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05/05/2021 06:00:00

Il caso Fedez e il ddl Zan. Le urla fuori contesto e la politica degli influencer

 Gli artisti si schierano, lo fanno da sempre e con consapevolezza, il palco del primo maggio serve pure a questo, lo sanno tutti.
La festa dei lavoratori quest'anno è la festa soprattutto di chi il lavoro lo ha perso a causa della pandemia, di tutte quelle donne, una su quattro, che ha dovuto dire addio alla sua semi indipendenza economica.

Si, quella festa per cui oggi c’è molto poco da festeggiare, è diventata strumento di propaganda personale e di polemica infinita. Molte visualizzazioni, molti like, molti soldi.
Non è Fedez il problema, è l’uso che ha fatto di quelle parole in un contesto che aveva delle finalità diverse, che poi addirittura lo stesso rapper abbia manomesso una telefonata con annesso video tagliato è la fotografia del prodotto commerciale, con operazione di marketing inclusa, che insieme a sua moglie, Chiara Ferragni, porta avanti.

 


Non c’è nulla di male nel fare gli influencer, nell’avere milioni di follower e quindi influenzare l’opinione pubblica, ma quando si affrontano argomenti di rilevanza nazionale e che riguardano i diritti di un Paese non bisogna solo maneggiare con cura ma essere cauti con parole e modi, non è sbagliato ciò che ha detto Fedez, è il contesto in cui lo ha detto. Se avesse fatto una diretta, su uno dei suoi seguitissimi profili social, sarebbe stato ugualmente di impatto senza strumentalizzare le piazze.
La linea è sottile, lo scandalo sarebbe la Rai lottizzata? Lo è da sempre, i partiti politici piazzano i loro fedelissimi, chi denuncia il sistema facendone parte è in malafede.

 

Ed è lo stesso Fedez che anni fa cantava testi non proprio "gay friendly", oggi cavalca la tigre ed è pure abile a farlo, non perde un colpo, sa essere mediatamente presente attraverso tutti i suoi canali, ha milioni di visualizzazioni al giorno e un patrimonio accumulato con la moglie che certamente lo può portare dove vuole.
Comprensibile e legittima quella battaglia, fuori posto quell’uno maggio dove magari ci si poteva indignare per tutti i lavoratori sottopagati, sfruttati, con turni terribili e senza alcuna tutela.
Invece no, sceglie di parlare del Ddl Zan, che deve essere approvato non perché lo urla Fedez ma perché è una battaglia di civiltà che l’Italia non può perdere.