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11/05/2025 06:00:00

Un milione di libri venduti in meno in Italia. E si continua a far finta di nulla ...

 Siamo alla vigilia del Salone del Libro di Torino, ed è di qualche giorno addietro la diffusione dei dati AIE sulla vendita dei libri nel primo trimestre 2025. Percentuali Istat sui dati lettura dove molti nicchiano - e mai ho capito il perché, quasi a nascondere la polvere sotto il tappeto - questa volta chi fornisce i dati è l’Associazione degli editori e un milione di libri venduti in meno rispetto allo scorso anno, non è un dato allarmante ma drammatico.

Fatturati che crollano, sopratutto per case editrici piccole ed indipendenti, lettori che si perdono e non giriamoci attorno povertà culturale che tracima, siamo in un pozzo senza fine e non si comprende il perché della non azione della politica ma non solo di lei.

L’aver di fatto azzoppato l’App 18 è un dato chiaro ai più, non aver dialogato con le realtà istituzionali quali AIB, AIE e altri ancora da parte del governo - nella persona del precedente ministro della cultura, è un fatto. L’attuale ministro della cultura sotto il nome di Piano Olivetti, tenta di recuperare il terreno perso ma spesso non si comprende che con la velocità di trasformazione di alcuni processi di cambiamento, prendersi il lusso di questi passi falsi le ricadute sono rovinose. I dati sono ovviamente nazionali, se poi si analizzano regione per regione, il Sud arriva solo al comando, ma già di suo aveva un notevole vantaggio.

Parto dal generale per provare ad arrivare ai nostri territori: BiblioTP (il coordinamento delle biblioteche di pubblica lettura della provincia di Trapani) ha aggiornato la nuova mappa dei festival e delle rassegne sul nostro territorio in vista del Salone: 31 realtà che parlano di libri, in 24 comuni presenti. Ridondante il dato? Non saprei, i numeri però sono inversamente proporzionali: aumentano i contenitori di settore e diminuiscono i lettori, bizzarrie.

Eppure che questi siano volano e animatori di energie in assoluto è un fatto, ma spesso agiscono in ordine sparso e con un dialogo stentoreo con la politica che sia di prossimità o regionale. Ricette non ce ne sono al momento, su base regionale - non credo ma vorrei essere smentito - non esistono misure strutturali che sostengano il comparto con fondi seri e di lungo periodo: è nelle cose, da noi le biblioteche pubbliche faticano, non registrano il cambio di passo che vedo altrove e soprattuto come dice da tempo la Agnoli (studiosa di settore) queste piazze del sapere faticano a cambiare pelle.

I privati che facciano i privati, ma se la cosa pubblica arranca o arriva sempre tardi a comprendere un cambiamento che dovrebbe essere nelle cose, perché non proviamo a trovare strade diverse con disegni di legge o altro che possano consentire una visione diversa in una coralità di voci? I festival servono forse a scuotere dalla base una comunità? Le biblioteche aperte con orario di ufficio, ma ne vogliamo parlare? Dovrebbero essere loro a formare le coscienze di lettori in erba, a costruire comunità e invece lottano per la loro stessa sopravvivenza.

Le scuole: avvicinarsi non è semplice, ma è doveroso il confronto, perché al netto della loro missione spesso sono le prime a registrare il cambiamento forse dettato proprio dai loro studenti e allora un quid in più di testimonianze, di lavoro enorme extracurricolare tra docenti e discenti per non restare indietro.

E le librerie? Sono le prime che hanno registrato questa mazzata durissima nei primi tre mesi dell’anno comunicata dal’AIE, e quando non si alza più una saracinesca in una Città, è una sconfitta per tutti noi. Far finta di non capire che dalla cultura puoi creare nuovi percorsi, puoi dare identità forte ad una comunità è delittuoso, ma il cambiamento tocca farlo a noi che frequentiamo le librerie, i teatri, i cinema i musei; la cultura partecipata è la prima forma di ribellione sociale ad un pantano non più sopportabile.

giuseppe prode



STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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