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21/10/2017 07:24:00

Miccoli condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso: tre anni e sei mesi

 Il Gup del Tribunale di Palermo Walter Turturici ha condannato a tre anni e sei mesi Fabrizio Miccoli, ex capitano del Palermo accusato di estorsione aggravata. Secondo la Procura, l'ex bomber rosanero, tra il 2010 ed il 2011, avrebbe incaricato il suo amico Mauro Lauricella, il figlio del presunto mafioso della Kalsa, Antonino, detto "U Scintilluni", di recuperare 12mila euro che sarebbero stati vantati da un suo amico per una vicenda legata alla gestione della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine. Lauricella - sempre secondo l'accusa - si sarebbe dato da fare e avrebbe utilizzato metodi violenti per svolgere il suo compito, anche se poi sarebbero stati recuperati solo duemila euro. Una ricostruzione questa che, però, nel processo a Lauricella non ha retto davanti al tribunale.

LA VICENDA — Lauricella e un altro indagato, Gioacchino Amato, erano accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso: a fronte di una richiesta di condanna rispettivamente a 10 e a 12 anni di carcere. A metà luglio 2016, il collegio della seconda sezione aveva infatti assolto entrambi gli imputati dall'accusa e condannato a un anno (pena sospesa) solo Lauricella per violenza privata aggravata dal metodo mafioso. Il processo d'appello non è ancora iniziato. L'ex capitano del Palermo ha sempre respinto ogni accusa, sottolineando anche di non aver saputo all'epoca della parentela di Mauro Lauricella con "U Scintilluni".

IL LEGALE: "NOI BASITI" — "Siamo basiti per una sentenza in totale disaccordo con quanto ha già stabilito il Tribunale di Palermo - ha detto Giovanni Castronovo, avvocato di Miccoli - . Adesso siamo al paradosso che viene condannato il presunto mandante di un'estorsione, mentre il presunto esecutore è stato assolto da questa accusa. Quindi per il Tribunale non c'è stata estorsione e per il Gup sì. Faremo appello con tutte le nostre forze affinché venga ripristinato lo stato di diritto - ha proseguito - che riteniamo sia stato leso. Miccoli è molto nervoso e triste perché sa di essere innocente. Lui è completamente estraneo ad ogni accusa e cercheremo di dimostrarlo nel processo d'appello". Il giocatore, presente in tribunale, non ha voluto commentare la sentenza.

I guai per Fabrizio Miccoli sono iniziati nel 2012 durante le indagini per la cattura di Antonino Lauricella. Il figlio di Lauricella, Mauro, venne intercettato mentre in macchina parlava con Miccoli. Il bomber pronunciò la frase che decretò la fine della sua carriera a Palermo. "Quel fango di Falcone", canticchiavano i due amici su un Suv mentre sfrecciavano per le vie di Palermo.
Sempre nell'ambito della stessa indagine Miccoli venne anche indagato per quattro schede telefoniche. Il capitano rosanero avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli alcune sim intestate a suoi clienti. Una di queste schede fu poi prestata a Lauricella junior nel periodo in cui il padre era latitante.

Gli avvocati Giovanni Castronovo e Giampiero Orsini si dicono "delusi". E hanno aggiunto: "Si tratta di una sentenza illogica. L'esecutore materiale della estorsione è stato assolto e lui, il presunto mandante, è stato condannato. La procura aveva richiesto l'archiviazione. Poi c'è stata un'invesrione di tendenza. La frase nei confronti di Giovanni Falcone ha avuto la sua eco mediatica. Miccoli ha cessato la sua attività calcistica per quella frase. Cosa deve ancora pagare? Leggeremo le motivazioni e poi ricorreremo in appello".

Fabrizio Miccoli ha pianto dopo la lettura della sentenza e non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti.