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02/10/2024 06:00:00

Chi è Leonardo Ciaccio, il braccio destro di Messina Denaro che lavora in biblioteca

E’ ritenuto uno dei mafiosi più vicini a Matteo Messina Denaro. Faceva parte del gruppo di fuoco del boss di Castelvetrano, negli anni in cui si sparava e si strangolavano i rivali. Non si è mai pentito. Ma adesso, Leonardo Ciaccio, condannato all’ergastolo, torna quasi libero. Esce dal carcere per “buona condotta” e va a lavorare in biblioteca.

Ha suscitato molte polemiche, infatti, la decisione del Tribunale della libertà dell’Aquila di concedere a Ciaccio la possibilità di lasciare il carcere di massima sicurezza dell’Aquila e completare la condanna all’ergastolo in regime di semi libertà, lavorando come volontario nella Biblioteca museale di Sulmona.
Una decisione che la comunità non ha preso bene. Una caratura criminale di alto livello, quella di Ciaccio, che non ha mai collaborato con la giustizia. “Premiato” solo per non aver fatto casini in carcere.


CHI è LEONARDO CIACCIO
E’ ritenuta una delle persone che in passato ha collaborato in maniera molto stretta con Messina Denaro. Un “braccio destro”. Tra le condanne sul groppone annovera anche quella al carcere a vita inflittagli dalla Cassazione nel febbraio 2004 al termine del maxi-processo alla mafia trapanese denominato 'Omega' che si concluse con 30 ergastoli.

Le indagini condotte dalla Direzione Nazionale Antimafia (Dna) hanno messo in luce il suo ruolo centrale all'interno del clan mafioso, in particolare nel "mandamento" di Castelvetrano, storicamente controllato da Messina Denaro. Ciaccio non solo era uno degli uomini di fiducia del boss, ma anche il responsabile della gestione e custodia delle armi del clan, un compito delicato e di grande responsabilità che sottolinea il suo spessore all'interno dell'organizzazione.
Una delle particolarità che emerge dalle indagini è che Ciaccio fosse l’unico a detenere il numero di cellulare di Messina Denaro, fungendo da intermediario tra il capo mafia e gli altri uomini d’onore del gruppo. Questo fatto rafforza l'immagine di un uomo strettamente legato al vertice dell'organizzazione, con un ruolo chiave nel mantenimento delle comunicazioni e del controllo interno al clan.


GLI OMICIDI CON MESSINA DENARO
Leonardo Ciaccio fa anche parte del gruppo di fuoco di Messina Denaro. L’omicidio più rilevante fu quello di Pietro Calvaruso, nel settembre del 1991. Un alcamese vicino alla cosca dei Greco, sequestrato e interrogato dalla cosca dei Messina Denaro (gemellata invece con il clan alcamese capeggiato da Vincenzo Milazzo), per conoscere i segreti della cosca avversaria. Il luogo dell’interrogatorio era la casa a Triscina di Peppe Clemente, in uno scantinato dove ancora prima aveva trovato nascondiglio Francesco Messina Denaro, padre di Matteo.

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Alla fine Calvaruso fu strangolato proprio da Matteo Messina Denaro, che affidò a Peppe Clemente e agli altri presenti il compito di bruciare vestiti, orologio e documenti. Tranne l’agenda, nel caso in cui il Milazzo, che era presente insieme ad altri alcamesi, fosse riuscito a cogliere informazioni. Dopodiché portarono il cadavere sulla spiaggia di Tre Fontane, lo coprirono di sterpaglie e lo bruciarono. Fu trovato quasi un anno dopo, con tutte le difficoltà di collegare ad un nome quel teschio e quella ventina di ossa.

Per quell’omicidio, finirono in carcere Leonardo Ciaccio (del gruppo di fuoco di Matteo Messina Denaro) e lo stesso Peppe Clemente. E quando Ciaccio era stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, aveva contattato subito Nicolò Clemente, fratello di Peppe, confidandogli la sua speranza di vedere cadere le accuse nel processo di Appello.
Inoltre quest’ultimo aveva riferito al fratello detenuto che Ciaccio gli aveva confidato di “sentirsi - si legge nelle carte - assolutamente frastornato dalla calorosa accoglienza che gli avevano riservato i suoi concittadini che, increduli, non riuscivano a trattenere il piacere di abbracciarlo ed esternargli tutto il loro apprezzamento e compiacimento, tanto da essere tentato di restare chiuso in casa per evitare tali esternazioni di solidarietà ‘anche da parte di quelle persone che non c’entrano’”.
In Appello però le cose per Ciaccio andarono male e nell’ottobre del 2002 gli diedero l’ergastolo. Confermato in cassazione 2 anni dopo.

 

LA SMILIBERTA' E LE PROTESTE
Dopo 20 anni di detenzione, Ciaccio ha quindi ottenuto la semilibertà per buona condotta grazie a un provvedimento del Tribunale di sorveglianza dell’Aquila, che gli consente di lavorare come assistente volontario nella biblioteca del polo museale diocesano della città. Tuttavia, la notizia ha scatenato proteste e preoccupazioni tra gli abitanti e le autorità locali.
Il sindaco di Sulmona, Gianfranco Di Piero, ha espresso la sua preoccupazione e ha contattato la Prefettura, le forze dell'ordine e la direzione del carcere per monitorare la situazione e garantire la sicurezza della comunità. "C'è un pronunciamento del tribunale di sorveglianza, ma il rischio che possa creare contatti rimane alto", ha dichiarato il primo cittadino durante una seduta del consiglio comunale. "Ho chiesto alle forze di polizia di adottare tutte le misure di presidio e sicurezza".

La semilibertà di Ciaccio, che gli consente di lasciare il carcere di massima sicurezza di Sulmona dal martedì al venerdì per lavorare dalle 9 alle 13 nella biblioteca di piazza Garibaldi, ha alimentato timori su possibili legami con ambienti criminali. Il sindaco teme che la presenza dell’ergastolano possa mettere in pericolo l’ordine pubblico e la sicurezza della cittadina.
La procura generale della Corte di Cassazione ha impugnato il provvedimento di semilibertà concesso a Ciaccio, il che potrebbe portare a un riesame della situazione. Tuttavia, l'apprensione tra i residenti di Sulmona rimane alta, con molte voci che si alzano contro la presenza di una figura così legata a un mondo criminale pericoloso e potente come quello di Matteo Messina Denaro.
 



Antimafia | 2024-12-15 10:27:00
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