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18/10/2016 06:30:00

Vincenzino Culicchia. Dai campi di calcio alla politica, parava i tiri più pericolosi

Vincenzino Culicchia lo conobbi alla fine degli anni ‘50. Io studente imberbe, lui professorino di Educazione Fisica. La scuola era il mitico Liceo Classico “Francesco d’Aguirre”, gestito con metodi personalissimi dal leggendario padre cappuccino Maurizio Damiani. Un Istituto molto noto per avere accolto allievi provenienti da ogni parte della Sicilia, per essere stato trampolino di lancio per tanti docenti e per avere sfornato numerosi diplomati con un futuro professionalmente di successo. Un’ora molto attesa per noi quella di ginnastica, come si diceva allora. Erano momenti di arricchimento umano perché Vincenzino Culicchia non era solo un “docente”. Era un simpaticone, un autentico sportivo, un giovanottone leale e sempre sorridente e soprattutto disponibilissimo al dialogo. Doti che valgono tantissimo nel rapporto docente-discente. Ma soprattutto era il “Portiere” della squadra giallo-rossa di calcio salemitana. Tanto apprezzato nel mondo del calcio. Davide Ganci, l’indimenticabile ed elegantissimo numero “10”, il Gunnar Gren del Salemi-calcio, come venne definito da un noto critico calcistico, mi dice che era una “vera saracinesca” e che raramente la sua rete era violabile. Durante gli allenamenti si sfidavano, In gioco c’era un caffè. Ma erano i tempi ad essere diversi. Erano i tempi in cui le ragioni della passione dominavano su tutto il resto. E ciò valeva anche per i presidenti del club, che non inseguivano il calcio per arricchirsi. Qualcuno di loro, tra cui Calogero Robino spesso scucì denaro di tasca propria per ottenere uno squadrone. In questo clima Vincenzino divenne subito amatissimo da tutti. Fu tanto apprezzato nel mondo del calcio. Amore, peraltro, ricambiato. Nel prezioso e documentatissimo (nella foto: da sinistra Davide Ganci, Enrico Spisso, Vincenzino Culicchia, Vito Verde, Nino Scalisi, Baldo Gucciardi, attuale assessore alla sanità) di Nino Scalisi, che fa la storia della società dell’”Unione Sportiva Salemi, è lo stesso Culicchia a confermarlo, ricordando di “ essere arrivato giovanissimo a Salemi, dopo avere disputato un campionato di Promozione ( 1952/53) tra le fila della U.S. Folgore di Castelvetrano, dietro insistenze del presidente Robino, mi sono fermato a Salemi per diverse ragioni. Tra l’altro in quello stesso periodo ho avuto l’incarico di insegnante di educazione fisica, prima alla Media e poi al Liceo di Padre Maurizio, uomo indimenticabile. Salemi divenne casa mia”. Prenderà la laurea in pedagogia dopo. Gli servirà solo come titolo. Il suo non sarà infatti un futuro di aule scolastiche. Ben altre saranno quelle a lui destinate. Quella del Consiglio comunale come sindaco di Partanna, quella del Parlamento più antico d’Europa a Palermo come deputato e assessore regionale, quella di Montecitorio a Roma e quella Giudiziaria al Tribunale Palermo. Da tutte ne uscì vincente e a testa alta. Uomo di records, Vincenzino. E non solo sportivi. Soprattutto politici. Ma una vera jattura per qualche suo collega di partito di opposta corrente: è sufficiente comparare i risultati ottenuti nella ricostruzione del post-terremoto, ad esempio tra i comuni di Salemi e Partanna. E non solo perché è stato uno dei sindaci più longevi d’Italia. Sindaco di Partanna ininterrottamente per 30 anni, dal 1962 al 1992 con un monocolore democristiano. Più altri cinque anni ( dal 2003 al 2008) con una coalizione di centro-sinistra. Come se bastasse, è stato Segretario provinciale della DC di Trapani per otto anni, dal 1965 al 1973. Un curriculum unico e di tutto rispetto. Nel 1976 fu eletto per la prima volta parlamentare all'Assemblea regionale siciliana sempre nelle file della Democrazia Cristiana con 27.000 voti circa. Nel maggio 1980 è nominato assessore regionale con delega alla presidenza. Tra il 1982 e il 1985 ottiene la delega di assessore regionale a lavoro, previdenza sociale, formazione professionale ed emigrazione. Nel 1992 viene eletto alla Camera dei deputati con la Democrazia Cristiana. Ma anche Vincenzo Culicchia, per tanti anni considerato un "rinnovatore", un fedelissimo di Mattarella che all' inizio della sua carriera politica puntò il dito contro i cugini di Salemi, gli esattori mafiosi Nino e Ignazio Salvo, dovette subire il fango propinatogli da alcuni cosiddetti pentiti. Dopo appena 30 giorni infatti arriva al ministero di Grazia e giustizia una richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Il reato ipotizzato dai magistrati di Marsala è, manco a dirlo, quello di associazione per delinquere di stampo mafioso. Ad accusarlo due donne e due uomini. Lo accusano di delitti gravissimi, dicono in sostanza che è amico di capiclan. Inizia così per Vincenzino Culicchia una delle partite più difficili della sua vita sportiva, politica, ma soprattutto umana. Ne uscirà indenne dopo una storia giudiziaria durata nove anni. Il giudice Francesco Ingargiola , presidente della Corte di Appello, gli toglie definitivamente di dosso il peso di un'accusa infamante. Cade definitivamente il sospetto di aver trescato con il capibastone della sua roccaforte elettorale, ricevendone in cambio appoggi. Sarà questa la parata più spettacolare della sua carriera sportiva, politica e umana. Si è spento ieri mattina con la consapevolezza di avere vissuto da vero campione. In molti ci hanno creduto, fin da quando cominciò a calcare i campi di calcio, ricoprendo un ruolo solo apparentemente difensivo, ma che tanto timore riverenziale invece incuteva in chi tentava di “trafiggerlo” anche metaforicamente.

 

Franco Ciro Lo Re

(Foto di Leonardo Timpone)