Una vita rubata/2. Vent’anni senza Denise. Jessica Pulizzi e gli altri sospettati...
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Stiamo raccontando su Tp24 la vicenda di Denise Pipitone a vent’anni dalla sua scomparsa. Ieri la prima parte nella quale abbiamo raccontato di quella maledetta giornata del 1° settembre del 2004, il contesto familiare e i protagonisti che ruotano attorno a quanto accaduto alla bambina. Gli inquirenti, più o meno da subito indirizzano le indagini su alcuni sospettati e tra questi la prima è Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise. La ragazza all’epoca della scomparsa di Denise è minorenne ed era fidanzata con Gaspare Ghaleb, anche lui rimasto coinvolto nelle indagini e poi rinviato a giudizio per falsa testimonianza al pm. Denise Pipitone è figlia di Piera Maggio e di Piero Pulizzi, entrambi lo diranno qualche giorno dopo la scomparsa della bimba che Denise non è figlia di Tony Pipitone, il quale non non sapeva nulla fino a quel momento.
“Dalla nascita di Denise iniziano i guai” - Così Piera Maggio, ospite qualche giorno fa del Pace Fest a Caltabellotta, nel quale ha parlato dei rapporti e dell’odio provato da Jessica Pulizzi nei suoi confronti. Ecco il suo racconto: “Nel processo di primo e secondo grado si è parlato di tutto quello che è successo dal momento che è nata Denise. Jessica tortura il padre e me e sono diversi gli episodi avvenuti nei miei confronti. Tutto emerso durante le udienze. Sono stati trovati anche i messaggi nei confronti del padre, perché Piero era dedito a comprare a Denise tutto quello che occorreva per la sua crescita. Tutto questo è una prova di quello che poteva essere il movente, visto che Jessica Pulizzi è stata assolta nei tre gradi di giudizio per insufficienza di prove”.
Da quel primo settembre 2004, quando ancora i social non erano ancora entrati a far parte della quotidianità, fu l’informazione televisiva a fare della scomparsa di Denise un caso nazionale. Quel volto di quella bimba, le sue immagini, entrano ogni giorno nelle case degli italiani che si affezionano a quella bimba e sperano che possa trovarsi e tornare tra le braccia della sua mamma.
La sospettata numero uno: Jessica Pulizzi
Jessica Pulizzi, come detto, nutriva un forte risentimento nei confronti di Piera Maggio e della piccola Denise, ritenute responsabili del fallimento del matrimonio tra i suoi genitori. Non sono pochi gli episodi raccontati dalla stessa Piera Maggio con protagonista Jessica Pulizzi, dagli insulti per strada, alle occhiatacce alla piccola Denise, i pedinamenti, il taglio delle gomme dell’auto di Piera Maggio che la stessa Jessica conferma davanti ai giudici nel processo di primo grado a Marsala, rispondendo alla domanda del legale di parte civile Giacomo Frazzitta.
Jessica Pulizzi: "Mi sono abbassata e le ho tagliate con un coltellino"
Avv. Frazzitta: "Perchè lei ha squarciato le gomme dell'auto?"
Jessica Pulizzi: "Perchè non mi sta simpatica. Perché mio padre aveva comprato a lei dei vestiti e non a me".
E poi, ancora, l’incendio del negozio della sorella Giacoma in cui lavorava Piera, anche se su quest’ultimo episodio non è mai stato provato un diretto coinvolgimento di Jessica Pulizzi. Secondo l’accusa era questo il movente che avrebbe spinto Jessica a far sparire Denise, il forte risentimento nei suoi confronti, il frutto del tradimento del padre alla madre.
Gli indizi contro Jessica
Sono in particolare tre gli aspetti che i magistrati che hanno indagato sulla scomparsa di Denise hanno tenuto in considerazione nel valutare se Denise Pipitone sia stata rapita da Jessica Pulizzi.
