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29/07/2024 06:00:00

L'incoerenza di Renzi

“La firma di Elly Schlein per abolire il Jobs Act? Non penso che potesse farci un assist migliore per la campagna elettorale, direi che questa è davvero la fine del Pd”. E poi ancora: "Ormai il Pd è quel partito che sull’Ucraina la pensa come il gruppo parlamentare che vota per armare Kyiv, ma anche come Cecilia Strada; che sul Jobs Act la pensa come la Cgil ma anche come i riformisti, ormai non è un partito, ma un’aggregazione di opinioni contrastanti. Ai riformisti dico: cosa ci fate ancora lì dentro?  Ma davvero la certezza di una ricandidatura vi porta ad abdicare rispetto a ciò che siete stati? Ma davvero non avete un sussulto di dignità rispetto a una segreteria che non vuole mandare in soffitta Renzi, ma tutti gli sforzi riformisti di quella stagione”.

Era il 7 maggio del 2024, Matteo Renzi rispondeva a delle domande a Il Foglio, dopo la bruciante sconfitta alle europee di giugno prima rilancia il congresso, poi vira a sinistra e convoca una assemblea di partito il 28 settembre, dove ha i numeri allineati per fare tutto ciò che vuole. Dopo quelle dichiarazioni il leader di Italia Viva ha deciso di tornare quasi a casa, il suo partito non ha i numeri, lo hanno dimostrato alle europee, e soprattutto il rischio più grande è quello di non fare entrare nessuno nel 2027 in Parlamento. In molti si aspettavano una virata su Forza Italia, invece tutto di segno opposto e contrario. Del resto è pure naturale, in molti provengono dal Pd ma se le sono sempre cantate di santa ragione.

Cambio di linea, si riprende il dialogo pure con il Movimento Cinque Stelle e si abbraccia quel campo con dentro Avs, Pd, Sinistra Italiana e così via.
Più che mossa del cavallo è stato passo di gambero.

Goffredo Bettini, Pd, apre a questa alleanza: “Non si tratta di cooptare Renzi. Non è neppure un suo interesse. E comunque, se fosse così, si porterebbe dietro pochi elettori. Piuttosto lo stesso Renzi, con la sua storia complessa, di strappi, di vittorie e di sconfitte, ha detto di non voler stare in prima linea come finora sempre accaduto. Partiamo dalle sue parole e spingiamo affinché mantenga la sua disponibilità a un progetto liberale ambizioso, che rimetta in moto una intera classe dirigente. A queste condizioni si potranno verificare le convergenze possibili, senza sorprese o allarmi nei nostri alleati. Da Fratoianni a Conte”.
Più cauti sono Nicola Zingaretti e Roberto Speranza, il primo la vede come una buona notizia ma “Va tutto costruito, è un processo che sarà lungo e difficile e dovrà essere popolare, ma i veti a prescindere erano sbagliati prima e lo sarebbero ora”.
Speranza invece non allarga le braccia totalmente: "Non possiamo dimenticare che Italia Viva in questi mesi ha assunto determinate posizioni politiche e

in Parlamento ha spesso votato con il centrodestra. Né possiamo dimenticare come è caduto il secondo governo Conte, di cui facevo parte”.
In questa operazione Renzi ha scomodato alcuni grandi della politica, da De Gaspari a Blair ma grandi erano allora pure i loro numeri.
Il leader del partito al 2% ha già scelto pure con chi stare in Liguria: “Insieme per le regionali, anche in Liguria”. Si lancia pure avanti, alle prossime nazionali se la coalizione di centrosinistra vincerà Elly Schlein farà la Presidente del Consiglio. Renzi vuole ricoprire un incarico da Ministro.

In Italia Viva le voci critiche sono più di una, rischia il partito di perdere dirigenti, tra questi pure il deputato Luigi Marattin che ha più volte sottolineato che non si può stabilire a tavolino una alleanza ma va discussa: “Non vedo come la storia di Iv possa convivere con chi vuole la patrimoniale, abolire il Jobs act, odia la meritocrazia, vede la spesa pubblica come soluzione di tutti i mali, è giustizialista e ha dubbi sulla collocazione atlantica. Non sono dettagli ma abissi culturali che nessuna speranza su qualche ‘collegio buono’ può colmare”.

Ma non in ultimo c’è la questione territori, in Sicilia ad esempio in alcuni Comuni IV, vedasi Palermo, governa con Fratelli d’Italia , Lega, Forza Italia. A Mazara hanno sostenuto convintamente il sindaco appoggiato dai meloniani, idem per Catania. In tantissime altre realtà fanno dura opposizione ad amministrazioni targate Pd.

Sembra una schizofrenia politica che non indica coerenza ma sopravvivenza.

Del resto le ultime newsletter di Renzi si possono riassumere così: si è passati dal “rifacciamo e rilanciamo il Terzo Polo con altro nome, andiamo a congresso, torniamo nel centrosinistra”.

Renzi è un genio, ha capacità dialettiche rare ma la sua coerenza di pensiero finisce già la sera. Nessuno gliene fa una colpa ma non offenda l’intelligenza di chi la politica la vuole fare e la sa leggere.