di budget che la Fia imporrà l’anno prossimo - si parla di un tetto massimo di 45 milioni di euro- e così facendo ci sarà la possibilità di vedere nuovi team. L’Aston Martin di David Richards e la Lola sono dietro la porta, ma c’è anche un certo interesse dello stesso Giancarlo Minardi.
La preoccupazione per Ferrari è che in questa situazione si possa arrivare ad un campionato con molte differenze e con l’impossibilità per i “big” di poter sviluppare le monoposto.
Chi sarà entro questo tetto economico avrà davvero parecchi vantaggi: motori senza limitazione nel regime di rotazione (che per gli altri resterà invece fissato in 18.000) e senza limiti nello sviluppo, un fondo scocca differente, ali mobili, libertà assoluta nella ricerca sui materiali e nei test. Non solo: queste squadre potranno utilizzare un KERS di potenza doppia (163 CV) rispetto a quella attuale. Infine, agli eventuali nuovi team (il regolamento sportivo allarga il tetto massimo di vetture da 24 a 26), saranno concessi 7,5 milioni di euro per il trasporto del materiale tra una gara e l’altra.
La situazione per molte squadre è già molto complicata. Toyota che quest’anno può puntare alla vittoria è all’ultima spiaggia, se vince rimane altrimenti no. Bmw è passata “dalle stelle alle stalle”, e la famiglia Quandt, maggiore azionista di Monaco di Baviera non è disposta a continuare senza ritorno d’immagine e risultati. Anche Renault si trova una spada di Damocle addosso e a puntargliela è il suo stesso presidente Carlos Ghosn che da sempre ha detto che le corse (servono se si vince).
Anche in casa Mercedes i maggiori azionisti non fanno mistero di mal digerire questa condizione difficile, sia dal punto di vista economico che sportivo.
La Formula 1 è cambiata, stravolta. L’unica considerazione che si può fare dopo le prime 5 gare della stagione. Lo strapotere della Brawn, dominatrice di quattro gare, attaccata da tutti per via dei diffusori e le ottime performance delle Red Bull che invece non adottano “diffusori incriminati”, ne Kers, testimoniano che Ross Brawn e Adrian Newey, titolare (Brawn GP) il primo e progettista (Red Bull) l’altro, sono riusciti dove non riescono le corazzate Mclaren, Ferrari, Renault e Bmw.
Non si era mai vista una classifica iridata con in testa vetture e piloti che fino a qualche mese prima erano costantemente nelle retrovie e che addirittura a pochi giorni dall’inizio della stagione non era sicuro che fossero parte del “Circus”, visto il ritiro della Honda. Con le polemiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni, la spy story, la riduzione dei costi e lo scontro perenne fra i team e i vertici Fia, alla fine della scorsa stagione l’unica via d’uscita ai tanti problemi era che la dimensione umana tornasse ad avere un ruolo predominante, anche se nel settore più tecnologicamente esasperato com'è la F1. Non resta che attendere le reazioni “all’allarme” lanciato dalla Ferrari. Pensare a una Formula 1 senza le “Rosse”, sarebbe come portar via il pallone durante la finale dei mondiali di calcio.
Carlo Rallo