Il primo era il possibile movente del delitto, costituito dal rancore maturato dall’imputata nei confronti del padre Pietro Pulizzi e di Pietra Maggio. Il secondo, le false dichiarazioni rese da Jessica Pulizzi agli investigatori nei due giorni successivi alla sparizione di Denise, quando fu sentita nella qualità di “persona informata sui fatti”. Ed infine il terzo, la conversazione captata all’interno del commissariato di polizia di Mazara nel corso della quale l’imputata, forse, rivelò alla madre, Anna Corona, alcune fasi del sequestro.
La frase intercettata a Jessica: “Quannu ero cu Alice… pigghiai e a casa c’ha purtà”
Anna Corona e Jessica Pulizzi le ore successive alla scomparsa di Denise vengono portate in commissariato. Lì le cimici ascoltano i loro dialoghi. E in particolare c’è una frase che ha fatto ritenere Jessica coinvolta nella sparizione di Denise.Jessica dice: “Quannu ero cu Alice… pigghiai e a casa c’ha purtà (Quando ero con Alice ho preso e a casa gliel’ho portata)”. Sono però dialoghi che non sono stati compresi bene dai periti. Per molti quella era invece una “confessione”.
Il processo a Jessica Pulizzi – Imputata per concorso nel sequestro di Denise, il processo di primo grado a Jessica Pulizzi iniziò a Marsala il 16 marzo 2010 e si è concluso dopo 44 udienze. Il 27 giugno del 2013 Jessica Pulizzi è assolta dall’accusa di concorso in sequestro della sorellastra Denise. Per i giudici le prove nei confronti di Jessica sono troppo deboli e l’assoluzione arriva proprio per questo per la mancanza di prove.
Ecco cosa scrivono i giudici: “I comportamenti tenuti dall’imputata prima della scomparsa di Denise, pur espressivi di un forte risentimento, non appaiono indicativi di un singolare ed anomalo stato emozionale o di una peculiare inclinazione a delinquere quanto, piuttosto, il frutto “plausibile” della complessa situazione familiare nella quale la ragazza era inserita fin dalla prima adolescenza” scrivono i giudici. Inoltre “il mancato rinvenimento di Denise ha impedito l’individuazione di un qualche dato dal quale trarre le ragioni oggettive dell’azione delittuosa, tale da consentire un collegamento tra i sentimenti dell’imputata e la sparizione di Denise”.
Motivazioni della sentenza di primo grado
"Costrutto accusatorio sorretto da un numero modesto di elementi indiziari, ciascuno peraltro connotato da forte ambiguità; intrinsecamente caratterizzato da non trascurabili momenti di inverosimiglianza e convivente con molteplici ipotesi alternative". È un passaggio delle motivazioni con cui il tribunale di Marsala ha assolto Jessica Pulizzi. Pur in presenza di un valido movente (il rancore per la relazione tra il padre, Piero Pulizzi, e Piera Maggio, da cui nacque Denise, ndr), i giudici evidenziano "la povertà del quadro probatorio" che non ha consentito di "spingersi oltre nella valutazione complessiva dei due elementi ai quali si è riconosciuta una qualche valenza indiziaria". In conclusione, "il quadro istruttorio - per il tribunale - deve considerarsi altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell'imputata sulla base della regola probatoria dell'oltre ogni ragionevole dubbio". Jessica Pulizzi è stata assolta per non aver commesso il fatto, ma con la formula del secondo comma dell'articolo 530 del codice di procedura penale (quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova).
Jessica assolta in Appello e in Cassazione
Il 2 ottobre del 2015 la Corte d'Appello di Palermo ha confermato l'assoluzione di Jessica Pulizzi, accusata del sequestro della sorellastra Denise Pipitone. I giudici hanno dichiarato, invece, prescritto il reato contestato all’allora fidanzato di Jessica Gaspare Ghaleb, imputato di false dichiarazioni al pubblico ministero.
