Campobello di Mazara: le acque di scarto dei frantoi scaricate in un'area protetta
Le acque di vegetazione delle olive vengono scaricati a cielo aperto nelle campagne di Campobello di Mazara all’interno di un Sito d’interesse comunitario. Un'inchiesta in tre puntate.
Nessuno vede, o fa finta di non vedere, come vengono smaltite nel territorio campobellese le acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive. In pieno periodo di molitura c’è almeno un sito in cui – come evidenziano i filmati e le foto – si scaricano illegalmente, senza alcun controllo degli organi preposti: residui che, invece, come vedremo meglio in seguito, andrebbero trattati secondo le normative vigenti.
LE SEGNALAZIONI DEGLI AMBIENTALISTI – “Nei pressi della discarica di Campobello di Mazara – ci segnalano alcuni ambientalisti dell’associazione ‘Pro Capo Feto’ della ‘Federazione Nazionale Pro Natura’ e ‘Fare Ambiente’ – si trova un’estesa area di liquami (dista appena un paio di chilometri, a piedi, in linea d’aria, dalla stazione ferroviaria in disuso di S. Nicola - n. d .a.) che emana un forte e cattivo odore. La zona è quella di Campana-Misiddri (zona SIC e zona ZPS) ed è importante perché rappresenta il corridoio ecologico tra il Pantano Leone e la riserva naturale del Lago Preola e Gorghi Tondi di Mazara. Come si può vedere dal filmato – continuano gli ambientalisti – si presenta nera, oleosa e mista a terreno che si capisce essere stato movimentato per aumentarne la capacità di assorbimento”. Dal filmato (filmato 1 del 1° novembre 2017 n. d.a.) si intravede che il terreno non recintato è limitrofo alla strada comunale che porta alla vecchia discarica, in disuso, di Campobello di Mazara.
PASSANO GLI ANNI MA LA SITUAZIONE DI DEGRADO PERSISTE – “Non troviamo, purtroppo – scrivono gli ambientalisti dell’associazione ‘Pro Capo Feto’ – la denuncia che circa cinque anni addietro abbiamo depositato per lo scarico di acque di vegetazione della lavorazione delle olive, nello stesso sito cui fa riferimento il filmato. In più la dottoressa Esther Mammano, ex Commissario straordinario di Campobello di Mazara, tentò di arginare il fenomeno dello scarico abusivo di queste acque di vegetazione. Organizzò pertanto (se non erro nel 2014) una conferenza che fece tenere al prof. Claudio Leto, ordinario della facoltà di Agraria dell’Università di Palermo. In quella circostanza – continuano – furono identificati dei siti in cui depositare dette acque di vegetazione, in particolare una cantina dismessa alle porte di Campobello. Gli olivicoltori, nella stessa conferenza si dichiararono però contrari ai suggerimenti del professore in quanto ritenuti costosi. La Mammano, da li a poco, cessò il suo incarico e gli olivicoltori hanno quindi continuato ad impestare le campagne di Campobello e di Mazara con i liquami dei frantoi.
Sia i cittadini di Campobello, sia i cittadini di Mazara hanno segnalato alle associazioni ambientaliste il grande fetore che gli scarichi di frantoio diffondono nell’aria. L’associazione ‘Pro Capo Feto’ della ‘Federazione Nazionale Pro Natura’ e l’associazione ‘Fare Ambiente’ hanno raccolto la protesta. Nel sito in oggetto un frantoio mazarese (il titolare è proprietario del terreno protetto a ‘sciara’ e vegetazione mediterranea protetta) scarica senza alcun controllo”.
Domani e dopo domani proseguiremo – pubblicando altre immagini e filmati – con la seconda parte, delle tre complessive, di questa nostra inchiesta. E sveleremo, inoltre, chi è stato, almeno in un’occasione a scaricare gli scarti senza alcun controllo.
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