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16/07/2024 16:00:00

Paolo Borsellino: 32 anni dopo, ancora tradito?  

 32 anni dopo la strage di Via D'Amelio, la memoria di Paolo Borsellino e dei suoi agenti scorta vive più che mai. Ancora oggi, a distanza di oltre tre decenni, la ferita dell'attentato di Via D'Amelio sanguina. Il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, vennero uccisi da un'esplosione di tritolo piazzata sotto la sua abitazione. Un sacrificio atroce che ha segnato per sempre la storia d'Italia.

Nel 1989, solo tre anni prima della sua tragica scomparsa, Borsellino incontrò gli studenti di una scuola superiore di Bassano del Grappa. In quell'occasione, affrontò con grande lucidità e coraggio temi delicatissimi come la legalità, la lotta alla mafia e i rapporti tra mafia e politica.

Le sue parole, riportate nell'articolo, risuonano ancora oggi con drammatica attualità. Borsellino denunciava l'esistenza di una "contiguità" tra esponenti politici e organizzazioni mafiose, una zona grigia in cui la vicinanza e la convergenza di interessi non sempre sfociavano in reati dimostrabili, ma che comunque rendevano il politico "inaffidabile nella gestione della cosa pubblica".

Il magistrato sottolineava la necessità di un "giudizio politico", ovvero di un'assunzione di responsabilità da parte del mondo politico di fronte a tali "fatti inquietanti", anche se non configurabili come reati. Una presa di posizione netta e inequivocabile che avrebbe dovuto portare a una "pulizia interna" dei partiti politici da elementi compromessi.

Purtroppo, le parole di Borsellino sembrano cadere nel vuoto. Le elezioni regionali siciliane del 2022 hanno visto l'11% degli elettori (pari a 248.787 persone) votare per i partiti di Raffaele Lombardo, processato ma assolto, e Totò Cuffaro, condannato per reati legati alla mafia. Un dato sconcertante che evidenzia la persistente pericolosa commistione tra politica e criminalità organizzata.

A 32 anni dalla strage di Via D'Amelio, il sacrificio di Paolo Borsellino e dei suoi agenti scorta continua a rappresentare un monito per tutti noi. La loro eredità ci impone di non cedere mai alla rassegnazione e di continuare a lottare per una società libera dalla mafia e dalla corruzione.

Vittorio Alfieri



L'Alfiere | 2024-12-13 00:00:00
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