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24/02/2016 06:30:00

Guerra all'Isis. Droni armati a Sigonella. Tensione a Birgi

E’ arrivata da oltreoceano ed esattamente dal Wall Street Journal, la notizia che il governo italiano concederà agli Usa l’utilizzo della base di Sigonella per la partenza di droni armati da inviare in missione in Libia. Da oltre un anno l’amministrazione Obama premeva affinchè l’Italia concedesse questa operatività. Dal 2011, infatti, da quando iniziò la guerra in Libia, nelle basi siciliane, specie in quella di Sigonella, si trovano due diversi tipi di droni: il Predator, presente anche presso la base militare di Birgi, e il Global Hawk, molto più grande e costoso, un gioiello da 220 milioni di dollari in grado di volare senza pilota a 20 mila metri d’altezza e riuscire a fare rilevamenti millimetrici a terra. Questi velivoli fino a questo momento sono stati utilizzati solo in missioni di intelligence. Ora c’è il via libera per l’uso armato, accordato a gennaio e comunicato da Renzi e dal Ministro Gentiloni, solo perchè la notizia è stata resa pubblica dal giornale americano. Le condizioni poste dal governo italiano per questo tipo di operazioni sono tre: i droni possono agire solo in missioni di difesa e in aiuto alle unità a terra nel caso di pericolo; ogni missione sarà autorizzata di volta in volta; verrà applicata solo in Libia e sulle aree dove si trovano postazioni dell’Isis. “Se si tratta di fare iniziative contro i terroristi c'è uno stretto rapporto tra noi, gli americani e gli altri alleati - le parole del Premier Renzi a Rtl 102,5 -, e di conseguenza siamo in piena sintonia con i nostri partner internazionali. La priorità è sempre e comunque quella di una risposta diplomatica. Poi se ci sono delle evidenze che ci sono dei potenziali attentatori che si stanno preparando, l'Italia fa la sua parte con tutti gli altri".

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ha precisato che la possibilità che le basi vengano utilizzate per operazioni antiterrorismo "non è preludio a un intervento militare". Sarà come dice il ministro ma intanto con il crescere della forza del califfato in Libia, cresce la tensione nei cieli europei, e basta poco per far scattare l’allarme e l’intervento dei caccia italiani, cosa che è successa lunedì scorso, quando due Eurofighter del 37° Stormo in volo per una missione pianificata, sono stati chiamati a verificare l’identità di un aereo da turismo che, partito da Malta e diretto sempre a Malta, non rispondeva alle sollecitazioni delle autorità perchè con la radio fuori uso. L’autorizzazione per i droni, come dicevamo è specifica ed esclusiva per la Libia perchè è il Paese in cui lo Stato Islamico sta consolidando e creando il suo avamposto più forte. Dai tremila militanti iniziali sono diventati quasi 10 mila, prendendo il controllo di quasi 200 chilometri di costa nella zona di Sirte. Nell’intera Regione hanno stretto patti con forze locali, offerto protezioni a trafficanti, costruito una base importante. Come in Iraq, impongono e raccolgono tasse, controllano le attività commerciali e provano a gestire la vita quotidiana.

La ferocia e la repressione portano a quotidiane crocifissioni o lapidazioni. In tutto questo, le forze Nato stanno rispondendo con i bombardamenti della Francia nell’area di Sirte, le incursioni delle forze americane nella zona di Misurata o quella condotta contro un campo dell'Isis a Sabratha, nel nordovest della Libia dove sono stati uccisi almeno 30 jihadisti, tra i quali le menti degli attentati al museo del Bardo di Tunisi e del resort della spiaggia di Sousa, sempre in Tunisia. La base militare da dove sono partiti i droni si trova Inghilterra, forse considerata troppo lontana visto che il Pentagono continua a chiedere una base vicina alla Libia. Una prima concessione italiana c’è stata, ci sarà possibilità anche per quest’altra opzione?