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21/03/2010 19:59:58

Manifestazione del PDL a Roma: la cronaca del nostro inviato

non ci sono i venditori ambulanti di lattine di birra e coca-cola e non ci sono persone seduto sul prato che discutono con le pdl-piazza.jpg_370468210.jpgnote di Bob Marley in sottofondo. Niente di tutto questo. In piazza San Giovanni c’è la medio-alta borghesia e qualche giovane con bandiera al seguito. Per l’occasione non ci sono solo romani, anzi si registra anche la partecipazione dell’elettorato del nord-Italia. Quasi totale l’assenza del meridione.
Il palco si trova esattamente dove viene situato quello del primo maggio. La piazza però non è organizzata allo stesso modo. A delimitare il prato ci sono dei gazebi, uno per ogni regione. In “testa” ad ogni gazebo dei lunghi striscioni con il nome della regione che rappresenta. Però la visuale dal palco è limitata, i gazebi coprono la strada e tutto il resto della piazza. In altri termini, l’unico scenario possibile è il giardino della piazza (il 30% spazio), dove si concentra il maggior numero di persone, dando anche quel senso di “riempimento”.

 


11:00 Nel cielo di piazza San Giovanni cominciano a gravitare i primi elicotteri. Impressionante lo spiegamento di forze armate.


14:30 Nel primo pomeriggio si scaldano gli animi con esibizioni di giovani artisti che propongono diversi brani famosi. In scaletta da “Nel blu dipinto di blu” di Modugno a qualche brano di Gloria Gaynor, per arrivare a “Gianna Gianna” di Rino Gaetano (su quest’ultime note, si sviluppa un’evidente confusione).


16:00 Cominciano a intravedersi i primi politici, Ignazio La russa e Mara Carfagna gironzolano fra i gazebi. Tanta allegria fra i manifestanti. Improvvisamente la piazza diventa una discoteca, con il presentatore che urla “su le maniii” e “su le bandiereee”. La gente comincia a popolare la piazza. I cortei arrivano da tutte le strade. Merita di essere citato, quello con lo striscione tricolore molto lungo e molto largo, sempre per avere un effetto “riempimento”
Ma il momento clou, ovviamente, è quando arriva il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il momento diventa quasi solenne. SI alzano i cori che inneggiano al Presidente.


Il tema del discorso del Premier è “libertà”: Berlusconi attacca la sinistra, la magistratura e chi vuole privare il “consenso popolare” della sua libertà. Libertà per il Berlusconi vuol dire non essere “spiato”. “Le intercettazioni sono uno spreco di denaro pubblico, servono solo a tenere occupate delle persone e dei fondi che potrebbero essere utilizzati per fare altro per il paese”, queste le sue testuali parole. Inizia ad attaccare i magistrati “politicizzati”. Un accenno anche alla manifestazione della sinistra della settimana precedente. In primo piano ancora “l’odio e l’invidia” della sinistra. Berlusconi parla di essere spesso schernito perché parla di contrapposizione odio/amore e poi aggiunge “perché siamo un popolo libero”. A questo punto sfugge il senso del discorso, ma la piazza risponde con entusiasmo, acclamando ancora il suo leader.
A tal punto il Premier comincia “a dare i numeri” non solo della giornata in svolgimento, ma anche della volta in cui costituirono il PDL, proprio in piazza San Giovanni, ben 2 anni fa. Berlusconi afferma che in piazza, in questo momento, ci sono un milione di persone. Il dato più strano è un altro: ricorda che al momento della costituzione del PDL si contarono due milioni di presenze. Queste le sue parole: “Dopo la bella esperienza di Forza Italia, decisi di lasciare tutto perché amo il paese. Il mio è un gesto d’amore. Due anni fa eravamo qui insieme agli amici di AN”. Da notare l’assenza di Fini (per motivi istituzionali). Nel suo discorso, Berlusconi non cita mai Gianfranco Fini.
Il Premier continua parlando ancora di libertà e comincia a chiedere sempre di più l’interazione dei presenti. Come si fa in Chiesa in occasione di battesimi e matrimoni, Berlusconi mette in scena una sorta di rinnovo della promessa di fiducia. Queste alcune delle domande di Berlusconi alla folla, con relativa risposta: "Volete voi che vinca la sinistra?". "Nooo". "Volete voi che vinca il Popolo della libertà?". "Sììì". "Volete voi il governo del fare?". "Sì". "Volete che aumentino le tasse?". "Noo". Lo scossone alla piazza lo da quando promette di vincere il cancro. La gente lo segue con la fiducia che si da a un capo-tribù. Breve parentesi anche sul piano casa. Durante l’interazione col pubblico Berlusconi chiede: “Volete il piano casa?”. “SIiiiiii”. “Sapete cos’è vero?”. La piazza non risponde. Berlusconi spiega che vuol dire poter ampliare le case senza bisogno di nessuna autorizzazione particolare. Breve intervento di Bossi che amplifica l’entusiasmo.

Berlusconi riprende la parola e parla di carte truccate per escludere il partito dalle elezioni. Parla di una drastica diminuzione del numero dei giudici. Giura che prima della fine di questa legislatura verrà sancita l'elezione diretta del Capo dello Stato.  I punti chiave del discorso sembrano parole al vento al cospetto di quello di cui si parla in tutti i giornali: il numero dei presenti. Un milione secondo il PDL, 150mila secondo la questura. Ci si può chiedere come possa piazza San Giovanni contenere un milione di anime o addirittura due, come nei ricordi di Berlusconi.
Andare in piazza per “dare i numeri” il giorno dopo, i numeri del successo o meno della manifestazione, per poi ovviamente paragonarli ad altri raduni della compagine avversaria. E’ un gioco di numeri, non di contenuti, a cui anche la sinistra si sottrae.

Ninny Bornice