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04/01/2016 06:00:00

La morte di Matteo Messina Denaro a Caracas. Scomparso il suo iPad

 Il boss latitante Matteo Messina Denaro è morto. Il suo corpo è stato trovato sul letto, in vestaglia, nella suite di un hotel di Caracas. Il suo iPad è scomparso. Lo hanno scoperto agenti specializzati del SCO, che erano da giorni sulle sue tracce. Ma sono arrivati troppo tardi.

E', quella che avete appena letto, una delle "profezie" per il 2016 scritte da Enrico Deaglio per Il Venerdì. Il noto giornalista (che ha all'attivo sulla mafia pubblicazioni capitali come "Il Raccolto Rosso") ha avuto l'incarico dal settimanale di Repubblica di provare ad immaginare le notizie del 2016, l'anno appena cominciato. E tra terrorismo, Volkswagen, Berlusconi, Medio Oriente, fa capolino anche una notiziona: secondo Deaglio il 2016 sarà l'anno della fine della latitanza di Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano divenuto invisibile dal 1993. Ma non sarà catturato. La sua morte sarà un altro dei tanti misteri d'Italia. Messina Denaro - racconta Deaglio - sarà ucciso poco prima del suo arresto, e l'iPad con tutti i suoi appunti scomparirà (come già successo per altri pezzi mancanti della storia della nostra Repubblica: dalle videocassette di Mauro Rostagno, all'agenda di Dalla Chiesa, alla famosa "agenda rossa" di Paolo Borsellino).

"Qualcuno è arrivato prima di noi. Appena prima" è il commento che faranno gli agenti della Sco che erano sulle tracce di Matteo Messina Deanro a Caracas. L'ultimo Capo dei capi sarà trovato morto, in vestaglio, composto sul letto, in una delle suite executive del JW Marriott di Caracas, un grande hotel a cinque stelle di 17 piani, nel quartiere finanziario di El Rosal, dove hanno sede le più importanti istituzioni economiche legate al petrolio statale, le maggiori banche e le ville della borghesia bolivariana. Messina Denaro era registrato nell'albergo come "Miguel Angel Delgado", uomo d'affari, passaporto spagnolo. Ed era un cliente abituale del JW Marriott da diversi anni. Stava lì da otto giorni. Abitudinario e discreto, era solito incontrare persone per affari sia in una delle sale più riservate del Marriott sia nel suo locale preferito, il "Sur Mediterranean Grill". Aveva una limousine al suo servizio per gli spostamenti. Ma chi lo ha ucciso? Chi è arrivato prima degli investigatori? Il cadavere non presenta segni di lesioni, e anche la camera è in perfetto ordine. Ma manca - fa notare Deaglio - il famoso iPad che Messina Denaro portava sempre con sè. E perchè è stato ucciso? Voleva trattare la sua resa? Qualcuno aveva paura che parlasse e rivelasse alcuni dei segreti sui misteri d'Italia che la mafia siciliana ancora conserva? O invece si è suicidato perchè si sentiva ormai braccato dopo tutte le confische e i sequestri ai suoi parenti? Deaglio immagina anche un tweet di elogio di Renzi alla polizia: "Bravi comunque!". 

Al di là delle previsioni di Enrico Deaglio, comunque, il 2016 sarà il 23° anno della latitanza di Matteo Messina Denaro. 
Per il resto, un'altra notizia: il giornalista Enrico Deaglio è stato querelato dal Pm Nino Di Matteo. Il magistrato palermitano ha denunciato per diffamazione il giornalista Enrico Deaglio, e con lui il direttore de La Repubblica, Ezio Mauro, per un articolo pubblicato sul Venerdì del  7 febbraio 2014. Al centro della querelle una conversazione durante l’ora di socialità tra il boss Totò Riina e un altro detenuto pugliese, Alberto Lorusso. Il prossimo 18 febbraio l’udienza preliminare davanti al gup di Roma Claudio CariniIl giornalista del gruppo editoriale de L’Espresso, secondo il pm, lo avrebbe diffamato riportando alcuni stralci della "chiacchierata" fra i due detenuti durante la quale il capo di Cosa nostra aveva parlato del progetto di morte contro lo stesso Di Matteo in relazione alla trattativa Stato-mafia. Nell’articolo Deaglio aveva definito Lorusso un "agente provocatore inviato dallo stesso Di Matteo per raccogliere informazioni che lo riguardavano personalmente".