Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (CGA) ha dato ragione all’Associazione Turistica Balneare Siciliana, accogliendo il ricorso presentato contro la “nuova procedura” regionale per l’approvazione dei Piani di utilizzo delle aree demaniali marittime (P.U.D.M.).
La decisione, assunta a Sezioni riunite lo scorso 18 settembre 2025, annulla il decreto dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente del 2 gennaio 2025, n. 1, e la circolare del 3 gennaio 2025, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Regione il 17 gennaio.
Secondo il parere del CGA, gli atti impugnati violano la legge regionale nella parte in cui attribuivano alla Giunta comunale la possibilità di modificare i Piani delle spiagge approvati dai Consigli comunali, riconoscendo così un potere non previsto dalla normativa.
«Gli atti annullati – spiega Antonio Firullo, presidente dell’Associazione Turistica Balneare Siciliana – violavano la competenza dei Consigli comunali, riconoscendo alle Giunte poteri di revisione dei P.U.D.M. che la legge non consente. Non esiste infatti una norma che autorizzi la Giunta a intervenire su un piano approvato dal Consiglio».
Il parere del CGA, che riguarda un atto generale di valenza regolamentare, ha effetto erga omnes, cioè vale per tutti i Comuni siciliani, anche se sarà necessario attendere il decreto definitivo del Presidente della Regione, che formalizzerà l’accoglimento del ricorso.
Secondo Firullo, questa pronuncia rappresenta un punto fermo nella corretta applicazione delle procedure:
«Si tratta di una decisione importante, che impone una revisione delle procedure di approvazione dei P.U.D.M. attualmente in corso. È necessario garantire che le osservazioni dei portatori di interesse legittimo siano esaminate compiutamente, nel rispetto delle competenze degli organi consiliari».
La sentenza interviene in un momento cruciale per molti Comuni costieri dell’Isola, che stanno aggiornando i propri piani demaniali tra le scadenze imposte dalla normativa nazionale e le incertezze legate alla riforma delle concessioni balneari.