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14/08/2025 07:10:00

Trapani, l’Aurora di Sea Watch porta in salvo 38 naufraghi: “Oggi diamo il benvenuto alla vita”

"Benvenuti in Europa" con queste parole gli attivisti di Mediterranea Saving Human hanno accolto i 38 migranti sbarcati a Trapani.

Nello stesso giorno in cui il mare di Lampedusa si è trasformato in tomba per decine di persone, a Trapani si è scritta una storia diversa, ma segnata dalla stessa urgenza di vita. A circa 14 miglia dall’isola di Lampedusa, due imbarcazioni cariche di migranti si sono capovolte: 27 i corpi già recuperati, tra cui quelli di tre adolescenti, almeno una decina i dispersi e 60 le persone tratte in salvo. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per naufragio colposo, coordinata dal procuratore Giovanni Di Leo.

 

 

Mentre la tragedia si consumava in mare, mercoledì 13 agosto intorno alle 18 il molo Ronciglio di Trapani accoglieva l’arrivo dell’Aurora, nave della ONG tedesca Sea Watch, con a bordo 38 migranti soccorsi la notte precedente. Tra loro, donne, uomini e bambini. Ci sono due minori non accompagnati e tre piccolissimi di 2 anni, 4 anni e appena 10 mesi, provenienti dal Sudan, un Paese lacerato dalla guerra e dalle persecuzioni.

 

Sul molo, una decina di attivisti dell’associazione Mediterranea Saving Humans hanno esposto cartelli con le scritte “Welcome to Europe” e “No one is illegal” (“Nessuno è illegale”), per dare il benvenuto ai naufraghi e mostrare sostegno all’equipaggio. «Siamo qui per dare sostegno sia alle persone appena sbarcate sia all’equipaggio – racconta una giovane attivista –. Queste persone hanno rischiato la vita per fuggire. Oggi, mentre qui arrivano vivi, altrove il mare restituisce corpi. È una sofferenza che si poteva evitare».

Tra i presenti anche un cittadino francese: «È la prima volta che assisto a uno sbarco. È emozionante e mi fa capire che questa è una crisi mondiale. Serve una politica comune tra Stati di origine e di accoglienza. Questi giovani hanno bisogno di formazione per tornare a casa e sviluppare il loro Paese, non di essere rinchiusi nei campi».

 

 

L’ONG Mediterranea, nata nel 2018 dall’indignazione per le politiche dei porti chiusi, continua a operare sia in mare – con navi come Mare Jonio e Mediterranea – sia a terra, lungo rotte di guerra e frontiera. «Il nostro è un atto di umanità imprescindibile – ribadiscono gli attivisti –. La vita umana ha valore, al di là del colore della pelle e della provenienza».

Un’altra volontaria ha ricordato un precedente sbarco: «Allora abbiamo potuto salutarli, stringere mani e restituire un sorriso. In quel momento si sono sentiti esseri umani. Oggi invece li vediamo solo da lontano, portati via subito. È doloroso non poter condividere nemmeno un attimo di umanità».

 



Immigrazione | 2025-11-04 06:00:00
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