggio pubblicando anche le foto e le storie delle vittime e dei superstiti.

 

LA STORIA DI MESSINA E ORLANDO
Tra le storie che colpiscono di più di quella tragedia c’è quella di due ragazzi, due amici, vittime ed eroi, ai quali è stata dedicata una strada a Marsala. Una via che molti non conoscono, o di cui storpiano il nome perchè non conoscono la vera storia. Sono Antonino Messina e Carmelo Orlando. Avevano 18 e 17 anni. Carmelo Orlando, diciassettenne coraggioso, quella mattina riesce a salvare quattro compagni, prima di scomparire fra le acque, forse trasportato al fondo dal peso di quegli altri compagni che cercano la salvezza. Stessa sorte per il suo grande amico di sempre, Antonino Messina. 

 

IL RACCONTO DEL GIOVANE CHE SALVò 4 SUPERSTITI
“Quattro dei ragazzi che si sono salvati dalla tremenda tragedia devono la vita al giovane Michele Ragona di 18 anni che al momento della tragedia si trovava sul piccolo molo dove di solito attraccano le barche dei pescatori a guardare le tre barche stracariche che si dirigevano alla vicina isola di mozia”, così Diario Siciliano, il 2 maggio, il giorno dopo la sciagura, iniziava a raccontare la testimonianza di uno degli eroi di quella giornata.
“Mi sono subito accorto che la barca che era partita per prima, sia per le increspature delle onde, sia per il movimento dei ragazzi che si spostavano da un punto all’altro, nel tentativo di non bagnarsi i calzoni, imbarcava acqua. Ad un certo punto - continua visibilmente emozionato Ragona - ho visto la seconda barca superare la prima e quando questa era a circa 300 metri dalla riva l’ho vista ondeggiare paurosamente e d’un colpo rovesciarsi”. E’ il racconto di Ragona. “Sono rimasto impietrito, poi sono subito salito su una barca a motore e mi sono diretto sul luogo dove vedevo agitarsi ancora molti bambini. Mi sono reso conto che bisognava fare presto. Mi sono gettato in acqua cercando di aiutare i ragazzi che mi stavano più vicino, ma subito mi sono visto afferrare da decine di mani che cercavano di aggrapparsi a me”.

LA NOTIZIA SUI GIORNALI STRANIERI
Una tragedia così grande che oltre a sconvolgere l’intera nazione ha trovato spazio anche sulla stampa straniera. Ci sono articoli sul Press Telegram, sul Marshall Evening Chronicle, sul Columbus Daily Telegram, sull’Abc de Madrid.

L’INCHIESTA
Il 3 maggio, due giorni dopo la tragedia, i giornali scrivono dell’inchiesta che si aprì dopo la tragedia. “Fermato il prefetto dei Salesiani. Quattro sotto accusa per la sciagura di Marsala”, scrive l’Unità.

 

E poi le foto dall’ospedale e un grafico del luogo dell’incidente pubblicata da Il Gazzettino.

Sempre il Gazzettino, il 4 maggio, titola “Fatale la brusca fermata della paranza della morte”. Spiega ciò che emerge dalle prime indagini, che quando la barca si rovesciò “il motore era spento”. “Le gravi responsabilità del pilota: non avrebbe potuto caricare più di dieci ragazzi, mancavano i salvagente, non era stata chiesta la prescritta autorizzazione. Previsti alcuni mandati di cattura”.


L’Unità, il 4 maggio, titola: “Incriminati i barcaioli e il prefetto salesiano”. E ancora “L’accusa è di omicidio colposo”. Si legge sempre che l’accusa è di “omicidio colposo plurimo con l’aggravante di aver agito nonostante le previsioni dell’evento. Questa è l’accusa che pende sul capo del prefetto dei salesiani, don Luigi Giudice, e dei tre barcaioli per la tragedia di Marsala”. Sapevano e non hanno impedito la tragedia.

IL DOLORE DEL PAPA

“Il dolore del Papa per la terribile sciagura”. Sempre sul Gazzettino l’invito ai fedeli di Papa Paolo VI a pregare per le vittime. Il pontefice “ha espresso le sue condoglianze alla famiglia salesiana”.

500 LIRE
Uno dei ragazzini superstiti della tragedia raccontò a L’Unità che per quella gita pagarono 500 lire. “Altre 500 lire pagarono per la colazione, che avrebbero dovuto consumare sull’isola di Mothia - con 150 quote i salesiani fecero pagare ai convittori 75 mila lire per le motobarche, che poi fittarono per 15000 lire”. Dietro la tragedia, quindi, anche una sorta di cresta.

IL RAGAZZO CHE TENTO' DI SCAPPARE ED è MORTO
Tra le storie drammatiche della tragedia anche quella di un ragazzino calabrese che tentò di fuggire dal collegio ed è morto. “Mimmo papaleo un ragazzo di 13 anni che ha perduto la vita nella grande tragedia del primo maggio voleva rivedere la sua città”, scrive Il Tempo pubblicando la foto della lettera.