Il procuratore generale Rosalba Scaduto aveva chiesto 15 anni di reclusione per la giovane accusata di sequestro di persona (in primo grado era stata pure assolta dal Tribunale di Marsala). Il 19 aprile 2017 la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha prosciolto definitivamente Jessica Pulizzi per il rapimento di Denise Pipitone, sorellastra dell'imputata. Secondo il Procuratore generale non ci sono elementi per dimostrare "che nei 15 minuti indicati come orario del possibile rapimento Jessica lo abbia compiuto".
Gaspare Ghaleb e le sue false dichiarazioni
L’ex fidanzato di Jessica Pulizzi, Gaspare Ghaleb, imputato nel processo di primo grado con Jessica Pulizzi, viene condannato a due anni per false dichiarazioni ai pubblici ministeri. Il giovane, infatti, è stato sentito dagli investigatori nei momenti successivi alla sparizione di Denise. Ma si scoprirà che alcune cose dette circa la sua collocazione la mattina della scomparsa della bambina non erano vere. Scrive il giudice che “fermo restando che non si ravvisano elementi per ritenere con certezza la falsità delle altre dichiarazioni del Ghaleb sui rapporti con Jessica Pulizzi; confidenze ricevute sul sequestro; spostamenti di Jessica Pulizzi, deve comunque reputarsi non corrispondente al vero quanto egli affermò in sede d’indagine in ordine alla sua collocazione nel corso di quella mattina”. Dichiarazioni infatti smentite dai suoi familiari. Ghaleb, reiterando le false dichiarazioni rese nei primi momenti della sparizione di Denise rendeva più difficoltosa l’attività d’indagine - in un contesto, peraltro, nel quale la velocità d’azione degli inquirenti poteva risultare particolarmente proficua per il ritrovamento di Denise Pipitone. La sentenza per lui è di condanna, in primo grado, a 2 anni di reclusione, poi cancellata dall’intervenuta prescrizione nel processo d’Appello.
Anna Corona e le indagini a suo carico
Anna Corona è l'ex moglie di Pietro Pulizzi, attuale marito di Piera Maggio e padre naturale di Denise, ed è anche la madre di Jessica Pulizzi, sorellastra della bimba, processata e assolta in via definitiva dall'accusa di sequestro di persona.
Anche Anna Corona era stata inizialmente indagata, ma la sua posizione era stata poi archiviata nel 2013. Nel processo a Jessica e a Gaspare Ghaleb, anche se non è imputata Anna Corona, viene esaminata l’ipotesi di un suo spostamento fuori Mazara del Vallo la notte successiva alla scomparsa di Denise. Secondo i tabulati telefonici il suo telefono alle 6 del mattino successivo alla scomparsa della bambina viene registrato nelle celle di Trapani, San Vito, Carini. Il tutto nel giro di pochi minuti. Al processo vengono sentiti i consulenti tecnici per capire l’attendibilità di questo sistema di rilevamento del telefono cellulare. Ma la localizzazione del telefono di Anna Corona era stata definita inaffidabile, in quanto anche nei giorni successivi il telefono era stato registrato in altre località, quando invece si sarebbe trovata a Mazara del Vallo.
La perquisizione nella casa della vicina
Nelle ore successive alla sparizione di Denise due poliziotti vanno a casa di Anna Corona. Si parla di perquisizione in cerca di Denise, e del raggiro di Corona che avrebbe fatto accomodare i poliziotti nell’abitazione della vicina. Nel processo emerge una circostanza molto poco chiara. Sembrerebbe che i poliziotti arrivati a casa Corona prima abbiano parlato nell’androne e poi nella casa della vicina. Quella visita, però, non sarebbe stata indirizzata alla ricerca di Denise, ma i poliziotti cercavano Pietro Pulizzi. Si sarebbe svolto tutto con molta superficialità, e il quadro emerso dopo anni non è limpido, come non sono stati limpidi i ricordi delle persone coinvolte, tra cui i poliziotti.
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