E assicura: ''Ci sono risorse e posti negli organici per stabilizzare il personale''. Poi precisa: ''Il problema è assolutamente nei limiti fisiologici, fatte alcune eccezioni''
Sono 24.252 i precari della pubblica amministrazione con i requisiti per la regolarizzazione. Di questi quasi la meta' (11.445 unita') sono nella regione Sicilia. I precari che gli enti hanno interesse a regolarizzare sono invece 18.549 (di cui 7.990 in Sicilia). Sono i risultati del monitoraggio realizzato sulle circa 3.800 amministrazioni che hanno trasmesso i questionari compilati, su un totale di 10.886 moduli inviati. I dati sono stati presentati dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta (nella foto), nel corso di una conferenza stampa per presentare i risultati del monitoraggio avviato lo scorso 6 marzo.
''Ci sono risorse e posti negli organici'' per stabilizzare il personale flessibile, afferma il ministro. ''Quindi il problema non esiste, chi lo evoca lo fa solo per provocazione'', aggiunge Brunetta che spera, dopo la diffusione dei risultati, che ''finisca la polemica strumentale''. ''Chi parla di altri numeri -aggiunge- mente sapendo di mentire e lo posso sfidare a duello''. E per chi vuole fare polemiche ''non rispondero' piu, ho cose piu' importanti''. Il ministro precisa poi di riferirsi ''alla Cgil, Podda e Gentile: non rispondero' piu', ho cose piu' importanti da fare'', ribadisce. Brunetta annuncia quindi l'intenzione di proporre un osservatorio permanente su queste tipologie di lavoro ''in modo che non ci sia ogni volta il pathos, le rincorse, gli insulti che abbiamo dovuto subire in questi ultimi mesi''. L'osservatorio sara' realizzato in collaborazione con il Cnel, l'Istat e la Ragioneria, e fornira' ''un monitoraggio costante''.
I risultati, spiega il ministro, emergono dall'esame dei dati gia' classificati che riguardano circa il 90% del totale che risultera' alla fine dell'elaborazione. Dai dati, aggiunge il ministro, ''emerge chiaramente come il problema del precariato non sia un problema legislativo e che ogni ulteriore slittamento generico dei tempi non affronti ne' aiuti la soluzione del problema. Le situazioni sono infatti molto diverse sul territorio nazionale''. In molti casi il precariato nelle pubbliche amministrazioni ''si conferma come un problema di organizzazione e non invece legislativo o di risorse''. Nella grande maggioranza dei casi le amministrazioni con personale regolarizzabile ''dispongono infatti di posti in pianta organica e di risorse economiche sufficienti, pur in presenza di complessi strumenti attuativi''. Infine, spiega Brunetta, ''nel 22% dei casi le amministrazioni non hanno intenzione di assumere a tempo indeterminato personale che pure possiede i requisiti per un regolarizzazione''.
I dati definitivi, spiega il ministro, saranno pronti per la presentazione del monitoraggio alle commissioni competenti di Montecitorio e palazzo Madama. La prossima settimana ''quando saremo sentiti dal Senato presenteremo la relazione finale''. Successivamente ci sara' una conferenza al Cnel in cui ''presentero' i risultati di questo rapporto a tutte le parti sociali e agli enti interessati''.
Tornando ai dati del questionario, emerge che i contratti a tempo determinato privi del requisito dei tre anni di anzianita' sono 17.045 e che i contratti co.co.co sono 12.849 mentre i contratti di diretta collaborazione dei vertici politici sono in tutto 1.709. Molte amministrazioni, secondo Brunetta, hanno gia' proceduto alla regolarizzazione del proprio personale. Risulta inoltre che, eccezione fatta per la Sicilia, ''un numero pressoche' equivalente al totale del personale regolarizzabile sia stato gia' definitivamente assunto o sia in corso di regolarizzazione, esattamente 2.176 unita' in Sicilia e 17.302 unita' nel resto d'Italia''.
Il fenomeno del personale con contratto flessibile e con requisiti per la regolarizzazione risulta per l'80% concentrato nel Mezzogiorno (inclusa la Sicilia), in misura prevalente nelle Asl e nei comuni di media dimensione. Fanno eccezione gli enti di ricerca e le Universita' dove il fenomeno non risente della dislocazione geografica. Un caso a parte e' rappresentato dalla Croce rossa italiana, in cui i lavoratori precari non sono inseriti tra quelli regolarizzabili in quanto non hanno anzianita' direttamente con la Cri ma prevalentemente con regioni e Asl di provenienza. Nel complesso, spiega Brunetta, ''il problema risulta assolutamente nei limiti fisiologici, fatte alcune eccezioni'' come il caso della Sicilia in cui pero' ha una normativa speciale dovuta allo statuto. In media, infatti, e' del 2% e comunque inferiore al 5% degli organici anche considerando i contratti di limitata anzianita', le collaborazioni, ecc.